Storie

Ghesseha

4/5
Resistere, resistere, resistere: l'Iran oggi di Rakhshan Banietemad, in Concorso a Venezia 71

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IRAN 2014
Nell'Iran odierno sette persone di umili estrazioni si ritrovano a dover fronteggiare diversi problemi, soprattutto di natura economica, per riuscire a sopravvivere nella società contemporanea.
SCHEDA FILM

Regia: Rakhshan Bani-E'temad

Attori: Golab Adineh, Saber Abar, Fatemeh Motamed-Aria, Farhad Aslani, Foojan Arefpoor, Bahareh Daneshgar, Mohammadreza Forootan, Shahrokh Forootanian, Babak Hamidian, Mehdi Hashemi, Negar Javaherian, Baran Kosari, Peiman Moadi, Hassan Majooni, Habib Rezaei, Atefeh Razavi, Mehraveh Sharifinia, Khosro Shahraz, Rima Raminfar

Sceneggiatura: Rakhshan Bani-E'temad, Farid Mostafavi

Fotografia: Koohyar Kalari

Musiche: Siamak Kalantari

Montaggio: Sepideh Abdolvahab

Scenografia: Amir Esbati

Altri titoli:

Tales

Durata: 88

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: D-CINEMA (16/9)

Produzione: RAKHSHAN BANI-E'TEMAD, IRAN NOVIN FILM

TRAILER
NOTE
- PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA ALLA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2014).
CRITICA
"'Ghesseha' (Storie) dell'iraniana Rakhshan Banietemad intreccia piccole storie quotidiane in una Teheran di umiliati e sconfitti (...). Un ritratto veritiero e per niente ufficiale che non nasconde né droghe né suicidi né corruzioni, anche se raccontato senza la forza di altri registi e film iraniani (che non a caso sono stati ridotti al silenzio o fatti «emigrare»). Quello che lo rende particolare è il modo in cui è stato fatto, prima sotto forma di episodi autonomi per poter girare evitando la scure censoria di Ahmadinejad (che non interveniva sui corti) e poi assemblato sotto il più permissivo premier Rouhani. E che si chiude con una dichiarazione di fiducia che fa sperare in tempi migliori." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 29 agosto 2014)

"Con 'Gesseha' (Racconti) di Rakhshan Banietemad (...) il cinema scava nel passato recuperando il tracciato inquietante di una Storia Ufficiale rimossa, cancellata, mistificata. La regista iraniana lo fa tornando su certi personaggi di film precedenti e raccontando quanto abbiano inciso sulle loro esistenze gli eventi del 2009, quando alla rielezione di Ahmadinejad il governo represse con durezza le manifestazioni di dissenso. L'intreccio corale è strutturato come un girotondo dove si alternano scene di vita familiari e non, stilisticamente al limite del bozzettismo verista o del melò familiare. Ma gli attori - fra cui l'ottimo Payman Maadi (...) - sono efficaci; ed è forte e inquietante il quadro di Teheran che emerge dal concertato. (...). Non c'è da stupirsi che la pellicola, realizzata nel 2011, sia rimasta nel cassetto e sdoganata solo ora, sotto la presidenza del moderato Rohani assurto al potere nel 2013." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 29 agosto 2014)