Takeshis'

La doppia vita di Kitano: clown televisivo e attore in patria, regista di culto in Occidente. A "sorpresa" in Concorso

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GIAPPONE 2005
Beta Takeshi, uomo di spettacolo di successo, vive una vita surreale e piena di contraddizioni come ogni persona schiava della celebrità. Nello stesso tempo Kitano, un suo sosia biondo, è un attore timido e sconosciuto che, per sopravvivere, fa il cassiere in un negozio nella speranza di essere scoperto e divenire popolare.
SCHEDA FILM

Regia: Takeshi Kitano

Attori: Takeshi Kitano

Fotografia: Katsumi Yanagijima

Musiche: Nagi

Montaggio: Yoshinori Oota, Takeshi Kitano

Scenografia: Norihiro Isoda

Costumi: Yohji Yamamoto

Durata: 108

Colore: C

Genere: SURREALE COMMEDIA

Specifiche tecniche: ARRIFLEX 435 XTREME/ ARRIFLEX 535B, 2K, 35 MM (1:1.85)

Produzione: BANDAI VISUAL COMPANY, OFFICE KITANO, TOKYO FM BROADCASTING CO., DENTSU MUSIC AND ENTERTAINMENT, TV ASAHI

NOTE
- IN CONCORSO (A SORPRESA -NON E' INSERITO NEL CATALOGO) ALLA 62MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2005).
CRITICA
"La trama non si riassume perché è un gioco di specchi in cui il regista si specchia con l'attore, l'attore sogna i film del regista e quindi quelli da lui sempre interpretati, passando dalle sparatorie degli yakuza alle vertigini di introspezioni psicanalitiche. Con immagini fortissime, ritmi surreali e una presa in giro di se stesso (e del pubblico) che non poteva essere più intelligente. Kitano non si smentisce." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 3 settembre 2005)

"Piccolo Maestro. 'Takeshi's', il film di Takeshi Kitano presentato a sorpresa in concorso, è una extravaganza autobiografica e autoironica che fonda i due nomi del regista, i due generi da lui più spesso praticati (gangster e comico), la vita che conduce tra bizzarrie e coazioni dello spettacolo, della celebrità, e la vita modesta fallimentare del suo sosia, che è quella che egli amerebbe condurre. (...) Un po' troppo automitizzante e vanesio, ma divertente." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 3 settembre 2005)

"Anche Kitano ogni tanto dormicchia. Narciso fin dal titolo, il suo 'Takeshi's' è arrivato in concorso con le stimmate del film-sorpresa inserito all'ultimo momento, ma ne esce con le piume bagnate del titolo minore per non dire superfluo. E' la vecchia sindrome 'Otto e mezzo': giunti a un certo punto i registi di successo si sentono obbligati a tirare le somme, a riflettere (a ricamare) su se stessi e sul loro lavoro (la loro leggenda). Tolti Fellini, Truffaut e pochi altri, molti grandi si sono scottati nell'operazione. Kitano poi aveva già rielaborato in chiave ironica e paradossale le sue cose migliori nell'irresistibile 'Zatoichi', sicché qui sembra quasi sempre girare in tondo. L'idea (di per sé non nuova) di sdoppiarsi in due Takeshi, uno cineasta e showman di successo, l'altro comparsa in cerca di lavoro, poteva anche funzionare. Poi però Kitano complica il gioco, moltiplica piani di racconto e autocitazioni, appende all'esile trovata del doppio troppi spunti per non perdersi in un gioco di specchi che presto diventa specchietto per le allodole." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 3 settembre 2005)

"Ma che bel pastrocchio, signor Kitano. L'impressione è che quando un regista esotico - senz'altro dotatissimo, ma eclettico sino all'autocombustione - si ritrova adottato a oltranza dagli esperti e dai festival occidentali, finisca con il perdere la misura e smarrirsi nei dedali del mausoleo personale. (?) Stavolta la piroetta gli è riuscita malissimo e 'Takeshis'', emerso ieri a sorpresa nella selezione ufficiale, ha inferto un duro colpo al prestigioso curriculum: un film che non è un film, ma piuttosto un delirio narcisistico in cui l'attore-autore viaggia senza rete in tutti i luoghi del suo magazzino mentale, dai duelli dei samurai agli enigmi delle geishe, dalle sparatorie degli yakuza alle messinscene cinematografiche, dal realistico anonimato quotidiano all'estasi degli assalti nipponici in stile banzai. Si capisce, certo, che il cinéfilo che sonnecchia in lui è andato a svaligiare il deposito felliniano e che lo ha fortemente eccitato l'humour nero di film hollywoodiani fuori standard come 'Essere John Malkovich'. Purtroppo l'esasperato gioco di sponde riesce solo quando si hanno le idee espressive e stilistiche davvero chiare e fondate e così 'Takeshis'' finisce con il sembrare il compitino fallito dell'allievo più pretenzioso della scuola del famoso Kitano." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 3 settembre 2005)