SERENATA TRAGICA

ITALIA 1951
Don Vincenzino Matturini, ricco levantino, proprietario di buona parte d'uno stabile a Mergellina, vorrebbe sfrattarne gl'inquilini; ma non vi riesce per l'opposizione di Don Peppino, proprietario d'un appartamento e d'una bottega. Don Vincenzino, ch'è innamorato di Margherita, la fidanzata di Don Peppino, cerca in tutti i modi di sbarazzarsi dell'incomodo rivale. Con la complicità della zia di Margherita, Don Vincenzino ordisce ai danni di Don Peppino una perfida trama e riesce a farlo condannare, benché del tutto innocente, come spacciatore di cocaina. Margherita, cui s'è fatto credere che Don Peppino l'abbia tradita, si lascia indurre ad accettare le proposte di Don Vincenzino; ma si studia di rimandare la data del matrimonio. Don Peppino, uscito di carcere, si reca la sera con gli amici a far una serenata a Margherita, che sta in una villetta di Don Vincenzino. Questi s'affaccia e sparando nel buio ferisce un amico di Don Peppino; ma egli stesso viene ferito mortalmente da un colpo di pistola. Peppino è accusato d'assassinio; ma il vero colpevole, che ha voluto vendicare un torto patito, si costituisce. Margherita e Peppino potranno coronare il loro sogno d'amore.
SCHEDA FILM

Regia: Giuseppe Guarino

Attori: Laura Gore - Zia Di Margherita, Folco Lulli - Don Vincenzino Matturini, Luigi Pavese, Mirella Uberti - Margherita, Mario Vitale, Ignazio Balsamo, Giovanni Grasso, Renato Della Torre, Dori Romano, Giancarlo Nicotra, Giovanna Pala, Silvia Moguet, Carlo Giustini - Don Peppino

Soggetto: Domenico Gambino, Renato Borraccetti

Sceneggiatura: Renato Borraccetti

Fotografia: Giovanni Ventimiglia

Musiche: Cesare A. Bixio

Scenografia: Alfredo Montori

Altri titoli:

GUAPPARIA

Genere: DRAMMATICO

Produzione: NEMI FILM

Distribuzione: NEMI FILM (REGIONALE)

CRITICA
"Ci risulta che a suo tempo questo film fu escluso dal beneficio della programmazione obbligatoria nè sappiamo se in un secondo tempo abbia ottenuto qualche riconoscimento (...). Il film in sè è di livello ben modesto, anche se l'interpretazione appare, in numerose scene, meritevole di considerazione". (A. Albertazzi, "Intermezzo", n. 24 del 31/12/1951).