Spagna, 1936. David Carr, è un giovane operaio inglese, disoccupato e iscritto al partito comunista, che decide di arruolarsi nel P.O.U.M. spagnolo per combattere i franchisti. Del movimento fanno parte stranieri di vari Paesi d'Europa, ideologicamente marxisti, a sostegno del legittimo governo repubblicano di Madrid, dalla cui parte è in azione anche il partito comunista spagnolo. Giunto ad Aragona, davanti alle trincee del generale Franco, David entra nella compagnia comandata da Lawrence. Qui il giovane fa amicizia con il francese Bernard, con un italiano antifascista e con un irlandese che è l'amante di Blanca (l'ideologa del gruppo e ardente "pasionaria", insieme ad un altra giovane, Maite). La vita dei combattenti in montagna è dura, con attacchi frequenti, e gli uomini si accorgono presto che a loro mancano armi e munizioni, di cui invece abbondano i compagni stalinisti. Dopo aver occupato un villaggio in mano ai Franchisti e aver subito alcune importanti perdite, Blanca si lega a David e i volontari partecipano ad accese discussioni dei borghigiani in materia di collettivizzazione delle terre, e iniziano i primi dissapori tra le varie forze della sinistra. Frattanto, ferito al volto e al petto mentre insegna a giovanissime reclute a manovrare il fucile, David viene inviato in ospedale a Barcellona, dove viene raggiunto da Blanca. In seguito, dopo essere stato dimesso, David torna a combattere prima nel reparto di Lawrence poi in montagna dove la compagnia si batte ancora eroicamente contro i falangisti. Quando però viene sparsa la falsa notizia di collusioni del P.O.U.M. con il generale Franco con il conseguente scioglimento del movimento la situazione precipita.
SCHEDA FILM
Regia: Ken Loach
Attori: Ian Hart - David Carr, Rosana Pastor - Blanca, Icíar Bollaín - Maite, Tom Gilroy - Lawrence, Frédéric Pierrot - Bernard, Ricard Arilla - Prete, Marc Martínez - Vidal, Suzanne Maddock - Kim, miliziana, Andres Aladren - Miliziano, Raffaele Cantatore - Miliziano, Sergi Calleja - Miliziano, Paul Laverty - Miliziano, Jürgen Müller - Miliziano, Eoin McCarthy - Miliziano, Emili Samper - Miliziano, Pascal Demolon - Miliziano
Sceneggiatura: Jim Allen
Fotografia: Barry Ackroyd
Musiche: George Fenton
Montaggio: Jonathan Morris
Scenografia: Martin Johnson
Effetti: Paul Clegg, Felix R. De Sepulveda, Pedro Moreno (II), Reyes Abades
Durata: 106
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.66) - METROCOLOR
Produzione: PARALLAK PICTURES (GB), MESSIDOR FILM (SPAGNA), ROAD MOVIES DRITTE PROD. (GERMANIA)
Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILM ITALIA - MONDADORI VIDEO - L'UNITA' VIDEO (EFFETTO CINEMA)
NOTE
- PREMIO FELIX 1995 PER IL MIGLIOR FILM EUROPEO.
- PREMIO CINEMA E SOCIETA' 1995.
- REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1995.
CRITICA
"Terra e libertà è il film più serio e impegnativo fatto finora su uno dei capitoli cruciali della storia moderna ed è attraversato dalle contraddizioni di oggi: orgoglio e dolore, dignità e rabbia, sconfitta e utopia. E con un finale dove Loach, uno dei pochi cineasti definibili "di sinistra" concede qualche parola di speranza alla nipote che getta la terra spagnola sul feretro dell'oscuro eroe. Fa uno strano effetto vedere tanti pugni alzati, sentire affermazioni fuori moda come "Il nostro giorno verrà". In tempi di rassicurante buonismo, e basta pensare alla pilatesca indifferenza della giuria di Cannes che se ne è lavata le mani, ben venga un film che a qualche conservatore o criptoconservatore riesce a insinuare un brivido di paura". (Tullio Kezich, "Corriere della Sera", 21 settembre 1995)
"Terra e libertà è stato aspramente criticato da vecchi combattenti della guerra di Spagna quali Santiago Carillo, ex segretario del partito comunista spagnolo, con l'accusa d'aver mostrato i comunisti soltanto come repressori e assassini dei loro compagni: ma se è certo vero che i comunisti si batterono con eroismo in Spagna, è anche vero che agirono al peggio nel particolare conflitto che Loach ha scelto di raccontare. L'ha raccontato benissimo: si possono preferire le opere più quotidiane, furenti e sardoniche del regista, ma il film che stilisticamente evoca il vasto respiro di John Ford e il realismo documentario dei grandi fotografi di guerra dei trenta, è bello ed emozionante, denso e serio, ottimamente scritto e interpretato. Ed è anche una narrazione esemplare degli esiti tragici a cui possono portare lacerazioni ed errori all'interno della sinistra". (Lietta Tornabuoni, "La Stampa", 22 settembre 1995)
"Terra e libertà è il primo grande film di fiction non spagnolo a trattare la Guerra civile dopo Per chi suona la campana , diretto nel '43 da Sam Wood, con Gary Cooper e Ingrid Bergman. Loach non ha voluto comunque comporre un affresco-omaggio per i combattenti antifascisti di ieri; al contrario, con la pertinenza acuta che gli si riconosce e con un cinema pacato e commovente nella prima parte, poi nevrotico, aspro, drammatico e violento a tutto interiorizzato (la sequenza della pattuglia disarmata, il funerale), si è appropriato della sceneggiatura di Jim Allen per raccontare il conflitto tutto dall'interno e mostrare la lotta fratricida dei repubblicani, fra coloro che vogliono eliminare Franco e il fascismo e fare la rivoluzione, e coloro che vogliono soprattutto vincere la guerra. La Storia, dice Loach attraverso Terrà e libertà, è una rivoluzione tradita. Potrebbe accadere ancora in Europa. Davanti al vecchio combattente che non ha mai abbassato la guardia, ed è morto in Inghilterra, la giovane nipote alza il suo pugno: l'eredità non è persa. Anche se resta utopia e sogno". (Vittorio Spiga, "Il Resto del Carlino", 23 settembre 1995)
"Loach, non si dimentica del cinema e oltre a disegnare con precisione i vari personaggi, a cominciare da quello prima solo impetuoso poi anche turbato del protagonista, tende a rievocare quegli anni e le vicende belliche che li hanno segnati con un riogore spesso quasi documentario, privilegiando, anche nei momenti più tesi, l'asciuttezza e il sottotono, e affidando la dimostrazione polemica di quegli eventi non solo ai dialoghi e al contraddittorio ma anche, se non soprattutto, alle facce ed ai gesti: con la possibilità, nonostante il realismo duro della sua rievocazione, di arrivare quasi ad una sorta di intimismo, filtrato attraverso l'illustrazione sottile e perfino delicata di certe psicologie e di certe reazioni". (Gian Luigi Rondi, "Il Tempo", 27 settembre 1995)