Una campagna nel Mezzogiorno della Francia. Sul bordo di un campo, in una gelida alba invernale, un contadino trova il cadavere di una ragazza ventenne. Suicidio, omicidio o morte naturale, per il freddo terribile e gli stenti? La Polizia non ha elementi, né trova documenti a riguardo della vagabonda, ma conclude per la terza ipotesi. Il film è il racconto delle varie dichiarazioni e testimonianze dei molti che hanno incontrato la giovane Mona: negozianti, barboni, una fitopatologa, la cameriera di una vecchia signora, un filosofo tornato alla natura che, con moglie e bambini, vive facendo il capraio e così via. Ed è, allo stesso tempo, la storia di una scelta di vita, tristemente conclusasi vicino alla strada, una di quelle che la ignota e taciturna ragazza, venuta da chi sa dove, percorreva ed amava nel suo incessante andare....
SCHEDA FILM
Regia: Agnès Varda
Attori: Sandrine Bonnaire - Mona, Macha Méril - Signora Landier, Marthe Jarnias - Zia Lydie, Stéphane Freiss - Jean Pierre, Laurence Cortadellas - Elaine, Yolande Moreau - Yolande, Patrick Lepcynski - David, Joel Fosse - Paul, Yahiaoui Assouna - Assoun
Soggetto: Agnès Varda
Sceneggiatura: Agnès Varda
Fotografia: Patrick Blossier
Musiche: Joanna Bruzdowicz
Montaggio: Patricia Mazury, Agnès Varda
Altri titoli:
Vagabond
Without Roof or Rule
Durata: 105
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI
Produzione: OURY MILSHTEIN PER CINE-TAMARIS - FILM A 2
Distribuzione: ACADEMY PICTURES (1986) - GENERAL VIDEO
NOTE
- DIALOGHI: AGNES VARDA.
- LEONE D'ORO ALLA 42° MOSTRA DI VENEZIA (1985).
CRITICA
"Eccolo, il martirio della barbona; di quelle che si usano bruciare nelle baracche o si sfuggono per paura. Agnés Varda ce lo racconta con il suo stile riarso, con la secchezza dei modi e con la rinuncia ad ogni forma di gratuita drammatizzazione. In una struttura narrativa che tende solo ad enunciare, mirando, in ogni passaggio, all'essenziale. Anche all'interno di un carattere tanto difficile da penetrare, rappresentato sempre con la fredda oggettività del referto. Ricercando nel racconto soprattutto la sintesi, con ellissi che, pur lasciando filtrare tutto, tacciono non solo i momenti superflui ma anche quelli che, a livello narrativo, sembrerebbero più necessari. Una ballata dai solchi cristallini. Cui dà voce e presenza anche un'attrice, Sandrine Bonnaire, che sa costruirsi magistralmente una misura di fragile, solitaria espansione verso il proprio concetto di assoluto." (Claudio Trionfera, 'Il Tempo', 28 Febbraio 1986)
"Film per discutere, film per confessarsi. Le domande che pone non sono infatti di poco momento. Ci si chiede quanti mai, oggi, sfiorando per strada una ragazzotta sporca e sguaiata, una barbona che pretende aiuto ma si comporta come un rospo, siano disposti a soccorrerla pur sapendo che ha respinto quel minimo di decenza offertole da un mestiere. Le risposte saranno diverse. Ci sarà chi le girerà al largo, per cui non sentirà alcun rimorso quando quella ragazza verrà trovata morta di freddo e di stenti in un fosso. Ci sarà chi dirà di averla messa in guardia, e peggio per lei se non gli ha dato ascolto. Ci sarà chi ne darà la colpa alla società crudelissima con gli emarginati. Ci sarà chi, da bravo anarchico, la proclamerà santa. E ci sarà chi pur simpatizzando con lei si dorrà di non averla fermata in tempo. (...) Con tutto ciò 'Senza tetto né legge' è opera d'impegno. Per la varietà delle ambientazioni, il taglio lucido delle scene i brulli paesaggi invernali, qualche momento di humour. Nonché per gli interpreti una Sandrine Bonnaire che sa essere derelitta e aspra come conviene, una Macha Méril che mette nel disegno dell'esperta di platani la giusta dose d'autosfottò, una signora ultraottantenne, Marthe Jarnias, che deve essere stata la sola a divertirsi." (Giovanni Grazzini, 'Il Corriere della Sera', 24 Maggio 1986)
"Questo film vagabondo è anche la galleria dei personaggi che Monà incontra per la strada, i testimoni. Variano i tipi come i toni, tutti disegnati a punta secca con una maestria che - pur dando spazio a violenza, paura indifferenza - non esclude né l'ironia né la compassione. È un piccolo saggio di antropologia dove gli attori (Macha Meril come simpatica plantologa, la vecchia Marthe Jarnais in un'irresistibile scenetta di ebbrezza alcolica) si mescolano ai contadini veri. Rimane intanto il mistero del personaggio. Varda evita di farne una santa laica o una martire della ribellione e del rifiuto, pur indicandone le aperture sui cammini rischiosi e illusori della libertà. Sotto la sua guida esperta Sandrine Bonnaire risolve un paradosso di recitazione: riesce a rendere espressiva l'impenetrabile e inarticolata ottusità di Simona, detta Monà." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 24 Maggio 1986)