Roma Termini, stazione centrale di Roma, principale stazione d'Italia: 480.000 passeggeri in transito ogni giorno. Tra tutta questa gente, nascosto in mezzo alla folla, vive un gruppo di uomini e donne per i quali la stazione non è un punto di passaggio, ma un luogo di vita. Roma Termini diventa allora un'immensa anonima abitazione, una città nella città che ospita queste persone e le aiuta a trovare un modo per sopravvivere senza niente. Quattro uomini, quattro storie di persone in caduta libera, che, giorno dopo giorno, si ritrovano sempre più ai margini della società. Svanire lentamente, diventare invisibili: non più Stefano, Angelo, Tonino, Gianluca, ma solo un altro, anonimo, clochard.
SCHEDA FILM
Regia: Bartolomeo Pampaloni
Attori: Antonio Allegra, Gianluca Masala, Stefano Pili, Angelo Scarpa, Costantino , Mery
Soggetto: Bartolomeo Pampaloni
Fotografia: Bartolomeo Pampaloni
Musiche: Zeno Gabaglio, Sig
Montaggio: Eliott Maintigneux
Suono: Bartolomeo Pampaloni
Altri titoli:
Rome Terminal
Durata: 78
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Produzione: BARTOLOMEO PAMPALONI, EDMÉE MILLOT, ANDREA RICCIARDI PER ALBAMADA
NOTE
- MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA DEL PREMIO DOC/IT AL MIGLIORE DOCUMENTARIO ITALIANO ALLA IX EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2014, SEZIONE 'PROSPETTIVE ITALIA').
CRITICA
"Che li si chiami homeless o barboni, che si aggirino per le strade di New York o in quelle di Roma, alla Grand Central Station o alla Stazione Termini, non fa differenza. Sono uguali qui come dappertutto: sono degli invisibili. Una realtà durissima, oggetto di due pellicole presentate al Festival internazionale del cinema di Roma: un film, 'Time Out of Mind', diretto da Oren Moverman e interpretato da un intenso Richard Gere nei panni di un senza fissa dimora, e un documentario, 'Stazione Termini', firmato da Bartolomeo Pampaloni che racconta in presa diretta la vita di alcuni dei tanti clochard che 'abitano' il principale scalo ferroviario della capitale. Dunque, un'opera di fantasia e un docufilm per raccontare, entrambi con pregi e difetti, una medesima condizione di disagio sociale, di emarginazione e di degrado umano. 'Time Out of Mind' (...) con il marcato realismo che non pare cercare il plauso del pubblico (...) ha il pregio di costringere quest'ultimo a osservare qualcosa che non vorrebbe vedere, offrendo il quadro drammatico della condizione dei senzatetto, della loro solitudine, delle loro angosce, della loro quotidiana lotta per la sopravvivenza e per ritrovare un posto nel mondo, un senso di appartenenza. Un quadro confermato, anzi accentuato, dalle esperienze, queste sì davvero reali, dei protagonisti del documentario di Pampaloni. Negli ampi e caotici spazi della Stazione Termini, città nella città con i suoi oltre quattrocentomila passeggeri in transito ogni giorno, s'intrecciano le tragiche esistenze di Angelo, Stefano, Tonino e Gianluca, uomini che per scelta o per sorte hanno perso i riferimenti delle loro vite. Persone con problemi di alcol, droga, salute mentale, con precedenti penali, costretti a sopravvivere chiedendo l'elemosina, affidandosi alla sensibilità di qualcuno disposto a offrire distrattamente qualche spicciolo, una sigaretta, una coperta, un pasto caldo, e litigando per uno spazio meno freddo di notte, più volte sul punto di dire definitivamente basta. (...) Pampaloni prova (...) a documentare cosa succede a chi improvvisamente si ritrova senza nessuno, per la strada, e cosa vuol dire staccarsi lentamente dalla comunità per scivolare inesorabilmente verso l'anonimato, nell'invisibilità sociale. 'Stazione Termini' è un'opera sincera, cruda, diretta: nessuna troupe, nessuna sceneggiatura, per lasciare spazio alla vita vera, ai protagonisti, liberi di raccontarsi e di mostrare la loro condizione, senza sensazionalismo e facile retorica. L'operazione riesce abbastanza, anche se il regista finisce per interagire con uno di loro, influenzandone le scelte. Un'invasione indebita, ma forse un modo per testimoniare la sua umanità in un contesto in cui l'umanità si smarrisce. Ciononostante Pampaloni ha il merito di mostrarci queste persone per quello che sono, con le loro fragilità e le loro speranze, e non per come le considerano gli altri." (Gaetano Vallini, 'L'Osservatore Romano', 26 ottobre 2014)