Kolbeinn ama Solveig e Solveig ama Kolbeinn; ma Kolbeinn è innamorato follemente del suo bene più prezioso: la sua giumenta Grána, che è a sua volta ossessionata dallo stallone Bruno. In una valle isolata nel cuore dell'Islanda, dove gli abitanti si tengono d'occhio gli uni con gli altri tutto il tempo, il nascere di una nuova coppia è strettamente monitorato. La primavera sta arrivando e, con essa, l'impetuosa forza della natura. Non può andare a finire bene. Amore e morte si intrecciano con inaudite conseguenze per l'intera comunità. E noi spettatori seguiamo i destini delle persone, attraverso la percezione dei loro cavalli.
SCHEDA FILM
Regia: Benedikt Erlingsson
Attori: Ingvar E. Sigurðsson - Kolbeinn, Charlotte Bøving - Solveig, Steinn Ármann Magnússon - Vernhardur, Helgi Björnsson - Egill, Kristbjörg Kjeld - Hildur, Sigríður María Egilsdóttir - Jóhanna, Juan Camillo Roman Estrada - Juan Camillo, Johann Pall Oddson - Jon, Halldóra Geirharðsdóttir - Ása, Vilborg Halldórsdóttir - Thorgardur, Kash Erden Baater - Gengis, Atli Rafn Sigurðsson - Óli, Kjartan Ragnarsson - Grimur, Ólafur Flosason - Bjossi, Hallmar Sigurðsson - Leifur, Svandis Dora Einarsdottir - Signie
Sceneggiatura: Benedikt Erlingsson
Fotografia: Bergsteinn Björgúlfsson
Musiche: Davíð Þór Jónsson
Montaggio: David Alexander Corno
Scenografia: Sigurður Óli Pálmarsson
Effetti: Jörundur Rafn Arnarson
Altri titoli:
Of Horses and Men
De caballos y hombres
Des chevaux et des hommes
Historias de Caballos y Hombres
Von Menschen und Pferden
Durata: 81
Colore: C
Genere: DRAMMATICO COMMEDIA
Specifiche tecniche: DCP
Produzione: MOGADOR FILM, HROSSABRESTUR, FILMHUSET AS
Distribuzione: P.F.A. FILMS (2015)
Data uscita: 2015-11-19
TRAILER
CRITICA
"Suddiviso in episodi varianti dal drammatico (...) al grottesco, ma con prevalenza di una vena assurda e corrosiva, il film li lega tra loro in modo un po' vago; tuttavia stabilisce relazioni plausibili tra il singolare e l'universale. La sua caratteristica più originale è il modo in cui pone su un piano paritario umani e animali quasi antropomorfi, valendosi di un contesto naturale (una valle isolata) fuori dal mondo. Buffo e lirico, assurdo e triste, un film che economizza le parole perché si spiega benissimo senza." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 19 novembre 2015)
"(...) si narra di un'umanità più stolta che angosciata, irretita nel proprio personalissimo microcosmo. Erlingsson mette in fila una serie di episodi che testimoniano una brutale quanto banale stupidità. Si potrebbe ridere dei personaggi che vediamo alternarsi sullo schermo, e infatti è inevitabile, ma poi ci si dovrebbe trattenere nel caso si cogliesse che dietro quell'inettitudine, messa in scena abilmente, si cela la nostra stessa incapacità di saper ampliare lo sguardo, di prendere le distanze per osservare oltre i nostri stessi bisogni. Ma si perde continuamente la vista come accade a uno dei protagonisti o si finisce in un precipizio come accade a un altro. II mondo si contrae, diventa terra di piccole e misere ambizioni o di futili vanti. (...) il regista islandese in questo piccolo racconto, solo in apparenza rapsodico, toglie di mezzo ogni considerazione globale e punta il suo sguardo critico verso il nostro modo di rinchiuderci in una caverna circondati dalla sola nostra ombra, anche negli spazi aperti sotto il cielo d'Islanda." (Mazzino Montinari, 'Il Manifesto', 19 novembre 2015)
"'Storie di cavalli e di uomini' è un film unico nelle cinematografie di ogni tempo e territorio. Strutturato su episodi intersecanti dal registro fiabesco, non ha lo sviluppo della classica narrazione ma quello del doppio punto di vista, appunto di uomini e di cavalli. II regista ritrae la quotidianità di alcuni suoi concittadini facendoli 'vivere' e non 'recitare' coi loro affezionati cavalli, peraltro di rara bellezza. (...) Un piccolo gioiello." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 19 novembre 2015)
"Cinque storie in cui si parla poco come in un film muto e si esasperano le reazioni come in un cartoon (...). Il regista inquadra spesso la nostra immagine deformata riflessa nell'occhio di queste bestie. Come dire: non siamo poi tanto diversi. Gran bel film." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 19 novembre 2015)