L'Avana, 1958. Quattro storie che narrano l'evoluzione di Cuba dal regime di Batista alla rivoluzione di Fidel Castro.
Maria è una giovane cubana che si offre agli ospiti americani di un albergo lussuoso. Uno di loro, dopo aver passato la notte con lei, si trova a fare i conti con la miseria del quartiere dove vive la ragazza.
Pedro è colono in un podere dove si coltivano canne da zucchero. Il raccolto si preannuncia particolarmente fruttuoso, ma il padrone delle terre decide di vendere tutto a una società americana. In preda a una furia cieca, Pedro sacrifica se stesso e la sua casa in un incendio.
Enrique è un giovane dissidente che lotta contro il regime di Batista. Durante un conflitto con la polizia gli viene a mancare il coraggio di uccidere un poliziotto ma, quando lo stesso agente abbatte uno dei suoi compagni, Enrique decide di sacrificare la sua vita per la causa.
Mario e la sua famiglia sono molto poveri e vivono nella Sierra Maestra. Dopo aver dato ospitalità ad un soldato seguace di Fidel Castro e aver subito senza ragione un bombardamento da parte dell'aviazione di Batista, Mario decide di arruolarsi nell'esercito dei rivoluzionari, ma cade in combattimento.
SCHEDA FILM
Regia: Michail Kalatozov
Attori: Betty Luz Maria Collazo - Maria/Betty, José Gallardo - Pedro, Sergio Corrieri - Alberto, Mario Gonzales Broche - Pablo, Raul Garcia - Enrique, Jean Bouise - Jim, Celia Rodriguez - Gloria, Luisa Maria Jimenez - Teresa, Roberto Garcia York - Attivista Americano, Raquel Revuelta - Voce Di Cuba, Fausto Mirabal, Barbara Dominguez, Jesus Del Monte, Tony Lopez, Hector Castaneda, Rosendo Lamadriz, Alberto Morgan, Salvador Wood, Roberto Villar, Roberto Cabrera, Alfredo Avila, Jose' Espinosa, Rafael Díaz, Isabel Moreno, Manuel J. Mora, Georgi Yepifantsev - Lettore Del Testo In Russo, Nina Nikitina - La Lettrice Del Testo Russo, Maria De Las Mercedes Diez
Sceneggiatura: Enrique Pineda Barnet, Yevgeny Yetushenko
Fotografia: Sergei Urusevsky
Musiche: Carlos Farinas
Montaggio: Nina Glogoleva
Scenografia: Yevgeni Svidetelev
Costumi: Rene' Portocarrero
Effetti: Boris Travkin, A. Vinokurov
Altri titoli:
I AM CUBA
ME, KUBA
Durata: 141
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO STORICO POLITICO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: INSTITUTO CUBANO DEL ARTE E INDUSTRIAS CINEMATOGRAFICA (ICAIC), GOSUDARSTVENII KOMITET PO KINEMATOGRAFII
Distribuzione: FANDANGO
Data uscita: 2005-10-07
NOTE
- EVENTO SPECIALE AL 58MO FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI LOCARNO (2005).
CRITICA
"Sepolto e dimenticato, 'Soy Cuba' sparisce. Per rinascere trent'anni dopo grazie a Coppola, Scorsese e al festival di Telluride. Ironia della sorte, è l'America a riscoprire il film anti-Usa. (...). Per chi ama il cinema (e Cuba), una manna." Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 ottobre 2005)
"Il film è tutt'altro che didascalico e realsocialista: virtuosistiche soluzioni di ripresa e illuminazione provano un formalismo esasperato che riecheggia la grande scuola sovietica e richiama l'audacia di Welles. Scontentò tutti e sparì subito. I russi avevano dato prova di un ingenuo insieme di 'imperialismo' e generosità. Avevano tentato, pieni di slancio, di capire Cuba senza riuscirci. L'avevano idealizzata, stretta in una gabbia retorica infedele al suo vero carattere." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 7 ottobre 2005)
"Doppio documentario, curioso esperimento Fandango che propone a Milano e Roma il magnifico 'Soy Cuba', prima coproduzione di Castro con l' Urss, '64, regia di Kalatosov; al fianco 'Il mammuth siberiano' di Vicente Ferraz, che racconta la genesi di quel film maledetto (cambiarono i rapporti politici) ora riscoperto da Coppola e Scorsese, intervistando chi vi prese parte. In quattro episodi di straordinario fascino visivo e formale, si celebra con bandiere la rivoluzione castrista: ma era troppo sovietico per i cubani e troppo americano (i tempi di Batista) per i russi. L' interesse è nell' incomprensione, ancor viva, tra i due partiti, ma è anche un bel discorso sul cinema utopia della revolución, magari scritta con le parole del poeta Evtuschenko. Oggi quel film russo è politicamente un esempio di vintage, ma la sua forza espressiva cresce col tempo." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 7 ottobre 2005)