Il trentenne stilista newyorkese Isaac Mizrahi, mentre sta preparando la sua sfilata per l'autunno 1994 confida le sue preoccupazioni, la sua ricerca di nuovi modelli che trae spunto da occasioni effimere e quotidiane come la visione del vecchio film 'Nanoock', che gli suggerisce pantaloni in pelle all'uso eschimese. Ma il tempo dello stilista è soprattutto preso - oltre che dalle continue visite nell'atelier per la definizione di tagli, modelli, finiture - dai suoi incontri con personaggi dell'alta società, a base di conversazioni tanto brillanti quanto fatue, come con la cantante attrice Eartha Kitt, la quale ad esempio ricorda un incidente con Orson Welles che addirittura la morse sul set, o con una santona della moda come Candy Pratt, con la quale pranza cercando di carpirne gli umori e la benevolenza per la sua futura esibizione. Isaac ricorda il doveroso "pellegrinaggio" a Parigi per seguire la sfilata al Louvre, e non lesina osservazioni radical-chic sulla Ville Lumière. Un momento di panico è causato dal fatto che un altro stilista ha avuto la stessa idea circa le pellicce ecologiche da lui ideate e la sfilata del rivale precederà di una settimana la sua. Mizrahi, dopo un momento di sconcerto, decide di andare avanti imperterrito. Infine arriva il grande giorno, e lo stilista ha un'idea rivoluzionaria: decide di separare il pubblico dai camerini e dalle sale di prova delle modelle solo con un malizioso tendaggio semitrasparente, che suscita la meraviglia e le chiacchiere delle modelle, tra cui spiccano i volti e le forme delle top più in voga del momento, e naturalmente l'entusiasmo del pubblico. Il giorno dopo la stampa si profonde in lodi sperticate per il giovane genio americano della moda giovane.
SCHEDA FILM
Regia: Douglas Keeve
Soggetto: Douglas Keeve
Sceneggiatura: Douglas Keeve
Fotografia: Ellen Kuras, Robert Leacock
Musiche: Autori Vari
Montaggio: Paula Heredia, Alan Oxman
Durata: 73
Colore: B/N-C
Genere: DOCUMENTARIO INCHIESTA
Specifiche tecniche: (1:1.66)
Produzione: HACHETTE FILIPACCHI FILMS, MIRAMAX FILMS
Distribuzione: CECCHI GORI DISTIRBUZIONE 1996
NOTE
- REVISIONE MINISTERO MARZO 1996
CRITICA
Come Wim Wenders, meno di Wenders, che in Tokyo Ga aveva tentato di approfondire lo stesso tema, Sbottonate ufficializza la figura dello stilista come empireo del sogno collettivo, mentre le modelle hanno preso il posto delle dive di un tempo. Il film illustra come si prepara una sfilata, in un prevedibile crescendo di tormenti, nevrosi e confusione, mentre Isaac Mizrhai promuove la trovata a suo parere memorabile, di allestire in scena un pannello in cui si riflettono le "ombre" del dietro le quinte del lavoro: come Giorgio Strehler nei Giganti della montagna, se vale il paragone. Il documentario di ottanta minuti, che procede di fretta nel montaggio alternato con macchina a mano, tra loft e vie di Manhattan, si conclude con la sospirata sfilata di moda, così come i musical finivano con la "prima". Può anche essere divertente, per addetti ai lavori, ma non diventa mai una vera testimonianza, non entra nel merito della creazione della moda, né dice gran chè su cosa la moda oggi rappresenta nel costume, come aveva grottescamente tentato Robert Altman in Pret-à-porter. (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 4 marzo 1996)
Il documentario mitizza, esalta, adula lo stilista, non svela alcun vero retroscena, è convenzionale e artefatto, stilisticamente neppure paragonabile a quello famoso di Scorsese su Armani: però l'universo delle sfilate, con le donne bellissime che lo popolano, è sempre curioso, non noioso. (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 3 marzo 1996)