Succede un quarantotto

ITALIA 1993
Il film-documento vuole essere, sulla scia di I 600 giorni di Salò, un esperimento di storia per immagini. Realizzato interamente con materiali di repertorio proveniente dagli archivi dell'Istituto Luce e dall'Archivio Storico del Movimento Operaio, il film racconta, nel momento in cui l'Italia attraversa oggi una crisi profonda, come nacque la Prima Repubblica e come gli italiani seppero reagire ai mali della guerra. Gli avvenimenti politici sono quelli noti: il governo del Comitato di Liberazione Nazionale, il referendum su monarchia o repubblica, la guerra fredda, la rottura della solidarietà antifascista e l'attentato a Togliatti. Con i suoi successi e i suoi errori la Repubblica italiana ha in quel periodo le sue radici. Ma il film-documento intende anche mettere in luce come in quegli anni la società italiana si sia dimostrata vitale, pronta a cambiare, a cercare strade nuove e nuovi modi di vivere. Ampio spazio sarà dato, infatti, alla vita quotidiana e ai problemi della gente comune, alle speranze e ai progetti di ricostruzione.
SCHEDA FILM

Regia: Nicola Caracciolo, Emanuele Valerio Marino

Soggetto: Nicola Caracciolo

Sceneggiatura: Nicola Caracciolo

Musiche: Benedetto Ghiglia

Montaggio: Angela Monfortese

Durata: 90

Colore: B/N

Genere: DOCUMENTARIO STORICO

Specifiche tecniche: NORMALE

Produzione: AURA FILM - RAITRE

Distribuzione: MIKADO FILM

NOTE
- CONSULENZA MUSICALE: GIANNI BORGNA
CRITICA
"Ma in primo piano deflagra lo scontro appassionato delle ideologie, la voglia di rivoluzione a sinistra, la scelta di conservazione a destra: e il tutto in un Paese ancora pronto a sparare come dimostrano le vittime del triangolo rosso in Emilia, la polizia che affronta gli scioperi a mano armata, la strage di Portella della Ginestra, l'attentato a Togliatti che segue di poco le elezioni del '48. (...) Questo mondo rivive nel film secondo una scansione affascinante, recuperando efficacemente le goffe sparate dei cinegiornali d'epoca. Impossibile commisurare a quelle tensioni, a quei sublimi fervori, l'Italia consumistica dei nostri giorni, afflitta oltre che dall'incubo del sovrappeso e del colesterolo anche da mali endemici come la crisi dell'occupazione, la droga e la criminalità spicciola organizzata; e falsamente animata dalle risse degli onnipresenti del video. Gli italiani, che secondo certi sondaggi si preparerebbero a dare la maggioranza all'affarismo in doppio petto, si sottraggano per due ore all'università della scemenza del tubo catodico e vadano a vedere com'era più rispettabile il nostro Paese quando la vita civile vi si svolgeva in piazze e non in tribunale, a viso aperto, non nel viluppo di trame più o meno nere." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 9 marzo 1994)

"Come sempre, lo stile di Caracciolo e Marino scarta le testimonianze individuali dirette e utilizza unicamente documenti visivi originali d'epoca, materiali d'archivio dell'Istituto Luce, cinegiornali del triennio 1945-1948, dalla fine della seconda guerra mondiale alle elezioni: è attraverso le immagini di allora che viene raccontata l'esistenza quotidiana di un Paese vinto, materialmente e moralmente in rovina, vitale, ricco di speranze nel futuro.'La denutrizione è la morte dei nostri figli', 'Salari bassi, non si vive' dicono i cartelli nelle manifestazioni, alla situazione sociale e politica si uniscono le notazioni di costume, le gonne scozzesi sventolanti all'aria nel boogie-woogie, il fascino esercitato dal modo di vita americano, i grandi delitti della cronaca nera, Vittorio De Sica che invita gli italiani a sottoscrivere il Prestito della Ricostruzione, le visite benefiche di Evita Peròn accolta come una Madonna pellegrina. Per andare in America a chiedere soldi e aiuti, il presidente del Consiglio aveva impiegato 58 ore di volo; nel giorno delle elezioni, De Gasperi e Togliatti vanno al seggio a piedi, camminando in mezzo alla gente senza scorta né timori." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 12 marzo 1994)

"Il documentario si mimetizza nell'avanspettacolo, la realtà contiene elementi di finzione la democrazia ingessata di De Gasperi e Togliatti pare quella folclorica di Don Camillo e Peppone e la poetica nichilista dell'Uomo Qualunque prepara il campo all'estro ordinario di Alberto Sordi. E non si chiamerà forse, proprio 'Forza Italia' il film che Roberto Faenza girerà nel 1976, anticipando agonie e sberleffi della Prima Repubblica? Già. Perché dopo il '48, l'Italia e gli italiani daranno altri numeri. Dopo Montanelli, Biagi e lo stesso Sordi quelle cifre simboliche saranno forse, in futuro, estratte anche dal duo Caracciolo/Marino: il '56, il '63, il '68, il '77. Il '94 è, invece, fuori dal tabellone, non compreso nel Lotto: ma, in compenso, è già dentro 'la ruota della fortuna'. Auguri." (Fabio Bo, 'Vivilcinema')