Cineritratto ideato dagli autori del libro "La Casta", Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, su una delle figure più emblematiche - amata e odiata, osannata e vituperata - della Storia politica recente del nostro paese: Silvio Berlusconi.
SCHEDA FILM
Regia: Roberto Faenza, Filippo Macelloni
Sceneggiatura: Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo
Altri titoli:
Silvio Forever - Autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi
Durata: 85
Colore: B/N-C
Genere: DOCUMENTARIO
Produzione: AD HOC FILM
Distribuzione: LUCK RED - DVD: LUCKY RED (2011)
Data uscita: 2011-03-25
TRAILER
CRITICA
dalle note di regia: "Piaccia o non piaccia, nessuno è più rappresentativo dell'Italia di oggi quanto il Cavaliere. Destinato per le sue gesta, che mandano in delirio chi lo adora e fanno inorridire chi lo detesta, a rappresentarci in patria e all'estero per molto tempo. Anche indipendentemente dalla tenuta del suo governo e dal suo destino personale, che alcuni sognano al Quirinale, altri ai Caraibi..."
"Non è abbastanza cattivo? E come potrebbe, visto che è una Autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi. Ovvero, l'autoritratto per interposta mano (Roberto Faenza e Filippo Macelloni alla regia, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella alla scrittura) di chi ha segnato indelebilmente almeno un ottavo dei nostri 150 anni tremendo ammetterlo, ma tant'è. Non c'è abbastanza mafia, P2 intrallazzi e bunga bunga: ma chi metterebbe queste parole chiave nelle proprie memorie?" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 24 marzo 2011)
"Incomprensibile poi l'operazione messa in campo da 'Silvio Forever', documentario di montaggio realizzato da Roberto Faenza e Filippo Macelloni. Si tratta di una biografia, certo non autorizzata, di Berlusconi, dalle modeste origini al bunga bunga. Se lo scopo era il ritratto ironico, c'è veramente poco da ridere. Ma a furia di non prendere posizione (scelta di per sé condivisibile) si scivola in una involontaria agiografia che dimentica elementi di fondamentale importanza per capire davvero il personaggio e il suo successo."(Alessandra De Luca, 'Avvenire', 25 marzo 2011)
"Da bambino vendeva palle di carta come combustibile. Per i finanziamenti alla prima palazzina chiama 15 parenti a simulare i compratori. Canta col cuore in mano 'Avec le temps, va, tout s'en va' di Ferré e fonda la tv delle ballerine tenute. (...) Centinaia di documenti e battute (con la voce di Marcoré) per una biografia non autorizzata, incerta, in ordine cronologico (di Stella-Rizzo) e disordine etico. Sullo sfondo, l'Italia. Lui seduto sopra. Forever?" (Silvio Danese, 'Giorno, Carlino, Nazione', 25 marzo 2011)
"Dalle stalle alle stelle (e ritorno?). Una autobiografia non autorizzata che non delude affatto le aspettative. (...) L'operazione di questi magnifici quattro (Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo del «Corriere della Sera» alla scrittura e Roberto Faenza e Filippo Macelloni 'alla consolle') merita più di un livello di interesse (chi non si è fatto nella sua testa un'agiografia o una controbiografia altrettanto ossessiva, se ne liberi). Questo 'on the road' emozionale che vuole decostruire dal di dentro il linguaggio della cultura dominante (chi è più bravo, furbo, intelligente perché non dovrebbe approfittare, abusare delle sue doti?) è all'altezza dei problemi politici della fase. (...) Insomma qui si porta una salutare boccata d'aria rispetto a un genere, il documentario, che troppo spesso sceglie la via facile della propaganda (ereditando i peggiori difetti forcaioli dell'avversario). C'è del sapore rooseveltiano, da doc di Capra: rispetto dell'avversario e della sua inebriante macchina seduttiva, e nello stesso tempo, lucidità, charme e fermezza del punto di vista critico, che trova un climax nelle performance comica: illuminare gli argomenti razionali del capopopolo delle libertà e la loro ossatura cancerogena." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 25 marzo 2011)
"Tutto Silvio minuto per minuto. Infanzia e prodezze, primi quattrini e prime amicizie, quella volta che salvò la sorellina caduta nel latte e quella che piazzò i primi appartamenti invitando tutti i parenti a recitare la parte degli acquirenti. (...) Gli autori di 'Silvio Forever' (Faenza e Macelloni con Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, autori del copione) dicono di non aver fatto un film 'contro' Berlusconi ma 'su' un fenomeno unico al mondo che non smette di affascinare gli italiani. Giusto rilievo, ma il punto vero è un altro. A un'autobiografia non autorizzata sull'uomo più famoso d'Italia non si chiede di essere pro o contro, ma di spiegare, illuminare, suggerire, accostando immagini, parole, episodi, dettagli. Magari estraendo a colpi di montaggio significati latenti nella testimonianza diretta. Mentre 'Silvio Forever' non spiega o non mostra molto di nuovo, ma finisce per celebrare il 'mistero', dunque inevitabilmente il fascino di una parabola che ormai ha davvero poco di personale. E anche un problema di durata: 80 minuti sono pochi, troppe cose restano accennate o inesplicate. Tanto più che invece di interrogare l'immenso materiale a disposizione, smontandone codici e retoriche con rigore e fantasia, Faenza e C. scelgono una linea, come dire, 'impressionistica', che non estrae un senso nuovo da immagini e testi, ma ne contempla l'effetto (che non esclude le gaffes e il ridicolo involontario naturalmente). Certo: ogni spettatore trarrà le sue conclusioni, ci mancherebbe. Noi avremmo preferito restare un po' più sorpresi e spiazzati." ('Il Messaggero', 25 marzo 2011)
"C'è un motivo per cui 'Silvio forever' è stato accolto con perplessità dal pubblico della proiezione stampa. Da questa sorta di autobiografia non autorizzata di Berlusconi, scritta dalla sulfurea coppia Rizzo e Stella di 'La casta' e realizzata dal politicizzato Faenza con Macelloni, ci si aspettava un'operazione militante. Invece, conferendo al personaggio una forza icastica di gran protagonista, il film spiazza, ma al contempo ha il pregio di suggerire le ragioni per cui il premier - nonostante i lati oscuri, i processi, il discutibile privato, le gaffe ecc. - regna tuttora sulla scena nazionale. Il suo segreto è che incarna una maschera stra-italiana; parla il linguaggio comune, ama la canzonetta, la barzelletta e il sesso, gli piace il bagno di folla, è vanitoso e maschilista, ha genuinamente in disprezzo lo stato e le istituzioni, mente con tranquillità, predica bene e razzola male. Viene in mente Borgese che nel 'Goliath' parlò del fascismo non come di un episodio storico, ma di una categoria dello spirito italico. In questa luce certo che la proiezione ha innervosito tutti: Silvio è sembrato for ever più che mai." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 25 marzo 2011)
"La biografia 'non autorizzata' di Berlusconi, 'Silvio forever', è un film spaventoso. Non perché sia brutto - tutt'altro. Ma proprio perché fa, letteralmente, spavento. Non aggiunge nulla a ciò che di Berlusconi si sa, volendo, da molti anni. Non è nemmeno, tecnicamente, una biografia 'non autorizzata', genere letterario furbetto che ha le sue regole (dovrebbe contenere qualcosa di scandaloso, inedito, scottante). 'Silvio forever' è costruito con materiali di repertorio a disposizione di chiunque voglia farsi un giretto su youtube, o scartabellare i libri sull'uomo - a cominciare dal suo, il brezneviano 'Una storia italiana' recapitato nel 2001 a molti ignari cittadini. Ma lo spavento nasce dal vedere questi materiali tutti assieme, in un riassunto reso travolgente dalla forza del montaggio - che, dai tempi di Lenin e di Dziga Vertov, è l'arma più potente. E lo spavento non viene da Berlusconi. Viene dal pensare a come quest'uomo ha plagiato l'Italia, dagli elicotteri del Milan alle cosce di Drive In. Anzi, viene dal pensiero immediatamente successivo: Berlusconi non ha plagiato l'Italia, l'ha interpretata. Con l'abilità del venditore (Montanelli lo definisce 'il più grande piazzista del mondo'), ha capito cosa volevano gli italiani e gliel'ha dato in quantità industriali. Si esce da 'Silvio forever' con l'agghiacciante pensiero che quell'avverbio, 'forever' (per sempre), sia vero. Prima o poi ci libereremo di Berlusconi, ma non ci libereremo mai dal berlusconismo." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 25 marzo 2011)