Un sicario americano professionista vuole cambiare vita e decide di ritirarsi in una piccola località rurale in Italia. Giunto sul posto, l'uomo farà amicizia con un sacerdote e si innamorerà di una bella italiana, ma prima di tutto dovrà portare a termine l'ultimo incarico assegnatogli...
SCHEDA FILM
Regia: Anton Corbijn
Attori: George Clooney - Jack, Violante Placido - Clara, Thekla Reuten - Mathilde, Paolo Bonacelli - Padre Benedetto, Bruce Altman - Larry, Irina Björklund - Ingrid, Filippo Timi, Björn Granat, Samuli Vauramo
Soggetto: Martin Booth - romanzo
Sceneggiatura: Rowan Joffe
Fotografia: Martin Ruhe
Musiche: Herbert Grönemeyer
Montaggio: Andrew Hulme
Scenografia: Mark Digby
Arredamento: Daniela Zorzetto, Michelle Day
Costumi: Suttirat Anne Larlarb
Effetti: Louis Morin, Panorama Film & Teatereffekter, Modus Fx
Altri titoli:
A Very Private Gentleman
Durata: 105
Colore: C
Genere: THRILLER
Specifiche tecniche: ARRICAM LT/ST, ARRIFLEX 435, SUPER 35 STAMPATO A 35 MM (1:2.35)
Tratto da: romanzo "A Very Private Gentleman" di Martin Booth
Produzione: ANNE CAREY, GEORGE CLOONEY, GRANT HESLOV E JILL GREEN PER THIS IS THAT PRODUCTIONS, FOCUS FEATURES, SMOKE HOUSE, GREENLIT RIGHTS
Distribuzione: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ITALY - DVD E BLU-RAY: UNIVERSAL PICTURES HOME ENTERTAINMENT (2011)
Data uscita: 2010-09-10
TRAILER
NOTE
- RIPRESE EFFETTUATE TRA CASTEL DEL MONTE, CASTELVECCHIO CALVISIO, CALASCIO, SULMONA E LA PROVINCIA DELL'AQUILA.
CRITICA
"Piacerà a chi è rimasto attaccato al giallo d'azione come quelli degli anni 50, che facevano impazzire il mitico Tedeschi inventore dei Gialli Mondadori. Il romanzo di Michael Booth allora sarebbe andato dritto nella collana dei Capolavori. Booth è un nipotino di Graham Greene che dal grande catto-comunista inglese ha assimilato tutto: i temi dell'antieroe solitario, del sistema che uccide, della redenzione che non si nega nemmeno al peccatore più incallito. Insomma siamo dalle parti del prodotto di consumo fabbricato con le raffinatezze di inizio secolo (la regia è del sofisticato Anton Corbijn). Domanda: ma perché l'ambizioso Clooney s'è infilato in una storia decisamente di maniera? Oh, bella perché aveva urgente bisogno di un successo al botteghino, dopo vari flop più o meno onorevoli. E difatti il box office gli ha detto sì (primo incasso nelle uscite Usa di settembre)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 9 settembre 2010)
"Avrebbe dovuto aprire la Mostra del Cinema di Venezia o, almeno, la sezione dei film in concorso, l'atteso 'The American', thriller interpretato e co-prodotto da George Clooney, in uscita nelle sale italiane. Ma, vuoi per motivi tecnici, vuoi per una certa lentezza che non ha convinto la giuria presieduta da Quentin Tarantino, la pellicola è sparita dalla programmazione lagunare. L'ennesima delusione per gli abitanti delle zone terremotate dell'Abruzzo, set naturale scelto da Clooney durante la sua visita dopo il sisma del 6 aprile 2009. I panorami e i centri storici di Castel del Monte, Sulmona, Castelvecchio Calvisio, splendidamente inquadrati dal regista Anton Corbijn, avrebbero dovuto servire a rilanciare le zone colpite. Ma è andata male. Agli amministratori e agli operatori turistici aquilani e dei comuni circostanti, che hanno visto crollare le presenze negli ultimi mesi, non resta che sperare in una prima aquilana, un po' meno glamour. Sempre che George non dia buca." (A. Mat., 'L'Espresso', 10-09-2010)
"Malgrado il titolo 'The American' inizia fra le nevi della Svezia e prosegue sull'Appennino abruzzese. Se i film venissero classificati per climi e paesaggi diremmo che è un noir di montagna, sotto-genere molto frequentato che accentua il lato esistenziale dell'avventura. George Clooney, che dice di chiamarsi Jack o forse Edward, è infatti un killer laconico che in apertura commette un gesto imperdonabile per un uomo d'onore e per una star planetaria: spara alla schiena della donna con cui stava a letto fino a pochi minuti prima. E non perché lei lo abbia tradito, ma perché ormai sa troppo - per colpa di lui, si badi bene. Il resto si può indovinare, 'The American' non punta certo sulla novità della trama, assai scarna quanto sulla bellezza delle immagini. (...) Corbijn ha la mano così elegante che quasi ci dimentichiamo la pochezza dello script. Così goffo nell'ambientazione italiana da pensare che sia tutto uno scherzo o addirittura, delirando un po', una fantasiosa metafora dei rapporti Italia Usa. Vedi il curioso legame fra il killer e il prete del paese (Paolo Bonacelli), un gourmet che indovina i suoi segreti (lui stesso non è proprio un santo) ma lo lascia fare, anche perché l'americano gli ripara il motofurgone... O quel curioso intermezzo nel bar del paese: in tv si vede Henry Fonda in 'C'era una volta il West', e il barista, orgoglioso: 'Sergio Leone. Italiano...'. Omaggio o autogol, fate voi." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 settembre 2010)