Sotto le bombe

Sous les bombes

Il Libano è ancora il Paradiso che fu: la bella speranza di Philippe Aractingi. In docu-drama, senza retorica né (in)estetismi

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BELGIO 2007
Nell'estate 2006, mentre sul Libano piovono bombe, una donna va verso il sud del paese alla ricerca del figlio. E' accompagnata da un tassista che ha accettato il rischioso viaggio dietro un'adeguata ricompensa. Zeina, sciita libanese, è rientrata da Dubai, dove era emigrata, solo nella speranza di riuscire a salvare il figlio. Toni, cristiano, sarebbe felice di poter raggiungere il fratello in Israele. Lo scenario di morte che li circonda fa sì che tra due esseri pur così diversi forse nasca un amore.
SCHEDA FILM

Regia: Philippe Aractingi

Attori: Nada Abou Farhat - Zeina, Georges Khabbaz - Tony, Rawya El Chab - Ragazza della reception, Bshara Atallah - Giornalista

Sceneggiatura: Michel Léviant, Philippe Aractingi

Fotografia: Nidal Abdel Khalek

Musiche: René Aubry, Lazare Boghossian

Montaggio: Deena Charara

Altri titoli:

Under the Bombs

Durata: 98

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: BETA, DV CAM (1:1.85) - HOVERLORD

Produzione: CAPA CINÉMA, STARFIELD PRODUCTIONS, ART'MELL, FANTASCOPE PRODUCTIONS, RHAMSA PRODUCTIONS, CIE CINÉMATOGRAPHIQUE EUROPÉENNE, CEDAR FILMS, PISTE ROUGE & EVERY PICTURES

Distribuzione: FANDANGO (2008)

Data uscita: 2008-04-30

TRAILER
NOTE
- PRESENTATO ALLA 4. EDIZIONE DELLE 'GIORNATE DEGLI AUTORI - VENICE DAYS', VENEZIA 2007.
CRITICA
"'Sous les bombes - Sotto le bombe' di Philippe Aractingi ha il merito di essere un film che dà una bella spallata alla televisione, mettendosi a raccontare il recente passato senza specularci aggiungendo qualcosa al nostro orizzonte percettivo. Il Libano è ancora un paese da paesaggi interni da togliere il fiato. E' importante inquadrare una bella collina libanese. Così possiamo ricordarci che quello non è solo l'inferno che leggiamo e vediamo in tv. In questa terra martoriata dalla guerra, la bella Zeina e lo scaltro tassista viaggiano superando ostacoli fisici, problemi burocratici e scoppi di bombe. C'è anche della leggerezza e forse l'inizio di un innamoramento tra i due. Non nascondiamo che la pellicola è anche didascalica e prevedibile. Ma le mancanze non vincono sui pregi. Abbiamo visto il Libano con gli occhi di un libanese cocciuto che crede ancora alla vita. Siamo più ricchi e meno poveri." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 3 settembre 2007)

"Non è da happy end il film del regista libanese. Senza ricorrere al melodramma, Aractingi focalizza su quelle che sono le prime vittime delle guerre in corso: la popolazione civile, i bambini e le donne." (Roberto Nepoti,
'la Repubblica', 3 settembre 2007)

"Il Libano è ancora un paese con paesaggi da togliere il fiato. In questa terra martoriata dalla guerra, una donna molto bella e un uomo molto scaltro viaggiano superando ostacoli fisici, problemi burocratici e una vera guerra che si svolgeva a pochi metri dal set. Cinema in presa diretta che supera in complessità i reportage tv dal Libano. E' grazie ai paesaggi splendidi filmati da Aractingi che la presenza del conflitto è ancora più opprimente e dolorosa. Convincenti i protagonisti Nada Abou Farhat e Georges Khabbaz. Strana coppia in bilico tra possibile amore e guerra ineluttabile." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 30 aprile 2008)

"Aractingi gira il suo film con l'intensità del regista cinematografico e la determinazione del documentarista, attento a non prevaricare mai uno sull'altro. Concede poche scene melodrammatiche ai suoi due attori ma usa l'intensità della loro recitazione per favorire l'identificazione con lo spettatore e sottolineare il dramma personale che ognuno dei due si porta dentro. E intanto usa l'occhio del documentario per non perdere mai di vista il quadro d'insieme, per raccontare la Storia e la Cronaca, senza voler dividere i libanesi in buoni e cattivi (c'è chi, evidentemente vicina all'islamismo più radicale, considera martiri i corpi sotto le macerie e chi, all'opposto, vede in Israele l'unica soluzione ai propri problemi) ma preoccupato soprattutto di restituire a chi guarda la dolorosa complessità di una tale tragedia. E il fatto che nel film non si vedano mai cadaveri o scene cruente anche se si parla continuamente di morte, la dice lunga sulla moralità di un regista che non vuole sfruttare il dolore dei suoi connazionali per fare spettacolo ma si preoccupa in ogni scena di mettere davanti agli occhi degli spettatori cosa voglia dire davvero essere costretti a vivere continuamente 'sotto le bombe'". (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 1 maggio 2008)

"Dolore e speranza del Libano di ogni confessione sono in queste frasi, prese della realtà, nel semidocumentaristico 'Sotto le bombe' di Philippe Aractingi, storia di una giovane madre (Nada Abu Farhat) in cerca del figlioletta fra le macerie dell'estate 2006, quando si scatenò l'offensiva israeliana. Ma il grande attore di questo piccolo film - esemplare, salvo la sovrapresenza di truppe francesi e la sottoqualità del doppiaggio italiano - è Georges Khabbaz, il taxista che accompagna la poveretta di rovina in rovina, tutte vere. Rigorosa la sceneggiatura di Michel Léviant e del regista; commovente l'esito." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 2 maggio 2008)