Una domenica di Maggio, a casa di Carolina si contano le ore. Ne mancano solo 24 al giorno in cui bisognerà aderire pubblicamente alla commozione collettiva che ha travolto una piccola comunità sul mare, a pochi chilometri dalla capitale. Se n'è andato Mauro Secondari, un giovane operaio caduto nella fabbrica in cui, da quelle parti, hanno transitato almeno tre generazioni. E da sette giorni Carolina è rimasta sola, con un figlio di dieci anni, e con la sua fatica immensa a sprofondare nel dolore per la perdita dell'amore della sua vita. Manca un giorno solo al funerale dove tutti si aspetteranno una giovane vedova devastata che sviene ogni due minuti. Come fare a non deludere tutta quella gente? E soprattutto come fare a non deludere se stessa?
SCHEDA FILM
Regia: Valerio Mastandrea
Attori: Chiara Martegiani - Carolina, Arturo Marchetti - Bruno, Renato Carpentieri - Cesare, Stefano Dionisi - Nicola, Milena Vukotic - Ada, Mattia Stramazzi - Ciccio, Walter Toschi - Ictus, Giancarlo Porcacchia - Morbido, Silvia Gallerano - Sonia, Emanuele Bevilacqua - Aldo, Milena Mancini - Marta, Giordano De Plano - Paolo, Lino Musella - Mauro
Soggetto: Valerio Mastandrea, Enrico Audenino
Sceneggiatura: Valerio Mastandrea, Enrico Audenino
Fotografia: Andrea Fastella
Musiche: Riccardo Sinigallia - musiche originali, Emiliano Di Meo - musiche originali
Montaggio: Mauro Bonanni
Scenografia: Marta Maffucci
Costumi: Olivia Bellini
Suono: Gianluca Costamagna - presa diretta
Durata: 95
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: SIMONE ISOLA, PAOLO BOGNA PER KIMERAFILM, CON RAI CINEMA
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
Data uscita: 2018-11-29
TRAILER
NOTE
- PRODUTTORI ASSOCIATI PER KIMERAFILM VALERIO MASTANDREA, SIMONA GIACCI, ERMANNO GUIDA, LAURA TOSTI.
- FILM RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE E REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO E IL PATROCINIO DEL MIBACT-DGC.
- IN CONCORSO AL 36. TORINO FILM FESTIVAL (2018).
- CANDIDATO AL DAVID DONATELLO 2019 PER: MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE PREMIO GIAN LUIGI RONDI.
- CANDIDATO NASTRI D'ARGENTO 2019 PER: MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE.
CRITICA
"Leggero, profondo e sorprendente. Per un film che gira intorno al funerale di un operaio morto sul lavoro, Valerio Mastandrea ha costruito 'Ride', il suo esordio da regista, come meglio non poteva: riflettendo senza pesantezze sul dolore e su come le persone si sentono obbligate ad esprimerlo, affidando alle inquadrature (controllatissime, mai una sbavatura) il compito di sottolineare la lotta dei sentimenti, ma soprattutto affrontando temi seri con un'ironia contagiosa. (...) Poteva uscirne un melodramma, Mastandrea ne fa una commedia malinconia e surreale, che quasi si vergogna delle sue profondità e si presenta allo spettatore in punta di piedi. Come un ospite inatteso che non vuole essere invadente ma che ha molto da dirci." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 28 novembre 2018)
"La verità è che Valerio Mastandrea ha scelto un tema tutt'altro che facile per esordire alla regia di un lungometraggio. (...) la commedia dai toni spesso surreali al dramma, «coniugando la stralunatezza di Gianni Zanasi con il rigore di Daniele Vicari». Se bisogna cercare un difetto in Ride è forse l'aver messo troppa carne al fuoco, la voglia di Mastandrea di affrontare in una volta sola i tanti temi che gli stanno a cuore. Ma questo è il neo della maggior parte delle opere prime, un peccato veniale superato dalla sincerità del regista, dal desiderio di mettersi in gioco e alla prova, dalla sensibilità di una scrittura che cerca la verità nei personaggi, da una regia solida, fantasiosa, e dal talento degli attori, tra i quali spicca Stefano Dionisi, lontano dal grande schermo da tre anni e capace di restituire con profonda onestà la rabbia e il dolore, la tenerezza il mistero." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 28 novembre 2018)
"(...) A quarantasei anni e venticinque di recitazione, è l'esordio alla regia di Valerio Mastandrea, unico titolo italiano in concorso al 36° Torino Film Festival e da domani in sala (110 schermi). (...) La sceneggiatura, scritta da Valerio a quattro mani con Enrico Audenino (...) 'la cosa che più mi manca - rivela Mastandrea - è non poter avere un confronto con Claudio' Caligari, di cui tre anni fa produsse l'ultimo film 'Non essere cattivo': 'Ho ritrovato i suoi luoghi, ne sento perfino la spinta, ma vorrei ancora che lui mi demolisse'. È un'eredità poetico-antropologica travasata nel malavitoso Nicola, e sopra tutto in Cesare e gli altri vecchietti (...) I vecchi sono pilastri di certi valori che oggi nella velocità perdiamo".
(...). Per dirla con Gadda e Carpentieri, riecheggia 'la cognizione del dolore', che Mastandrea non inibisce ma acuisce pizzicando il registro comico e surreale, e la deflagrazione degli opposti individuale/sociale e autonomia/omologazione non fa prigionieri: 'Ride' è un'opera prima imperfetta ma generosa, ostinata e contraria, scossa però determinata, che ha qualcosa da dire - e da far vedere - e tradisce prospettive ambiziose, laddove il regista dovesse acquisire più fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli spettatori. Tocca accantonare l'enfasi (anche ideologica), ridurre le ingenuità (e la musica!) ed eliminare pleonasmi e spiegoni, ma lo sguardo c'è, e merita di radicalizzarsi: aver scelto da attore che passa alla regia la questione della libertà, libertà di e libertà da, lascia ben sperare." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 28 novembre 2018)