SOTTO GLI ULIVI

ZIR E DERAKHTAN ZEYTOUN

IRAN 1994
Un regista iraniano è intenzionato a girare un film con attori non professionisti, scelti fra gente povera e primitiva dell'entroterra, ulteriormente impoverita e isolata da un recente terremoto. Aiutato da una donna meno analfabeta e più intraprendente di quelle del posto, procede alla selezione di alcune giovani, fra decine e decine di aspiranti attrici, rigorosamente avvolte nel loro costume. Fra loro la graziosa Tahereh che appare meno remissiva delle altre e attaccata a qualche idea del tutto sua. Venuto meno il giovane scelto per recitare la sua parte con Tahereh, viene sostituito all'ultimo momento da Hossein, il tuttofare della troupe, che - fuori dal set - corteggia da tempo la giovane, rimasta orfana dopo il terremoto e affidata ad un'arcigna nonna, che gliela rifiuta. Un film nel film che affascina l'estroso regista il quale spera di poter agevolare l'intesa dei due giovani, proprio facendoli incontrare sul set, incuriosito dai loro comportamenti e dai loro inamovibili schemi mentali. Ma il suo benevolo tentativo di mediazione va a vuoto per l'ostinata resistenza di Tahereh, resistenza misteriosa e non facilmente decifrabile.
SCHEDA FILM

Regia: Abbas Kiarostami

Attori: Mohammad Ali Keshavarz - L'Altro Regista, Farhad Kheradmand - Il Primo Regista, Zarifeh Shiva - Signora Shiva, Hossein Rezai - Hossein, Tahereh Ladanian - Tahereh, Hocine Redai - Hocine, Zahra Nourouzi - Figlia Di Kouly, Nasret Betri - Achiz, Astadouli Babani - Insegnante

Soggetto: Abbas Kiarostami

Sceneggiatura: Abbas Kiarostami

Fotografia: Farhad Saba, Hossein Jafarian

Musiche: Farshid Rahimian

Montaggio: Abbas Kiarostami

Altri titoli:

ZIRE DARAKHATAN ZEYTON

THROUGH THE OLIVE TREES

UNDER THE OLIVE TREES

Durata: 103

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANORAMICA

Produzione: ABBAS KIAROSTAMI

Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA (1996) - MONDADORI VIDEO

NOTE
REVISIONE MINISTERO MAGGIO 1996.
VINCITORE DEL GOLDEN ROSE AL 13° BERGAMO FILM FESTIVAL, 1995.
SILVER HUGO AL 30TH CHICAGO INTERNATIONAL FILM FESTIVAL, USA 1994.
GOLDEN SPIKE AL 39TH VALLADOLLD INTERNATIONAL FILM FESTIVAL, SPAGNA 1994.
CRITICS AWARD AL 18TH SAO PAULO INTERNATIONAL FILM FESTIVAL, BRASILE 1994.
PRIZE OF BEST DIRECTOR, 18TH SINGAPOUR INTERNATIONAL FILM FESTIVAL.
PUBLIC'S THIRD FILM AL 44TH MELBOURNE INTERNATIONAL FILM FESTIVAL, AUSTRALIA 1995.
FESTIVAL'S SPECIAL AWARD FOR ABBAS KIAROSTAMI AL 6TH RIMINI CINEMA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL, ITALIA 1993.
CRITICA
Lo sguardo di Kiarostami è diretto e semplice, anche se quello che sembra l'approccio senza mediazioni di un pedinamento neorealista del reale è qui un più sofisticato modo di rapportarsi alla finzione, e l'apparente "ingenuità" dello stile nasconde un sapiente "tromp l'oeil". Basti pensare che nel film ci sono, a far bene i conti, anche tre registi: per primo il vero Kiarostami, ovviamente invisibile, per secondo l'attore che lo incarna dietro la cinepresa "nel" film (Mohamad Ali Kesharvaz) e infine Ferhad Kheradmand, che interpretava Abbas in E la vita continua e che qui si trova diretto dal regista numero due... Lo spunto narrativo del film nasce - pare - da un aneddoto reale: dalla confidenza fatta a Kiarostami da una delle sue interpreti, che gli aveva chiesto di cambiare partner cinematografico perché nella vita vera aveva rifiutato la sua domanda di matrimonio e si sentiva imbarazzata. (La Repubblica, Irene Bignardi, 2/6/96).
Abbas Kiarostami è di certo l'autore di cinema più significativo che abbia oggi l'Iran. Ogni suo film, visto ai festival, ma fortunatamente uscito anche nelle nostre sale, ha sempre rivelato qualità altissime di stile, in cifre di rigorosissima poesia: dal primo, Dov'è la casa del mio amico?, a mezzo tra il cinema-verità e il neorealismo rosselliniano, a... E la Vita continua, lirica e intensissima storia di un regista che torna, per girare un film, sui luoghi dove un anno prima un terremoto ha distrutto tutto. Anche oggi, con Sotto gli ulivi, si parla di un film in un film, citando addirittura E la vita continua e immaginando che la vicenda si svolga appunto in occasione delle riprese di quel film. Una vicenda lieve, come tutte quelle cui pone mano Kiarostami, ma carica di echi e di finezze. (Il Tempo, Gian Luigi Rondi, 30/5/96).
Kiarostami, come pochissimi registi al mondo, ha il dono della "trasparenza" (se fossimo in un film di Kubrick lo chiameremmo lo Shining...). Fa un cinema in cui la macchina da presa è visibile e l'artificio è sconfitto, anche quando la costruzione intellettuale della trama è così raffinata e sottile come in Sotto gli ulivi. Andateci, quindi: sia che abbiate visto i film precedenti, sia che l'unica cosa nota dell'Iran siano per voi gli ayatollah. Scoprirete un cineasta che assomiglia straordinariamente a modelli culturali a noi vicini (e infatti, fra i maestri, cita sempre Rossellini). Rispetto al cinema solito, questo film è una vacanza, lieve come il concerto per oboe e violini di Cimarosa che Kiarostami - altra scelta di meravigliosa finezza - ha scelto per chiuderlo. (L'Unità, Alberto Crespi, 2/6/96).

Kiarostami è stato spesso avvicinato a Rossellini, ma il suo cinema è assai più complesso e raffinato dello stile del neorealismo italiano. La presenza (costante, niente affatto indifferente) del film-nel-film crea rispetto alla storia d'amore una distanza e insieme una forza, una finzione che si vorrebbe realtà, un desiderio che nel film è già realizzato; provoca la moltiplicazione dei personaggi (i registi sono a esempio tre, Kiarostami che gira il film, il regista che dirige nel film, quello che fa la parte del regista nel film-nel-film); introduce un effetto di continuo rispecchiamento. Ma una simile sapienza non riduce mai l'intensità amorosa, la semplicità essenziale, la passione ostinata della vicenda: la rende anzi ancora più eloquente e commovente. (La Stampa, Lietta Tornabuoni, 31/5/96)