Andrea Lorini, giovane architetto calabrese, torna al paese natio per dirigere alcuni lavori d'ampliamento nel castello della baronessa Capuana. Andrea si rende conto ben presto che le condizioni del paese non sono più quelle, che i ricordi della fanciullezza gli richiamano alla memoria. C'è una penosa disoccupazione ed un grand malcontento tra i braccianti agricoli. Le case dei contadini minacciano rovina e Andrea cerca di persuadere la baronessa a rinunciare ai lavori nel castello e a far riparare le abitazioni dei contadini. Ma la baronessa, donna autoritaria, non accetta consigli. Andrea cerca di far opera di persuasione tra i contadini, ma viene maltrattato. La baronessa ordina alla figlia di troncare ogni relazione con Andrea, per il quale ella nutriva un tenero sentimento, e impone al figlio Fabrizio, che amoreggiava con Giacinta, di lasciare il paese. Gli avvenimenti precipitano, il contegno dei contadini si fa sempre più minacciosa. Un giorno una delle case del paese crolla: nell'interno son rimasti prigionieri due bambini. Andrea penetra nell'interno e riesce a trattenere una grossa trave finché i due bimbi sono in salvo; ma egli stesso resta schiacciato. La baronessa, commossa, farà riparare le case e permetterà il matrimonio di Fabrizio e Giacinta.
SCHEDA FILM
Regia: Silvestro Prestifilippo
Attori: Leonardo Cortese - Andrea Lorini, Achille Millo - Fabrizio, Aldo Silvani - Padre Di Andrea, Liliana Tellini - Giacinta, Barbara Berg - Bella, Jone Frigerrio - Baronessa Capuana, Arcangelo Aversa, Peppino Spadaro
Soggetto: Giorgio Capitani, Corrado Pavolini, Silvestro Prestifilippo
Sceneggiatura: Leonardo Cortese, Corrado Pavolini
Fotografia: Carlo Nebiolo
Musiche: Ezio Carabella
Scenografia: Piero Filippone
Genere: DRAMMATICO SOCIALE
Tratto da: DAL ROMANZO "IL MONDO SULLE STRADE" DI SILVESTRO PRESTIFILIPPO
Produzione: S. PRESTIFILIPPO PER FEBEA FILM
Distribuzione: VICTOR FILM
CRITICA
"(...) La descrizione ambientale è rimasta un' intenzione e nient'altro. Per questo "Terra senza tempo" rimane a metà strada tra le opere di De Santis e di Germi: non ha la vacuità delle prime; non è riuscita che a sfiorare la potente espressività delle seconde (...)". ( S. Aprea, "Hollywood", n. 321 del 1951).