Johan vive nello Stato messicano di Chihuaha e appartiene a una comunità di Mennoniti che, in pratica, vive fuori dal tempo, parla un lingua del tutto particolare ed unico al mondo e rispetta regole molto severe. Johan è sposato con Esther e ha avuto da lei sette figli ma, da qualche tempo, si è innamorato di un'altra donna, Marianne, con cui vive una passione che non riesce a sopire in alcun modo. Johan è cosciente che scegliere tra due donne, due amori e due vite diverse per lui sia qualcosa di impossibile, ma sa anche di trasgredire tutti i principi religiosi della sua comunità e di suscitare lo sdegno di suo padre, un predicatore, e lo stupore del suo amico Zacaris, l'unica persona con cui ha osato confidarsi. Loro stessi, davanti a questa storia, alternano orrore, compassione e invidia.
SCHEDA FILM
Regia: Carlos Reygadas
Attori: Cornelio Wall Fehr - Johan, Miriam Toews - Esther, María Pankratz - Marianne, Peter Wall - Padre, Elisabeth Fehr - Madre, Jacobo Klassen - Zacarías, Irma Thiessen - Sara, Alfredo Thiessen - Alfredo, Daniel Thiessen - Daniel, Autghe Loewen - Autghe, Jackob Loewen - Jackob, Elisabeth Fehr - Anita, Gerardo Thiessen - Cornelio, Alex Thiessen
Sceneggiatura: Carlos Reygadas
Fotografia: Alexis Zabé
Montaggio: Natalia López
Scenografia: Gerardo Tagle
Altri titoli:
Lumière silencieuse
Silent Light
Stilles Licht
Durata: 142
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: MOVIECAM, 35 MM (1:2.35) SCOPE
Produzione: NODREAM CINEMA & MANTARRAYA PRODUCCIONES, BAC FILM BAC FILMS, ARTE FRANCE CINÉMA, MOTEL FILMS, IMCINE/FOPROCINE, ESTUDIOS CHURUBUSCO, TICOMAN
TRAILER
NOTE
- PREMIO DELLA GIURIA (EX-AEQUO CON "PERSEPOLIS" DI MARJANE SATRAPI) AL 60MO FESTIVAL DI CANNES (2007).
CRITICA
"Dite che il regista eleva a parabola la banalità di un adulterio e le solite smancerie maschili da botte piena e moglie ubriaca? Ma se vedrete il film resterete incantati dalle lenta e 'pesante' solennità delle sue due ore e 22 minuti (nel senso di Olmi: antidoto alla vacuità) e suggestionati dall'ambizione di rifare Dreyer nell'epoca di internet." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 22 maggio 2007)
"In due ore e venti Carlos Reygadas racconta un adulterio 'condiviso' nella comunità protestante nel Messico del Nord, da cui provengono gli attori dilettanti. Il passo del film è ritualistico, impregnato della religiosità mennonita, di campagne immense e primi piani pittorici. Reinventa Dreyer." (Silvio Danese, 'Quotidiano Nazionale', 22 maggio 2007)
"'Luce silenziosa' di Carlos Reygadas va, invece, scartato senza rimorsi: per dettagliare il pathos dell'adulterio che sconvolge una comunità di anabattisti mennoniti (insediati in eremi agricoli del Messico), il regista si esibisce in un vacuo, insopportabile esercizio estetizzante." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 23 maggio 2007)
"Il passo, il tono, le scelte figurative narrative di Reygadas sono rigorose ed estenuanti, ieratiche ed avvolgenti sino alla sublimazione o alla ripulsa. Oltre i limiti della sopportazione." (Natalino Buzzone, 'Il Secolo XIX', 23 maggio 2007)
"Fra i film da festival, quelli di Carlos Reygadas sono temuti per lunghezza/lentezza. 'Battaglia in cielo', in concorso nel 2006, fece scandalo per sesso esplicito. Non lo fa 'Stellet Licht' ('Luce silenziosa'), sebbene uno scandalo sessuale racconti. (...) Il tutto fra belle inquadrature agrarie e a-tecnologiche." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 24 maggio 2007)
"Reygadas, che si serve di attori non professionisti, gente del luogo che 'interpreta' se stessa, disposta plasticamente sullo sfondo di un paesaggio incantato, quasi biblico per la sua bellezza astratta, vuole portare i personaggi in una dimensione universale, con espliciti rimandi al cinema di Terrence Malick e soprattutto di Dreyer (c'è anche una resurrezione finale come in 'Ordet'). Far: se non ci riesce del tutto, forse si compiace un po' troppo del suo stile ieratico; ma il dramma autentico, umano e divino a un tempo, viene fuori intenso e ci coinvolge nel profondo." (Gianni Rondolino, 'La Stampa', 25 maggio 2007)