Kane, un'anziana donna, che a Nagasaki abita in una caratteristica casa e veste abiti tradizionali, ospita per l'estate quattro nipoti alle soglie dell'adolescenza, figli dei suoi due figli Tadao e Yoshie, mentre i genitori si trovano a Honolulu per affari da uno zio, fratello di Kane, che ha fatto fortuna ed è ora gravemente ammalato. Ai ragazzi la nonna racconta la spaventosa tragedia della bomba atomica che distrusse Nagasaki, uccidendole anche il marito, maestro di scuola. Quando i ragazzi, per curiosità e spirito d'avventura, si recano sui luoghi indicati dal racconto-mito di Kane, non trovano nulla di disastroso: il punto più devastato dalla bomba è stato trasformato in un "parco della rimembranza" attraversato da gruppi di turisti; la scuola del nonno è stata ricostruita, e unico ricordo dell'atomica è la struttura metallica contorta di un gioco da giardino, che l'esplosione ha reso irriconoscibile, dove si raccolgono gruppi di anziani ex-allievi sopravvissuti, per curare i fiori di un'aiola dedicata agli scomparsi. A rompere la staticità del quotidiano in casa di Kane è una lettera dei genitori che comunica il desiderio dello zio malato di rivedere la sorella, con l'invito di raggiungerlo alle Hawaii. Mentre per i ragazzi la prospettiva di andare in America è elettrizzante, la nonna sembra non ricordare quel fratello. Quando decide di andare, l'inattesa decisione, comunicata a Yoshie e Tadao di ritorno da Honolulu, è uno sgomento: sia lo "zio d'America" sia il figlio Clark, natogli dal matrimonio con un'americana, ignorano la morte del nonno a Nagasaki a causa dell'atomica. E' stato loro nascosto per non offendere gli americani e i naturalizzati americani, "che non amano ricordare Hiroshima e Nagasaki, specie se sono di origine giapponese", dicono a propria discolpa. Tutto sembra voler essere cancellato, ma tutto viene superato dall'arrivo del giovane Clark e dall'inchino alla giapponese con il quale chiede scusa a nome dell'America per l'accaduto. Solo Kane sfida il pacifismo interessato del suoi, e rivendica la dignità di quel morti e del loro ricordo.
SCHEDA FILM
Regia: Akira Kurosawa
Attori: Sachiko Murase - Kane, La Nonna, Hisashi Igawa - Tadao, Figlio Di Kane, Narumi Kayashima - Machiko, Moglie Tadao, Tomoko Otakara - Tami, Figlia Di Tadao, Mitsunori Isaki - Shinjiro, Toshie Negishi - Yoshie, Figlia Kane, Hidetaka Yoshioka - Tateo, Figlio Di Yoshie, Mie Suzuki - Minako, Figlia Di Yoshie, Choichiro Kawarasaki - Noboru, Richard Gere - Clark
Soggetto: Kiyoko Murata
Sceneggiatura: Akira Kurosawa
Fotografia: Masaharu Ueda, Takao Saito
Musiche: Shinichirô Ikebe
Montaggio: Akira Kurosawa
Scenografia: Yoshirô Muraki
Costumi: Kazuko Kurosawa
Altri titoli: RHAPSODY IN AUGUST
Durata: 95
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI
Tratto da: TRATTO DAL RACCONTO "NABE NO NAKA" DI KIYOKO MURATA
Produzione: HISAO KUROSAWA
Distribuzione: LIFE INTERNATIONAL - MULTIVISION, VIDEOPIU' ENTERTAINMENT
CRITICA
"E' un piccolo film minore, un pò verboso, con dialoghi ora espositivi ora didattici, una storia esile fin troppo esemplare e, nel suo sincero umanesimo, un film senile, dunque sentenzioso". (Morando Morandini, "La rivista del cinematografo") "Richard Gere appare nel film soltanto per pochi minuti, ed è tanto imbarazzato dal dover recitare (nella versione originale) in giapponese, da non staccare quasi gli occhi da terra". (Lietta Tornabuoni, "La Stampa") "Le immagini sono di grande poesia". (Alfio Cantelli, "Il Giornale") "Rapsodia in agosto è un film sulla memoria e sulla possibilità di trasmettere sentimenti e cultura da una generazione all'altra". (Irene Bignardi, "La Repubblica") "Il film rivolge un sarcastico rimprovero a coloro che offuscati da un chiassoso benessere, non sanno più individuare il bene e il male del mondo". (Francesco Bolzoni, "L'Avvenire") "Kurosawa esprime bene l'intristito disagio di una generazione straziata ed eroica sulla quale è calato senza applausi il sipario". (Franco Colombo, "L'Eco di Bergamo") "Rapsodia in agosto" di Akira Kurosawa ha dei momenti di grande bellezza, di limpida commozione ma non è all'altezza dei capolavori dell'imperatore del cinema giapponese". (Valerio Caprara, "Il Mattino")