Pablo Picasso, pittore già di grande fama, e la giovane Françoise, aspirante attrice, si incontrano a Parigi nel 1943 durante l'occupazione tedesca. Lui ha quasi 60 anni, lei 23. Cominciano a vivere insieme, ma lui continua ad incontrare Marie-Thérèse, che gli ha dato una figlia. Inoltre si vede anche con Dora, un'altra pittrice e poi c'è Olga, la moglie russa, ex ballerina, che a causa sua vive in uno stato di pazzia, lasciata anche dal figlio Paolo che segue il padre. Françoise accetta questo stato di cose, insieme hanno due figli e passano il loro tempo tra Parigi e il sud della Francia. Picasso è tenero e irascibile, vive momenti di grande creatività e altri di stasi, ma è comunque sempre vivo e dinamico, e con lui Françoise fa la conoscenza di altri artisti, tra cui Matisse. Quando però Picasso si reca a Parigi per lavoro, anche Françoise vi arriva poco dopo a causa della morte della nonna, va in cerca del marito e lo trova in compagnia di una nuova donna. Capisce allora di non poter più andare avanti così e decide di lasciarlo. Picasso stenta a credere alla decisione, cerca di farla rinunciare, ma Françoise non cambia idea. Il loro legame è durato dieci anni e Françoise rimane l'unica riuscita a sopravvivere al forte carattere dell'artista.
SCHEDA FILM
Regia: James Ivory
Attori: Anthony Hopkins - Pablo Picasso, Natascha McElhone - Françoise Gilot, Julianne Moore - Dora Maar, Joss Ackland - Henri Matisse, Peter Eyre - Sabartes, Joseph Maher - Kahnweiler, Bob Peck - Padre, Diane Venora - Jacqueline, Joan Plowright - Nonna, Dominic West - Paolo, Nigel Whitmey - Pierre, Jane Lapotaire - Olga Picasso, Allegra Di Capegna - Genéviève, Susannah Harker - Marie-Therèse
Sceneggiatura: Ruth Prawer Jhabvala
Fotografia: Tony Pierce-Roberts
Musiche: Richard Robbins
Montaggio: Andrew Marcus
Scenografia: Luciana Arrighi
Durata: 125
Colore: C
Genere: BIOGRAFICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI
Tratto da: dal libro "Picasso: Creator and Destroyer" di Arianna Stassinopoulos Huffington
Produzione: ISMAIL MERCHANT, DAVID L. WOLPER
Distribuzione: WARNER BROS ITALIA (1996) - WARNER HOME VIDEO
NOTE
- REVISIONE MINISTERO NOVEMBRE 1996
CRITICA
"Strano film di Ivory. Al di là delle sue qualità figurative e decorative, che sono le solite, ha una durezza quasi una cattiveria che non gli si conosceva. Non mancano le sequenze deboli o inutili, ogni volta che il racconto abbandona il tema centrale (Picasso e le donne) come quelle in flashback dell'intermezzo teatrale o il congresso comunista a Wroclaw (Polonia). Non mancano nemmeno i momenti delicati di tenerezza, come nell'incontro con Matisse che Picasso ammirava e forse amava con venerazione quasi filiale. E almeno una caduta di gusto, la rissa tra le donne mentre il grand'uomo sta dipingendo 'Guernica'. Li si sente in modo esplicito il disamore di Ivory per il suo eroe. C'è, però, Hopkins. Viene il sospetto che, dopo averlo avuto con lui due volte, Ivory abbia voluto fare il film per lui, al suo servizio. L'attore gallese scende con funi e fiaccole nella psicologia del personaggio con un assillo e un puntiglio mimetici che per chi conosce bene almeno le fotografie di Picasso, è impressionante e in certi momenti mette i brividi. E un'interpretazione che procede dall'esterno all'interno, dal corpo all'anima, tutto il contrario dello stile Actors's Studio. Gli dà la voce italiana senza una stecca Dario Penne, mentre Emanuela Rossi doppia in modi appropriati l'esordiente Natasha McElhone, una Françoise radiosa e fiera". (Morando Morandini, Il Giorno', 15 dicembre 1996)
"Nessuno si sogna di accusare Ivory di lesa maestà, né gli rimprovera di non avere fatto il monumento a Picasso. Il problema è un altro. Ed è che 'Surviving Picasso' non riesce a prendere una decisione sul modo di raccontare la storia di Pablo e Françoise, e neppure su quale dei due personaggi focalizzarla. Vorrebbe essere un film colto e invece è aneddotico; vorrebbe indagare sui rapporti tra sessualità e creazione artistica e cade nel pettegolezzo, si sforza di mettere in scena personalità eccezionali e inclina pericolosamente allo stereotipo. È probabile che un regista di emozioni appena suggerite, bravo soprattutto a lavorare di cesello come Ivory, non potesse mettersi a rappresentare il tormento e l'estasi della creazione; altrettanto vero però, che la soluzione non è osservare Picasso dal buco della serratura. Quel che resta di Ivorv è la cura della ricostruzione d'ambiente, ispirata a foto celebri in versione animata. Anche queste, però un po' deludenti e convenzionali, usate più che altro in funzione di riferimenti o per mettere in scena guest-star come Matisse e Diaghilev". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 14 dicembre 1996)
"Raccontare un 'privato' senza passioni è sembrato a Ivory il modo migliore per svelare un "pubblico" senza genialità. Che pittore è quello che mentre dipinge Guernica si appassiona più alle gelosie delle sue donne che al soggetto del suo dipinto? Come si può prenderne sul serio la grandezza se la vera molla della sua vita sembra l'opportunismo, sia che sorrida ai mercanti che ai compagni di partito, sia che sfrutti l'ammirazione degli amici o l'amore delle donne? Alla fine, dopo più di due ore di un film su un pittore dove mancano soprattutto i suoi quadri, qualcuno può anche prendere per vere le ipotesi di Ivory, ma per fortuna Picasso ci ha lasciato tali e tanti capolavori da dissolvere in un attimo le ipotesi che dovrebbero ridimensionare la sua genialità. Scarabocchiato". (Paolo Mereghetti, 'Sette', 23 gennaio 1997)