Shut In

2.5/5
Naomi Watts nell'horror/thriller claustrofobico di Farren Blackburn. Buone intuizioni, ma troppi sottogeneri

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CANADA 2016
Mary Portman è una psicologa infantile che lavora senza mai allontanarsi dalla sua casa, dove riceve a domicilio i pazienti e soprattutto si occupa del figliastro diciottenne Stephen, ridotto in stato vegetativo dall'incidente stradale in cui è morto il marito Richard. Quando resta coinvolta nella misteriosa sparizione del piccolo Tom, uno dei suoi pazienti, Mary comincia a essere perseguitata da strani eventi che condurranno a un'agghiacciante scoperta...
SCHEDA FILM

Regia: Farren Blackburn

Attori: Naomi Watts - Mary Portman, Oliver Platt - Dott. Wilson, Charlie Heaton - Stephen, Jacob Tremblay - Tom, David Cubitt - Doug, Crystal Balint - Grace, Clémentine Poidatz - Lucy, Tim Post - Sceriffo, Ellen David - Joan, Alex Braunstein - Aaron

Sceneggiatura: Christina Hodson

Fotografia: Yves Bélanger

Musiche: Nathaniel Méchaly

Montaggio: Baxter , Maryline Monthieux

Scenografia: Paul D. Austerberry

Costumi: Odette Gadoury

Altri titoli:

Shut In - L'inganno

Durata: 91

Colore: C

Genere: THRILLER

Produzione: TRANSFILM INTERNATIONAL, EUROPACORP, LAVA BEAR FILMS

Distribuzione: NOTORIOUS PICTURES (2017)

Data uscita: 2016-12-07

TRAILER
CRITICA
"(...) un film completamente sbagliato. Una sceneggiatura cucita col filo bianco si limita ad affastellare tutto il già-visto del repertorio paranormale, mentre la regia si sforza d'installare un'atmosfera opprimente attraverso l'identificazione con la protagonista, senza produrre mai alcuna tensione autentica. Ogni cosa è telefonata e prevedibile. Malgrado i tentativi di orientarlo su false piste, lo spettatore mangia sempre la foglia: ma prevedere quel che accadrà è una misera consolazione per chi ha pagato il biglietto. Se la brava Naomi fa del suo meglio, neppure a lei puoi chiedere miracoli." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 8 dicembre 2016)

"Non vorremmo neanche dirlo, ma la discutibile composizione di questo thriller di luoghi comuni (ma anche i capolavori partono dai luoghi comuni) richiama, con qualche eccesso di fiducia nelle proprie capacità di reinventare, la filiera da Hitchcock a Kubrick, passando per Craven e Carpenter. (...) La sceneggiatura fa acqua, la regia cerca di tappare i buchi. Ultima mezz'ora al buio." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 8 dicembre 2016)

"Ecco un giallo horror passabile solo nella confezione. (...) Tra le solite porte cigolanti, a far sobbalzare Naomi Watts e il pubblico meno smaliziato, stavolta non è un gatto ma un procione." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 7 dicembre 2016)