Geraldine Pailhas interpreta se stessa mentre interpreta il ruolo di un'attrice chiamata a vestire i panni di Grace Slick, la cantante dei Jefferson Airplane, sotto la direzione dello stesso Kerrigan. Le immagini dell'interprete e del personaggio reale si sovrappongono sullo schermo, intrecciandosi nel frattempo con la storia di una donna, dal tragico finale.
SCHEDA FILM
Regia: Lodge H. Kerrigan
Attori: Géraldine Pailhas - Rebecca Herry/Géraldine Pailhas, Pascal Gregory - Jérôme Herry/Pascal Greggory
Sceneggiatura: Lodge H. Kerrigan
Fotografia: Laurent Brunet, Josée Deshaies
Montaggio: Marion Monnier
Scenografia: Katia Wyszkop
Durata: 71
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: BOSSA NOVA
NOTE
- IN CONCORSO AL 63. FESTIVAL DI CANNES (2010) NELLA SEZIONE 'UN CERTAIN REGARD'.
CRITICA
"Sul catalogo del festival la sinossi dice: Grace Slick, Monterey, 1967, Rebecca H. Gennevilliers, 2000. Géraldine Pailhas, Paris, 2010. Tre nomi, tre luoghi, tre date, così Lodge Kerrigan racconta il suo film 'francese', 'Rebecca H. (Certain Regard). E in un certo senso è l'unica maniera possibile. Chi è 'Rebecca H.'? (...) 'Rebecca H.' non è un film sul cinema, è soprattutto un commovente ritratto di donna, doloroso e stratificato nelle tre storie. Una riflessione amorosa sulla fatica di 'essere' qualcun altro, stare su una scena, schermo o palcoscenico, di guardarsi e di guardare in un'infinita sovrimpressione di moli. C'è una sequenza molto bella, verso la fine, quando l'attrice Pailhas abbagliata dal riflettore, mentre le tagliano i capelli per somigliare di più a Grace Slick, la guarda cantare e ripete piano le parole usando mani e gesti. Si sente la sua sofferenza (vita al lavoro), ma sarebbe riduttivo dire che 'Rebecca H.' è un film sull'interpretazione. Il titolo viene dal personaggio 'anonimo', un film sulla vita, allora, necessaria alla messinscena, e su un molteplice femminile al cui dolore Kerrigan si avvicina con rispettosa dolcezza. Non c'è poi davvero bisogno di spiegare, 'Rebecca H.' emoziona nel suo essere cinema, è già un regalo meraviglioso. (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 21 maggio 2010)