Saranghanda, Saranghaji Anneunda

3/5
Lee Yoon-Ki unico asiatico in gara per l'Orso, con una piccola, toccante, storia di separazione. Bravissimi gli interpreti

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COREA DEL SUD 2011
Lei sta andando a Tokyo per lavoro e in macchina, sulla strada per l'aeroporto, dice al suo compagno che lo vuole lasciare. Lui accetta il fatto senza nessuna domanda, nessun confronto. Qualche tempo dopo, mentre Tokyo viene scossa da una violenta tempesta, la coppia trascorre l'ultimo giorno insieme nella casa che ha abitato negli ultimi tre anni. Nessuno dei due cerca una riconciliazione. La tempesta non accenna a cessare e i due trovano un gatto sul tetto del loro magazzino. Lo portano dentro, ma questo, spaventato, scappa e si nasconde. Poco dopo, alla porta si presenta una coppia in cerca di un gatto, che è capace di riaccendere inconsapevolmente alcuni vecchi sentimenti che sono rimasti inutilizzati per tanto tempo. I vicini di casa, alla fine, vanno via e loro cominciano a preparare l'ultima cena insieme...
SCHEDA FILM

Regia: Lee Yoon-ki

Attori: Lim Su-jeong - Lei, Hyeon Bin - Lui

Soggetto: Areno Inoue - racconto

Sceneggiatura: Lee Yoon-ki

Fotografia: Jang Hyeong-Wook

Montaggio: Kim Hyeong-ju

Scenografia: Seo Myeong-hye

Costumi: Lee Jin-sook

Effetti: Hong Jang-pyo

Altri titoli:

Come Rain, Come Shine

Kommt Regen, kommt Sonnenschein

Durata: 105

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)

Tratto da: racconto "The Cat That Can Never Come Home" di Areno Inoue

Produzione: BOM FILM PRODUCTIONS, OCTOBER PICTURES

NOTE
- IN CONCORSO AL 61. FESTIVAL DI BERLINO (2011).
CRITICA
"Il melodramma gelido (per interni) 'Un po' di pioggia, un po' di sereno', del coreano Lee Yoon Ki (in gara), mette alla prova chi al cinema è abituato all'azione semplice da seguire e incalzante nel ritmo, o almeno al piacere visuale della ripetizione, come negli oratori di Bela Tarr. Qui il fraseggio è più libero e anarchico, l'azione tutta interiore e il movimento misterioso, come nei thriller domestici di Giada Colagrande. (...) Come in un Bela Tarr metropolitano, rusticamente scorretto, ecco che appare anche qui una patata... L'incomunicabilità è diventata il travestimento emozionale dominante del cinema planetario under 30 contemporaneo, un sistema di deviazione logica, più che un fatto di sentimenti indecifrabili, che mette in difficoltà i sistemi biopolitici di controllo, in epoca internet. Ma quando si tratta di un film di coppia ambientato in Corea, la metafora della separazione/riconciliazione tra nord e sud è quasi obbligatoria. Ecco il perché del tono dominante, l'ineluttabile disperazione per una missione impossibile. Non si può crescere." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 18 febbraio 2011)