The Childhood of a Leader - L'infanzia di un capo

The Childhood of a Leader

3/5
I germogli del totalitarismo europeo nel discreto esordio dell’americano Brady Corbet. Con Robert Pattinson e Bérénice Bejo

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BELGIO 2015
Il film racconta, in quattro atti, la vita del piccolo Prescott nella villa vicino a Parigi dov'è alloggiato con i suoi genitori. Il papà, consigliere del presidente americano Wilson, lavora alle stressanti trattative di definizione di quello che diventerà il famigerato trattato di Versailles, appena dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. La formazione del carattere di Prescott è segnata da una precoce tensione intellettuale e da frequenti scatti d'ira, che portano inevitabilmente alla continua ridefinizione degli equilibri di potere familiare. Fra le storture e le ipocrisie sociali che avvelenano una coscienza al suo nascere e la preparano ad una sorte colpevole, si consuma lo scontro tra lo sterile e vigliacco mondo maschile dei diplomatici, e dell'ambiguo amico di amiglia Charles Marker, e quello femminile, al contrario vitale e vibrante, che circonda il bambino con le tre profondamente diverse figure di donna che gestiscono la sua vita: l'austera e religiosa mamma, la dolce governante e la fragile insegnante di francese. In quella che è una lampante e allo stesso delicata simbologia del male del fascismo che di lì a poco infetterà l'Europa, la consapevolezza auto-affettiva di Prescott si addensa inesorabilmente nel nichilismo del primo dopoguerra, che alzerà appunto il sipario alle tirannie del Ventesimo Secolo.
SCHEDA FILM

Regia: Brady Corbet

Attori: Robert Pattinson - Charles Marker, Stacy Martin - Insegnante di francese, Bérénice Bejo - Madre, Liam Cunningham - Padre, Tom Sweet - Prescott, Yolande Moreau - Governante, Sophie Curtis - Laura, Rebecca Dayan - Edith, Caroline Boulton - Segretaria, Jaques Boudet - Prete, Michael Epp - Economista, Kata Peto - Cameriera, Mark Phelan - Mr. Advisor, Jeremy Wheeler - Mr. Deputy, Andrew Osterreicher - Mr. Secretary, Scott A. Young - Consigliere, Roderick Hill - Gentiluomo americano, Owen Good - Gentiluomo americano giovane, Luca Bercovici - Gentiluomo straniero, Mate' Haumann - Impiegato, Laurent Winkler - Francese, Adrien Villiers - Pastore, Balazs Galik - Pastore, Blanka Gyorfy-Toth - Narratrice, Iren Bordan - Ospite, Patrick McCullogh - Ospite, Zsofia Mihuczka - Bambina, Attila Bardoczy - Parrocchiano, Attila Toth - Parrocchiano, Adelaide Fastvold-Corbet - Bambina

Soggetto: Jean-Paul Sartre - racconto, John Fowles - romanzo

Sceneggiatura: Brady Corbet, Mona Fastvold, Caroline Boulton

Fotografia: Lol Crawley

Musiche: Scott Walker (II)

Montaggio: Dávid Jancsó

Scenografia: Jean-Vincent Puzos

Arredamento: Panni Lutter

Costumi: Andrea Flesch

Effetti: Carine Gillet

Altri titoli:

L'enfance d'un chef

Durata: 113

Colore: C

Genere: THRILLER DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM, DCP (1:1.66)

Tratto da: liberamente ispirato a un racconto di Jean-Paul Sartre e al romanzo "Il mago" di John Fowles

Produzione: CHRIS COEN, RON CURTIS, ANTOINE DE CLERMONT-TONNERRE, HELENA DANIELSSON, ISTVAN MAJOR PER BRON CAPITAL PARTNERS AND CRYSTAL WEALTH, UNANIMOUS ENTERTAINMET, MACT PRODUCTIONS, FILMTEAM KFT, IN ASSOCIAZIONE CON SCOPE PICTURES, STUDIO L'EQUIPE

Distribuzione: FIL ROUGE MEDIA (2017)

Data uscita: 2017-06-29

TRAILER
NOTE
- LEONE DEL FUTURO-PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA (LUIGI DE LAURENTIIS) E PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE REGIA ALLA 72. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2015) NELLA SEZIONE 'ORIZZONTI'.
CRITICA
"Ambizioso, subito adottato dai critici, originale e spiazzante, «L'infanzia di un capo» (...) rappresenta un antidoto allo stentato epilogo di una stentata stagione cinematografica, ma alle sue tante doti non aggiunge quelle notoriamente care al pubblico: la gradevolezza e il divertimento. Tratto molto liberamente dal racconto di Sartre «Infanzia di un capo» incluso nell'invecchiata raccolta «Il muro», il film scandisce in due parti di tono alquanto divergente la plumbea e allarmante formazione psico-societaria del figlio di un diplomatico americano a cui i dettami di censo e di classe, e l'aridità del contesto familiare prepareranno un futuro da adulto drammaticamente coerente. (...) Nonostante gli accenni al cinismo dei negoziatori, alle loro strategie tortuose e alla miopia delle percezioni nutrite nei confronti della Storia prossima ventura, «L'infanzia di un capo» non s'appassiona alla storia e alla politica, ma piuttosto si compiace di alludere a una serie di rapporti psicologici e chimismi umani a partire da quello cruciale tra l'imprevedibile (insopportabile) Prescott e la madre condannata alla solitudine, corrosa dall'infelicità e forzata a inseguire l'autoritarismo del marito. Anche il coro dei personaggi accessori (tra cui l'idolo delle teenagers Pattinson nelle vesti di equivoco giornalista), contribuisce a fare emergere un quadro frammentario, affascinante e insieme repulsivo, un microcosmo di umori e ossessioni dissonanti almeno quanto le musiche di Scott Walker. Il neoregista è stato sicuramente e beneficamente ispirato dalle esperienze attoriali compiute sui set di registi bizzarri, duri, alternativi come Araki, Haneke o Von Trier: il suo taglio drammaturgico e il suo occhio figurativo, pertanto, non sono mai banali; però, proprio a causa di questa scelta autoriale, il film rischia di farsi ripetitivo e arzigogolato, lasciare irrisolti interessanti spunti narrativi e addirittura autoridimensionarsi nella seconda parte che diventa più sbrigativa e finisce per sfociare in un finale prevedibile e didascalico." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 29 giugno 2017)

"Con sfoggio un po' superfluo di erudizione il debuttante regista Brady Corbet (...) si dichiara ispirato dall'omonimo racconto incluso da Jean-Paul Sartre tra i cinque della sua raccolta 'Il muro' del 1939, ma anche dal romanzo 'Il mago' dell'inglese John Fowles (...) che da Sartre come da Camus è stato influenzato. Comune tra i due il riferimento al nazismo, più psicanalitico o antropologico che storico: ispirazione tanto libera, per il film, da risultare non decisiva. (...) Categoria: suggestivo e vacuo." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 29 giugno 2017)

"(...) esordio registico imponente di Corbet, che incrocia la lettura di Sartre e di Fowles (...) al volume della storica Margaret McMillan sul famoso trattato. La bella notizia è che il giovane attore prende vistosamente distanza da ogni approccio didascalico all'ostica materia, optando per una sinfonia disturbante sia dal punto di vista immaginifico che sonoro grazie all'ottima colonna musicale di Scott Walker. Scrittura solida, apparato foto-scenografico impeccabili e montaggio che inneggia alla metafora: tutti ingredienti che permettono all'inquietudine di regnare incontrastata nel passaggio da un presente mortifero a un futuro dittatoriale." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 29 giugno 2017)

"Piacerà a chi scoprirà il talento del giovane Corbet, che promette di diventare un big di quelli che ti avvinghiano costringendoti a una doppia lettura. In questo caso l'inquietante crescita di un piccolo Anticristo. E la corsa verso l'abisso di un paese condannato a freddo e fame dal diritto dei vincitori." (Giorgio Carbone, 'Libero', 29 giugno 2017)

"Poco più che uno spunto rispetto all'estensione e alla profondità dell'ultimo racconto della raccolta "Il muro" di Sartre, è una cronaca di formazione infantile alla ribellione, ipotesi di un modello del futuro condottiero, se non dittatore, come l'epoca ci indirizza (...). E' il primo film da regista di un attore che passa da 'Law & Order' ai film di Haneke e von Trier. Basta non pretendere che il film ci spieghi perché Hitler o Stalin sono diventati i peggiori assassini della storia dell'umanità. Cast all'altezza." ('Nazione-Carlino-Giorno', 29 giugno 2017)

"Ispirato a un racconto di Jean Paul Sartre (...), ma assai influenzato dai registi per i quali il neoregista Brady Corbet ha recitato (...) 'L'infanzia di un capo' (...) racconta con stile assai personale e suggestivo l'insolita e sorprendente diseducazione sentimentale di un bambino il cui destino sarà svelato alla fine del film. Autoritarismo paterno e debolezza materna, contraddizioni e ipocrisie degli adulti accenderanno in Prescott una ribellione destinata a trasformarlo in un potenziale mostro." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 30 giugno 2017)