Nel 1917, il dottor William Rivers lavora nell'ospedale militare di Claiglockart, in Scozia, dove vengono accolti i feriti di guerra, non nel fisico ma nella mente. Lì si trova anche Sigfried Sassoon, poeta e già eroe di guerra, che scrive una coraggiosa dichiarazione in cui, pur non rinnegando i principi che hanno mosso il conflitto, ne denuncia l'ormai inutile massacro di vite e ne auspica una soluzione diplomatica. Grazie all'intervento dell'amico Robert Graves, il poeta-soldato evita la corte marziale e viene affidato al dottor Rivers. In ospedale, Sigfried conosce il giovane Wilfried Owen, che incoraggia a comporre a sua volta poesie. Il dottor Rivers è anche impegnato molto da Billy Prior, che si è chiuso nel mutismo ed ha poi una relazione con Sarah, infermiera conosciuta in un bar fuori. Rivers capisce che il suo ruolo è quello di guarire i soldati solo per renderli abili a tornare di nuovo al fronte, e cerca di opporsi. Wilfried però, considerato 'sano', viene rispedito in prima linea e muore. Sigfried scrive una lettera a Rivers, in cui gli invia l'ultima poesia scritta da Wilfried, che il dottore legge commosso.
SCHEDA FILM
Regia: Gillies MacKinnon
Attori: Jonny Lee Miller - Billy Prior, Stuart Bunce - Wilfred Owen, Tanya Allen - Sarah, John Neville - Dottor Yealland, David Hayman - Dottor Bryce, Jonathan Pryce - Dottor William Rivers, James Wilby - Siegfried Sassoon, Dougray Scott - Robert Graves
Soggetto: Pat Barker
Sceneggiatura: Allan Scott
Fotografia: Glen MacPherson
Musiche: Mychael Danna
Montaggio: Pia Di Ciaula
Durata: 114
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: ROMANZO OMONIMO DI PAT BARKER
Produzione: ALLAN SCOTT, PETER R.SIMPSON.
Distribuzione: I.I.F. - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO
NOTE
REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1997.
SEZIONE "BRITISH RENAISSANCE" VENEZIA 1997.
CRITICA
"Contrasti forti, personaggi ben delineati, un'ambientazione che, con rigore, privilegia - salvo nei flashback - la tetraggine dei luoghi chiusi pervasi tutti da una costante oppressione claustrofobica. Il dilemma centrale, grazie a una regia molto sensibile, sorretta dalle stesse doti già rivelate da Mackinnon in 'Playboys' e in 'Uno strano scherzo del destino', si propone ad ogni svolta dell'azione con risentimenti forti, dosati o sfumati, però, nello stesso tempo, con equilibri delicati; fino a smussare certe asprezze addirittura nel lirismo. Vi concorrono una fotografia tutta toni scuri e quasi plumbei e una recitazione che, specialmente nei due protagonisti, non poteva essere più incisiva e più intensa. Lo psichiatra è Jonathan Price, attraversato da dubbi e da dilemmi, molto più concentrato e raccolto che non in 'Evita', dov'era Peron, ed in Carrington, che pure gli aveva ottenuto a un festival di Cannes il premio per l'attore. Il soldato-poeta è James Wilby, già visto, ed apprezzato, in due film di James Ivory, 'Maurlse' e 'Casa Howard'." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 14 novembre 1997)
"Al contrario di quello che capita in buona parte dei film che ci siamo abituati a vedere, in 'Regeneration' di Gillies Mackinnon, dal bel romanzo di Pat Barker la guerra è vera, i personaggi anche, e così il problema, nonostante sia apparentemente lontano nel tempo. Il regista di 'Small Faces' ci parla di un conflitto che sembra lontano, ma che continua a restare il paradigma della guerra devastante in cui gli uomini si scontrano e si uccidono a pochi metri di distanza. E come due film francesi - 'La vita e nient'altro' e 'Capitan Conan' entrambi di Tavernier - affronta il problema non nel vivo dell'azione, ma nella riflessione di un momento di pausa che rende quell'azione astratta e paradossale. (…) Mackinnon disegna la sua storia con luci cupe, livide, austere, non sbaglia un tono, fa un film nobilmente démodé - e così antiemotivo da essere più vicino ai ragionamenti antimilitaristi di Sassoon che ai versi di quell'autentico grande poeta che fu Wilfred Owen." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 18 novembre 1997)
"Come in 'Orizzonti di gloria' di Kubrick, un intenso messaggio antimilitarista: l'esordiente Gillies MacKinnon realizza un film di guerra moderno (dove le trincee sono flashback grigi e claustrofobici e la vera tragedia è intimo orrore) dotato del solito, impeccabile professionismo britannico, ben recitato da Jonathan Pryce e da James Wilby, non scontato nella riflessione sul pacifismo (di ieri e di oggi), avvinghiato da una bella fotografia brunastra. Peccato che via via 'Regeneration' s'irrigidisca in una regia un po' monocorde e prosaica e che la poesia e la psicanalisi come deterrenti della mente alla devastazione dei corpi non siano sufficiente mente esplorati." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 9 dicembre 1997)