Nel 1922, un giovane che durante la prima guerra mondiale aveva disertato entra a far parte di un gruppo che, in nome dell'ideale marxista, tenta di opporsi alle azioni dello squadrismo fascista. Giorno dopo giorno, però, il ragazzo si sente sempre più vicino agli ideali del nazionalismo fascista e, dopo aver ripudiato il comunismo, i suoi compagni e le azioni in cui si era impegnato in precedenza, si unisce a un gruppo di camerati. Pieno di vergogna per il suo passato, il ragazzo cerca un riscatto e, pochi giorni prima della Marcia su Roma, sacrifica la sua vita al nuovo ideale.
SCHEDA FILM
Regia: Marcello Albani
Attori: Carlo Tamberlani - Giuseppe Madidini, Mario Ferrari - Segretario del Fascio, Camillo Pilotto - Capolega, Vera Carmi - Maria, Mino Doro - Carlo, Aroldo Tieri - Giuseppe Bongiovanni, Lauro Gazzolo - Tonio, Bella Starace Sainati, Sandro Salvini, Corrado De Cenzo, Vittorio Duse, Carlo Minello, Emilio Petacci, Ugo Sasso, Raniero De Cenzo, Giovanni Onorato, Atte Ughetti, Ilia Ughetti, Guglielmo Barnabò, Oscar Andriani, Leda Gloria, Maria Melato, Luigi Pavese, Carola Lotti, Carlo Romano, Osvaldo Genazzani, Ermete Tamberlani, Luigi Cimara, Giulio Tempesti, Nando Tamberlani
Soggetto: Roberto Farinacci - dramma
Sceneggiatura: Roberto Farinacci, Marcello Albani
Fotografia: Emanuel Filiberto Lomiry
Musiche: Mario Nascimbene
Montaggio: Dolores Tamburini
Scenografia: Sandro Marzano
Aiuto regia: Maria Basaglia, Ermete Tamberlani
Durata: 96
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: dramma omonimo di Roberto Farinacci
Produzione: MARFILM- ARTISTI ASSOCIATI
Distribuzione: ARTISTI ASSOCIATI
NOTE
- IL FILM E' STATO GIRATO A CINECITTA'. ALCUNI ESTERNI A CREMONA E AL TEATRO "PONCHIELLI".
CRITICA
"La riduzione che lo stesso regista Albani ha elaborato dal dramma di Farinacci è molto ampia di cadenze e di toni, ha mirato tanto a individuare le ansie, i dubbi e le speranze dei singoli protagonisti quanto a colorire il vasto coro del quale quei protagonisti sono il più evidente accento, ed è quasi sempre riuscita a raggiungere un non facile equilibrio fra i due elementi. Il pericolo maggiore che, data la complessità dell'assunto, si presentava al riduttore e al regista era di cadere nel simbolo, nell'allegoria, nel fregio e nel bassorilievo; e tutto ciò è stato evitato dando il massimo spicco alle singole vicende, rendendole assai concrete e vissute, arricchendole di tocchi semplici e umani". (Mario Gromo, 'La Stampa', 21 febbraio 1943)