Ispirato alla vera storia del pittore danese Einar Wegener e di sua moglie Gerda, di origine californiana e anche lei pittrice. In un freddo pomeriggio, mentre entrambi stanno dipingendo nel loro studio, Gerda chiede al marito di fare da modello indossando calze e scarpe da donna. "Certo", risponde lui. "Qualsiasi cosa". Ha inizio così una delle storie d'amore più appassionanti e insolite del XX secolo, che vedrà Wegener cambiare sesso e diventare "Lili Elbe"...
SCHEDA FILM
Regia: Tom Hooper
Attori: Eddie Redmayne - Einar Wegener/Lili Elbe, Alicia Vikander - Gerda Wegener, Ben Whishaw - Henrik, Sebastian Koch - Warnekros, Amber Heard - Ulla, Matthias Schoenaerts - Hans Axgil, Richard Dixon - Fonnesbech, Victoria Emslie - Véronique, Emerald Fennell - Elsa, Jake Graf - Henri, Adrian Schiller - Rasmussen
Soggetto: David Ebershoff - romanzo
Sceneggiatura: Lucinda Coxon
Fotografia: Danny Cohen
Musiche: Alexandre Desplat
Montaggio: Melanie Oliver
Scenografia: Eve Stewart
Arredamento: Michael Standish
Costumi: Paco Delgado
Effetti: Double Negative
Durata: 120
Colore: C
Genere: BIOGRAFICO DRAMMATICO
Specifiche tecniche: RED EPIC DRAGON, REDCODE RAW (6K), D-CINEMA (1:1.85)
Tratto da: romanzo "La danese" di David Ebershoff (ed. Guanda)
Produzione: GAIL MUTRUX, ANNE HARRISON, TIM BEVAN, ERIC FELLNER, TOM HOOPER PER WORKING TITLE/PRETTY PICTURES, IN ASSOCIAZIONE CON REVISION PICTURES, SENATOR GLOBAL PRODUCTIONS
Distribuzione: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ITALY (2016)
Data uscita: 2016-02-18
TRAILER
NOTE
- IN CONCORSO ALLA 72. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2015),HA OTTENUTO IL PREMIO QUEER LION.
- CANDIDATO AI GOLDEN GLOBES 2016 PER: MIGLIOR ATTORE E ATTRICE (CATEGORIA FILM DRAMMATICO, EDDIE REDMAYNE E ALICIA VIKANDER) E COLONNA SONORA.
- OSCAR 2016 AD ALICIA VIKANDER COME MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA. LE ALTRE CANDIDATURE ERANO: MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (EDDIE REDMAYNE), SCENOGRAFIA E COSTUMI.
- CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2016 COME MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA.
CRITICA
"Prima un libro ed ora il film di Tom Hooper, entrambi attratti dalla realtà romanzesca più che dal dilemma sull'identità, illustrano la vicenda con studiato ricalco pittorico, smussando gli angoli molesti e trasformando lo scandalo in un quadro impressionista bellissimo da vedere ma in cui è lontana l'eco del dolore, dello strazio, del dubbio. Baricentro della storia diventa, per l'amorosa dedizione espressa da una Alicia Vikander da Oscar, la figura femminile, che si specchia turbata nel cambiamento del suo Lili, un incanto diabolico in cui Eddie Redmayne avvolge i momenti scabrosi con una mesta e sorridente obbedienza, mentre, rimossi ricatto e redenzione finali, il futuro è garantito dal parigino rubacuori Matthias Schoenaerts. Un trionfo di primissimi piani dove il gioco dell'attrazione schizo-fatale perde ogni centralità in nome di un affetto universale unisex (...)." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 18 febbraio 2016)
"(...) un melodramma sensibile su una coppia di certo unica, ma legata da un sentimento profondo, in cui una donna fa da guida all'amato nella scoperta della sua vera identità sessuale. Le immagini sono composte come dipinti: studiate con cura e fotografate nei colori di cittadine e di cieli tipicamente nordici. Ne deriva un effetto elegantemente artificioso, tale da distanziare lo spettatore dalla drammatica vicenda. Eddie Redmayne entra in parte con una bravura tale che potrebbe costare a DiCaprio l'ennesima delusione agli Oscar." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 18 febbraio 2016)
"Peccato che (...) fra amori impossibili e dottori ostili, il mondo interiore dei protagonisti sbiadisca senza rimedio. Né la bellezza di scene e costumi compensa la vistosa mancanza d'ispirazione. E sì che aspettando di operarsi Einar/Lili tenne lunghi diari, pubblicati postumi, mentre Gerda non smise mai di ritrarre quel marito doppio e perduto. Due chiavi che il film volutamente ignora (forse perché molte tele della Wegener erano pornografiche?) per dissolvere la forza anche erotica della prima parte in una serie di scene inoffensive che finiscono per sfumare passione e dolore dentro i confini del 'buon gusto' più insapore." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 febbraio 2016)
"(...) illustre (...) lo stile di regia, una serie di andirivieni in costume d'epoca, un album di flash fotografici, una morbida, sapiente alternanza d'interni e primi piani, insomma una madornale dimostrazione di cinema decorativo alias convenzionale. (...) «The Danish Girl», ovviamente, è tutto imperniato sulle gimkane fisiche e psicologiche intraprese coraggiosamente dal già oscarizzato Redmayne e dalla svedese Vikander (...); però se quest'ultima è in grado di comporre le svarianti tonalità del ruolo, l'attore di «La teoria del tutto» esibisce un'eccessiva maniera virtuosistica nella riproduzione delle espressioni e dei gesti del «primo transgender della storia». Il mélo, insomma, che all'inizio è stato servito sul piatto d'argento dei cine-menu di lusso per sua maestà il pubblico grande, scivola a poco a poco nei dettagli grondanti indignazione e patimenti facendo in modo che la sacrosanta riflessione sulla necessità di dovere rispettare in qualsiasi modalità e circostanza la propria natura rischia d'assottigliarsi nel più scontato dei messaggi." (Valerio Cappelli, 'Il Mattino', 18 febbraio 2016)
"(...) un mélo hollywoodiano, con tanto di trasformista da premio Oscar come Eddie Redmayne nei panni dell'agognante trans. La parabola è sublime e struggente come una fiaba dei nostri tempi ma coi costumi di un piccolo mondo antico. Storia, attori, scenografie e atmosfere erano pronte per un dramma sentimentale da ricordare, e invece da chi ha dato voce a 'Il discorso del re' esce un inno alla noia e alle moine. Resta il 'guilty pleasure' per gli appassionati dei mutanti in pizzi e merletti e poco d'altro." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 18 febbraio 2016)
"Raffinato melodramma che ricostruisce tra magnifici panorami e splendidi costumi d'epoca le travagliate vicende del primo trasgender della storia. (...) Perfetto l'efebico Eddie Redmayne, però come si fa a prenderlo per una donna?" (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 18 febbraio 2016)
"Il film (...) alla base è una grande storia d'amore e il personaggio di Gerda (Alicia Vikander) è uno dei più straordinari di tutta la vicenda (...). Nell'occasione della presentazione veneziana sia il regista che gli interpreti avevano parlato, per descrivere questa storia, di «inclusione, amore e compassione»: sono, probabilmente, le parole giuste. Anche se poi il film è un po' troppo levigato e legato a standard narrativi senza un minimo sussulto anche là dove avrebbero potuto essercene. Un film tutto sommato rassicurante, che non spaventerà il pubblico delle signore a cui sembra dedicato. (...) si tratta alla fin fine di nient'altro che di un onesto mélo, un po' mieloso più che lacrimoso." (Andrea Frambrosi, 'L'Eco di Bergamo', 18 febbraio 2016)
"(...) Anche il cambio di sesso ha una sua, come dire, storia sociale. Due premi Oscar per raccontare la vicenda (...) del pittore Einar Wegener (...). Per Redmayne, un perfezionista ossessionato, al limite della caricatura, è una sfida pari al ruolo di Stephen Hawking. È anche una complicata, ma attuale, storia d'amore in cui la separazione tra marito e moglie, colta in passaggi non banali, è straziante, ma mai definitiva. Per Hooper, Redmayne è sostanzialmente il film." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 19 febbraio 2016)