Tehran. Ibrahim il volenteroso, Fatah il saggio e Madjid l'ingenuo dividono uno stanzone allestito con i materassi sul pavimento e un fornellino da campo, situato al pian terreno di uno stabile dai muri scrostati. I tre cercano di guadagnare qualche soldo vivendo di espedienti, tra cui chiedere l'elemosina con in braccio un neonato preso in affitto per trarre profitto dalla pietà dei passanti. Tuttavia, la loro già precaria situazione verrà messa a dura prova a causa di un raggiro che li costringerà ad entrare in contatto con gli ambienti più loschi della città...
SCHEDA FILM
Regia: Nader T. Homayoun
Attori: Ali Ebdali, Sara Bahrami, Farzin Mohades, Missagh Zareh, Shahrzad Kamal Zadeh, Rovina Sekhavat, Attila Pessiani, Pejman Bazeghi
Sceneggiatura: Nader T. Homayoun, Jean-Philippe Gaud, Mehdi Boustani
Fotografia: Rémi Mazet
Musiche: Stéphane Le Bellec, Christophe Julien
Montaggio: Jean-Philippe Gaud
Scenografia: Massa Azimi
Costumi: Massa Azimi
Altri titoli:
Tehran
Durata: 95
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: HD
Produzione: NADER T. HOMAYOUN & JEAN-PHILIPPE GAUD PER ALIAS FILMS
NOTE
- IN CONCORSO ALLA 24MA 'SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA' (VENEZIA, 2009).
CRITICA
"Il regista anche se è al suo primo lungometraggio rivela una capacità sorprendente di «tenere» la sua storia,la temperatura drammatica e feroce di eventi e personaggi, senza cadere nella retorica della miseria. Siamo a Tehran, tre uomini sfruttano un neonato per fare soldi con l'elemosina. Una prostituta rapisce il bimbo non certo per nobili scopi, il film si muove lungo questa ricerca nei quartieri più poveri della capitale iraniana dove la vita è dura, si campa con fatica ammassati in case vecchie e insane. La città è come tagliata da una linea invisibile, di classe soprattutto, coi quartieri dei ricchi protetti nelle ville lontane dalla strada. (...) Homayoun non parla del movimento verde, nel suo film però c'è la corruzione poliziesca, ci sono la violenza dello sfruttamento, rapine, droga, prostituzione, le moschee che prestano denaro, il conflitto sociale appena represso. La Sic ci ha regalato un bel film, con la fatica che significa essere sezione indipendente a Venezia rispetto a altri festival per gli spazi e la centralizzazione sempre più forte. Bravi." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 12 settembre 2009)