A Palermo Tano Guarrasi viene ucciso per mano di un killer mandato dai corleonesi durante la sanguinosa guerra di mafia del 1988. Una delle sue sorelle, Franca, donna prosperosa e coraggiosa, benchè arrivata ad oltre quaranta anni, decide finalmente di sposarsi. Ma Tano, intenzionato a tutelare ancora la sorella, il giorno delle nozze si fa sentire dall'aldilà. Intorno tutto il quartiere partecipa agli eventi: le donne dal parrucchiere, i lavoratori ai banchi del mercato, le ipotesi giornalistiche e televisive. La storia di Tano viene fuori a poco a poco in flashback, raccontata da amici, parenti, conoscenti.
SCHEDA FILM
Regia: Roberta Torre
Attori: Ciccio Guarino - Tano, Enzo Paglino - Enzo, Mimma De Rosalia - Franca, Maria Aliotta - Caterina, Anna M. Confalone - Modesta, Francesca Di Cesare - Anna, Lorenzo La Rosa - Salvo Lo Cicero, Pasquale Tranchina - Tano Lipari, Adele Aliotta - Rosa, Lina Santoro - Pina La Parrucchiera, Filippo Teriaca - O Rap 'E Tano, Eleonora Teriaca - Vedova Puglisi, Vincenzo Di Lorenzo - Don Paliddu Billizza
Soggetto: Roberta Torre
Sceneggiatura: Roberta Torre, Gianluca Sodaro, Enzo Paglino
Fotografia: Daniele Ciprì
Musiche: Nino D'Angelo
Montaggio: Giogiò Franchini
Scenografia: Claudio Russo, Fabrizio Lupo
Costumi: Antonella Cannarozzi
Effetti: Giovanni Corridori
Durata: 80
Colore: C
Genere: MUSICALE
Produzione: DONATELLA PALERMO E LOES KAMSTEEG PER A.S.P. - RAI TRE - DANIA FILM - VIP NATIONAL AUDIOVISUAL - LUCKY RED - TELE+
Distribuzione: LUCKY RED - LUCKY RED HOME VIDEO
NOTE
- REVISIONE MINISTERO AGOSTO 1997 PRESENTATO A VENEZIA 1997 SEZIONE: SIC (SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA).
- SUONO: GLAUCO PULETTI, MAURO LAZZARO.
- COREOGRAFIA: FILIPPO SCUDERI.
- AIUTO REGISTA: ENZO DI TERLIZZI.
- FRA GLI INTERPRETI IL COMPLESSO MUSICALE IL PENTAGRAMMA.
- PREMIO DAVID DI DONATELLO 1998 PER: MIGLIOR REGISTA ESORDIENTE (ROBERTA TORRE), MIGLIORE MUSICISTA (NINO D'ANGELO).
- VENEZIA, PREMIO LUIGI DE LAURENTIS, MIGLIORE OPERA PRIMA.
CRITICA
"Divertente, pur se sopravvalutata, commedia sociale della regista milanese e siciliana d'adozione Roberta Torre, ammirevole per il coraggio con cui si burla dell'onorata società, chiamando a raccolta attori dilettanti per raccontare, in forma di musical, la storia vera di un balordo di borgata. Il gioco, straordinario nella prima mezz'ora, perde via via mordente: resta comunque un film intelligente dove l'ironia contiene le smanie intellettuali". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 28 settembre 2001)
"T'amo da morire, 'Tano da morire'. Sei un film pazzo, una scommessa temeraria, una provocazione dall'inizio alla fine. Eppure hai fatto centro. Ridi, e fai ridere, di una cosa di cui è sempre stato vietato ridere: la Mafia. Come della Mamma e della Morte. Terreno minato, spazio simbolico nel quale al riso liberatorio è vietato compiere le sue scorribande. Ma la vita, appena può, si prende la sua rivincita: il suo nome è trasgressione. Non tutti, però, la possono cavalcare. Chi non ha la stoffa può cadere rovinosamente nella banalità, nella volgarità, nel luogo comune. Roberta Torre, la giovane regista di 'Tano da morire', la stoffa mostra di averla. Milanese di nascita, stanca della città da bere, si è trasferita alcuni anni fa alla periferia dell'impero, nella Palermo ai margini del mondo civile già ritratta da Ciprì e Maresco." (Luigi Paini, 'Il Sole 24Ore', 14 settembre 1997)
"Ridono e fanno ridere, anche nei momenti più truci, i tantissimi non attori catapultati per la prima volta davanti alla macchina da presa, ora persone, ora maschere, ora sottoprodotti di mostri. Con la coscienza, tutti, di non aver fatto certo un buon servizio alla mafia; perché il ridicolo, non solo in Francia, ma anche in Sicilia, uccide." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 11 settembre 1997)
"Da lontano - da Milano - è arrivata anche Roberta Torre (classe 1962) che ha travasato la storia di Tano in un musical dove rock, rap, kitsch, trash e underground si fondono con quel teatro dei poveri che è la sceneggiata napoletana (le musiche sono di Nino D'Angelo), con la tommuriata, con le deformità surreali dello 'Zio di Brooklyn' di Ciprì e Maresco (e infatti la fotografia è di Daniele Ciprì), con il valzer e la canzone strappacore. In questa commedia musicale goliardica e casereccia i rituali della mafia si trasformano in un balletto grottesco che sbeffeggia e deride la Piovra. Passando dallo schermo allo scherno." (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 8 ottobre 1997)