Luciano, appena uscito di prigione dopo aver scontato una pena per un crimine che non ha commesso, decide di ricominciare una nuova vita e trova lavoro nella prospera tenuta di Alfreda. A Luciano quella di Alfreda e suo marito sembra una condizione invidiabile, così rimane sorpreso quando la donna gli confessa che il suo più grande desiderio è quello di poter assistere ad un'apparizione della Vergine Maria per poterle fare alcune richieste. Luciano non riesce a capire perché una donna che può permettersi abiti costosi e macchine lussuose, non si accontenti di quello che ha. Forse la colpa è da imputare all'eccentrico professor Heschel che ha informato Alfreda che la Vergine in realtà era molto ricca. Mentre Bahia, il marito di Alfreda, sembra essere più interessato alla musica che a sua moglie, un ambiguo accordatore di pianoforti trama affinché il sogno della donna si trasformi in realtà.
SCHEDA FILM
Regia: Manoel de Oliveira
Attori: Ricardo Trêpa - José Luciano, Leonor Silveira - Alfreda, Michel Piccoli - Professor Heschel, Marisa Paredes - Suora, Lima Duarte - Clodel, Duarte de Almeida - Bahia, Luís Miguel Cintra - Filipe Quinta, Isabel Ruth - Celsa Adelaide, Glória de Matos - Hilda, Susana Sá - Noémia, Diogo Dória - Commissario, Leonor Baldaque - Vicenta/Abril, Rogério Vieira - Guardiano, David Cardoso - Flórido, José Wallenstein - Américo
Soggetto: Agustina Bessa-Luís - romanzo
Sceneggiatura: Manoel de Oliveira
Fotografia: Renato Berta
Montaggio: Valérie Loiseleux
Scenografia: Monica Baldaque
Costumi: Arlete Campos
Effetti: Tobis
Altri titoli:
Magic Mirror
Durata: 137
Colore: C
Genere: DRAMMATICO COMMEDIA
Specifiche tecniche: 35 MM
Tratto da: romanzo "A Alma dos Ricos" di Agustina Bessa-Luís
Produzione: MIGUEL CADILHE PER FILBOX-PRODUCOES, AUDIOVISUALS, LDA
Distribuzione: MIKADO
Data uscita: 2007-07-27
NOTE
- IN CONCORSO ALLA 62MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2005).
CRITICA
"Divagando da par suo - elegantemente, ironicamente, saggiamente, audacemente, senza fretta - intorno a questo spunto per chiunque altro esile lungo due ore e un quarto di film, il grande vecchio ci parla di grandi ansie contemporanee. Lo smarrimento indotto dai processi di 'materializzazione e artificializzazione' (parole sue), il vuoto spirituale, le tensioni religiose e le aspettative di santità." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 2 settembre 2005)
"Nell'empireo del cinema ci sta da un pezzo Manoel de Oliveira, concorrente con 'Specchio magico' al quale, se non il Leone, un premio dovranno pur darlo. Eravamo in pochi alla proiezione stampa, ma attenti e compunti come raramente accade; e alla fine è scattato un applauso convinto. Da un romanzo della prediletta Agustina Bessa-Luis il maestro lusitano ha tratto uno dei suoi film più insinuanti e misteriosi: la storia di una signora ricca che sogna fin da bambina di veder apparire la Madonna. Un tema articolato su vicende varie e personaggi bizzarri, con la consueta scelta di una recitazione atonale e ieratica, ma fornendo frequenti spunti di carattere umoristico. E' stimolante vedere un cineasta che avendo l' età di Matusalemme non perde un colpo, geniale come ai suoi bei dì". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 2 settembre 2005)
"L'illusionista lusitano Manoel de Oliveira ha occupato la seconda casella di giornata, dimostrando di non avere ancora smarrito la scioltezza del mestiere: magari 'Espelho màgico' - tratto dal romanzo 'A Alma dos Ricos' di Augustina Bessa-Luìs - mette a dura prova lo spettatore non specializzato con le sue due ore e venti di dialoghi, i suoi andirivieni tra personaggi ora in piedi ora seduti e le sue diatribe onirico-teologiche sulle apparizioni della Vergine Maria, ma poi gli immancabili guizzi bunueliani tornano a suscitare l'ammirazione per i quasi cent'anni suonati dell'autore." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 2 settembre 2005)
"Pellicola non ancora acquistata da un distributore italiano, 'Specchio magico' già dal titolo è proprio la diavoleria che sembra. De Oliveira, ex attore fatale, sportivo di fama e documentarista pionieristico, primo film nel 1931, ancora intriso di 'muto system', è un beniamino da venti anni dei festival di cinema perché i suoi lavori sempre differenti e sempre riconoscibili, trattano le più grandi tragedie della condizione umana divertendosi e divertendo il pubblico che va al cinema per far lavorare il cervello anche narcotizzandosi." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 2 settembre 2005)