Mark Watney è tra i primi astronauti a mettere piede su Marte: investito da un'improvvisa tempesta e creduto morto, viene abbandonato dai compagni di spedizione. Solo, su un pianeta inospitale e senza alcuna possibilità di comunicare con la base, con i viveri insufficienti, Mark decide comunque di provare a sopravvivere, affrontando un problema dopo l'altro. Ma gli ostacoli inizieranno a farsi insormontabili.
SCHEDA FILM
Regia: Ridley Scott
Attori: Matt Damon - Mark Watney, Jessica Chastain - Melissa Lewis, Kristen Wiig - Annie Montrose, Jeff Daniels - Teddy Sanders, Michael Peña - Rick Martinez, Kate Mara - Beth Johanssen, Sean Bean - Mitch Henderson, Sebastian Stan - Chris Beck, Aksel Hennie - Alex Vogel, Chiwetel Ejiofor - Venkat Kapoor, Donald Glover - Rich Purnell, Benedict Wong - Bruce Ng, Eddy Ko - Guo Ming, Chen Shu - Zhu Tao, Mackenzie Davis - Mindy Park, Nick Mohammed - Tim Grimes, Enzo Cilenti - Mike Watkins, Jonathan Aris - Brendan Hatch, Gruffudd Glyn - Jack, Naomi Scott - Ryoko, Narantsogt Tsogtsaikhan - Wen Jiang, Charlie Gardner - Robert Lewis, Kamilla Fátyol - Marissa Martinez
Soggetto: Andy Weir - romanzo
Sceneggiatura: Drew Goddard
Fotografia: Dariusz Wolski
Musiche: Harry Gregson-Williams
Montaggio: Pietro Scalia
Scenografia: Arthur Max
Costumi: Janty Yates
Effetti: Sara Bennett - supervisione, Helen Judd, Richard Stammers
Durata: 140
Colore: C
Genere: FANTASCIENZA
Tratto da: romanzo "L'uomo di Marte" di Andy Weir (ed. Newton Compton)
Produzione: SIMON KINBERG, RIDLEY SCOTT, MICHAEL SCHAEFER, ADITYA SOOD, MARK HUFFAM PER SCOTT FREE, KINBERG GENRE
Distribuzione: TWENTIETH CENTURY FOX ITALIA
Data uscita: 2015-10-01
TRAILER
NOTE
- GOLDEN GLOBES 2016 PER: MIGLIOR FILM COMMEDIA/MUSICAL E ATTORE PROTAGONISTA (CATEGORIA COMMEDIA/MUSICAL, MATT DAMON). RIDLEY SCOTT ERA CANDIDATO COME MIGLIOR REGISTA.
- CANDIDATO ALL'OSCAR 2016 PER: MIGLIOR FILM, ATTORE PROTAGONISTA (MATT DAMON), SCENEGGIATURA NON ORIGINALE, SCENOGRAFIA, MONTAGGIO E MISSAGGIO SONORO ED EFFETTI VISIVI.
CRITICA
"Regista di film epocali per la storia del genere come 'Alien' e 'Blade Runner', Ridley Scott è tornato a visitare il genere un paio d'anni fa con il poco entusiasmante 'Prometheus'. Ed eccolo ora rilanciarsi nello spazio profondo adattando, in modo piuttosto fedele, il romanzo 'The Martian' di Andy Weir. (...) Se 'Alien' e 'Blade Runner' erano perfetti esempi di 'gotico del futuro' (con mostri, atmosfere lugubri e personaggi dall'animo oscuro ), questa volta il clima è di perfetto ottimismo della volontà (più dalle parti di '2001: Odissea nello spazio', volendo). (...) Per tutto il film, del resto, aleggia un'inaspettata allegria. (...) L'intera storia, in fondo, si dipana come un apologo su come una persona di buona volontà possa, anche abbandonata nello spazio, applicarsi a risolvere un problema alla volta (...) fino alla soluzione del problema complessivo. L'intenzione di fare un film per il grande pubblico è chiara; ed esercita anche un influsso riposante sulle spiegazioni scientifiche. Forse non proprio inappuntabili, ma almeno semplici e che non ti costringono a faticosi sforzi di comprendonio come 'Gravity' o 'Interstellar'." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 1 ottobre 2015)
"Il film viaggia su una linea di divertente leggerezza e adeguata fluidità narrativa perché la mano di Scott riesce a governare un'ardua inversione di rotta del classico impianto fantascientifico, (...) la lotta del protagonista per la sopravvivenza usufruisce dei picchi emotivi (secondo qualcuno enfatici) nelle svolte più ottimistiche, ironiche e prosaiche dell'azione anziché nelle solite sventagliate spettacolari intergalattiche. 'Sopravvissuto' si configura come un atto di fede o per meglio dire speranza nei confronti dello spirito avventuroso, esplorativo e ingegnoso del tanto bistrattato genere umano, riuscendo brillantemente ad attivare al posto dei brividi apocalittici, quelli della riflessione e della scoperta." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 1 ottobre 2015)
"(...) un'indubbia qualità di 'Sopravvissuto' di Ridley Scott (...) è che l'indeterminato mondo futuro dove si svolge la vicenda è una versione - magari più stilizzata e high tech - del mondo odierno: (...). Non poco del merito va all'interpretazione di Matt Damon, non meno naturale e convincente di Tom Hanks nel passare dal registro drammatico al brillante; e all'affascinante impronta realistica di un habitat marziano ritagliato nei desertici scenari della valle di Wadi Rum in Giordania. Anche se 'The Martian' non è all'altezza di 'Blade Runner' e di 'Alien', che restano due assoluti caposaldi del cinema di fantascienza, una volta di più Scott si dimostra raffinatissimo designer di storie; e, con i suoi toni leggeri piuttosto che cupi, il film assorbe piacevolmente l'attenzione. (...) Tanti buoni attori in parti di contorno appaiono un po' sprecati, però rappresentano una ricchezza in più; e vederli all'opera è sempre un piacere." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 1 ottobre 2015)
"Se tenete il naso all'insù, la vera sorpresa non è che su Marte ci sia l'acqua o qualcosa di simile, bensì che Ridley Scott abbia azzeccato un film. Perdi più, un film di fantascienza: 'The Martian', titolo preceduto in Italia da un risparmiabilissimo 'Sopravvissuto'. (...) Durata proibitiva a parte, 'The Martian' sorprende. Scott arriva a pacchetto chiuso: c'è Damon, c'è la sceneggiatura di Drew Goddard (avrebbe dovuto anche dirigere) e c'è il libro di Andy Weir, originariamente serie online, poi ebook, quindi best-seller. Per lui c'è la possibilità di far dimenticare l'inane 'Prometheus' del 2012, il prequel di 'Alien'. Il progetto 'The Martian', in realtà, pare parentetico: il regista inglese classe 1937 ha già in cantiere il sequel di 'Prometheus', 'Alien: Paradise Lost', cui il 2017 - temiamo - riserverà la solita lapidazione critica. Un motivo in più per godersi questo Marziano, dunque, che rispetto a 'Prometheus' sfodera un'arma di distrazione di massa, lo humour. (...) 'The Martian' (...) funziona perché il marziano è Damon, ovvero il marziano è uno di noi, con i piedi per terra anche sul pianeta rosso. (...) Arriverà un'inversione a U, e non solo nella filmografia, sci-fi e tout court, del Ridley Scott ultimo scorso: anziché cincischiare tra thriller, horror ed eredità 'Alien' - e come in 'Prometheus', qui si toglie zavorra poetica e ferraglia drammaturgica, abbassa le ambizioni cosmogoniche e supera, almeno per light humour e divertimento, gli 'analoghi' 'Gravity' e 'lnterstellar'. Che il vero Sopravvissuto sia lui, il caro vecchio Ridley?" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 1 ottobre 2015)
"Nello spazio, com'è noto, Ridley Scott ci sguazza. Andò in orbita alla sua opera seconda, 'Alien'. C'è tornato in anni recenti con 'Prometheus'. E ci torna ora riducendo un best seller 'L'uomo di Marte' di Andy Weir, il classico romanzo d'anticipazione che nel passaggio dalla pagina allo schermo magari perde tutto o quasi (appassionante alla lettura, può tramutarsi in indicibile mattone sullo schermo se capita in mani sbagliate). Le mani di Scott sono quelle giuste (diremo poi perché) come giusto (diremo poi perché) Matt Damon nella parte dell'eroe solitario, che più solitario non potrebbe essere. (...)Piacerà anche se molti troveranno da ridire su un Ridley Scott che a 36 anni da 'Alien' a 32 da 'Blade Runner' non è più favoloso, inventivo e immaginifico come ai tempi belli. Grazie tante. Chi lo è a 76 anni, 40 dei quali occupati in regie? Ma se Ridley è ormai canuto signore, non ha perso il talento nel raccontare di eroi solitari e irriducibili: Mark è un nipotino della Ripley di Sigourney Weaver braccata dagli 'aliens'. Gli puoi rovesciare addosso tutte le catastrofi possibili (e soprattutto nei momenti più inaspettati) ma non lo metti mai definitivamente ko. Si risolleverà sempre con belluino spirito di conservazione (chi non andrebbe in tilt quando s'incendia il razzo coi viveri?). Sopravvissuto è la riprova che a 76 Ridley è in grado ancora e sempre di adoperare il grimaldello con cui entrare nella guardia dello spettatore, portarlo alla totale identificazione con Mark. Usando anche l'attore giusto, sissignori. Apparentemente, Matt Damon con la sua faccia sempre eguale, sembrerebbe una scelta sbagliata. Che sta sempre in scena per due ore e passa e dovrebbe passare per tutte o quasi le emozioni di un uomo fuori dal mondo. E invece Matt funziona. Il volto di marmo (un'espressione e mezza) se non tutte le emozioni, almeno una la riflette e fondamentale, l'irriducibilità di chi non si fa piegare da niente, qualunque cosa gli capiti e da qualunque parte gli piombi tra capo e collo." (Giorgio Carbone, 'Libero', 1 ottobre 2015)
"Scriviamolo subito: è una commedia, genere meno visitato della fantascienza dallo Scott di 'Alien', 'Blade Runner' e 'Prometheus' eccezion fatta per 'Il genio della truffa' e 'Un'ottima annata'. (...) 'Sopravvissuto - The Martian' è un vivace circo mediatico di due ore e mezza dove tutti tifano per Mark, da Pechino a New York. L'ottimismo universale è stucchevole solo in alcune parti (...) e questo perché Damon è come al solito di straordinaria amabilità mentre il cast di supporto è troppo pregevole per apparire così poco (...). Il film comunque vince anche grazie all'idea del vecchio 'Apollo 13' di Ron Howard: adoriamo gli astronauti quando devono salvarsi la pelle facendo le acrobazie con la scienza. Complimenti allo sceneggiatore Drew Goddard per aver tradotto con grande fluidità l'omonimo best-seller del 2011 firmato Andy Weir (...) e a Scott per quest'avventura spaziale simpatica e ottimista. (...) Se c'è un sopravvissuto e un marziano del cinema, quello è proprio Sir Ridley." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 1 ottobre 2015)
"Attraversa vari generi, 'The Martian', durante le due ore e vent'un minuti di proiezione. Parte come un dramma, (...) diventa, poi, riuscita commedia (si sorride spesso) (...). Eppure, non rimpiangerete un solo istante di visione, grazie alla ritrovata vena ispiratrice di Ridley Scott capace di compiere, con successo, un mezzo miracolo: dirigere, con maestria e senza far calare l'attenzione dello spettatore, una pellicola, così lunga, su un naufrago stellare (...). Grazie anche alla grande prova del protagonista Matt Damon (e a una meravigliosa fotografia), il film scorre che è un piacere, impreziosito dall'opportuno 3D. (...) Lo spirito, mai domo, con il quale Mark affronta le varie difficoltà (spesso, apparentemente, insormontabili) è il tema di fondo di tutto il film. Certo, ci sono anche i cinesi che danno una mano, ma questo rientra nelle logiche commerciali Usa di espansione in un mercato cinematografico così esteso. Bentornato, maestro Scott." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 1 ottobre 2015)