Maurice Lalubi, capo del movimento per l'indipendenza del suo paese, predica ai suoi fratelli neri la ribellione non violenta. Per il tradimento di uno di loro, egli cade nelle mani dei mercenari bianchi che, promettendogli la libertà, cercano di indurlo a firmare una sconfessione delle sue idee e del suo operato. Per dargli il tempo di riflettere, il capo dei mercenari, un colonnello olandese stanco e dubbioso, lo chiude in cella in compagnia di un bianco, un italiano che ha sempre vissuto di piccoli imbrogli e di traffici illeciti. Quando, dopo orrende torture, Lalubi, che si è rifiutato di firmare la dichiarazione, viene ricondotto in cella, il bianco, toccato dalla sua forza morale, gli dà, come può, sollievo, e per amor suo provoca e subisce la selvaggia reazione di un terzo prigioniero, un mercenario violento e cattivo. Intanto, uno dei capi neri, che vedono in Lalubi un pericolo, suggerisce un piano semplice e sicuro per sopprimerlo. I mercenari lo conducono in una zona deserta e uno del suo stesso popolo lo uccide con un colpo di pugnale. Pericolosi testimoni di quanto è accaduto, i suoi compagni di cella muoiono per mano dei soldati bianchi.
SCHEDA FILM
Regia: Valerio Zurlini
Attori: Woody Strode - Maurice Lalubi, Franco Citti - Oreste, Jean Servais - Il colonnello, Stephen Forsyth - Un prigioniero violento, Luciano Lorcas - Un aguzzino, Pier Paolo Capponi - Un ufficiale, Silvio Fiore, Salvatore Basile, Renzo Rossi, Giuseppe Transocchi, Mirella Pamphili
Soggetto: Valerio Zurlini
Sceneggiatura: Valerio Zurlini, Franco Brusati
Fotografia: Aiace Parolin
Musiche: Ivan Vandor
Montaggio: Franco Arcalli
Scenografia: Franco Bottari
Costumi: Franco Bottari
Altri titoli:
BLACK JESUS
Durata: 89
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: TECHNISCOPE TECHNICOLOR
Produzione: CARLO LIZZANI PER CASTORO FILM, ITAL NOLEGGIO CIN.CO
Distribuzione: I.N.C.
NOTE
- NATO COME EPISODIO DI VANGELO '70, DIVENNE POI UN FILM A SE STANTE PER LA DURATA.
- PRESENTATO AL XXI FESTIVAL DI CANNES (1968).
CRITICA
"Zurlini ha inteso affrontare un tema tremendo: quello dell'intolleranza e della violenza e a nostro parere riesce a dire ciò che era nelle sue intenzioni. (...) Zurlini dà un violento pugno nello stomaco dello spettatore ipocrita, lo obbliga a dichiararsi, a uscire dall'equivoco. Tra gli interpreti, il migliore è di gran lunga Woody Strode, davvero un bravissimo attore." (Pietro Bianchi, "Il Giorno", 15 maggio 1968)