Ragione e sentimento

Sense and Sensibility

USA 1995
Ai primi anni dell'800, morendo, Henry Dashwood lascia tutti i suoi beni, per legge, al figlio di primo letto, John, facendogli promettere di aver cura della sua seconda moglie e delle sue tre figlie Elinor, Marianne e Margaret. Fanny Ferrars, moglie di John, non gradisce la simpatia che sorge tra il fratello Edward e le tre sorelle Dashwood, e diffida Elinor, che simpatizza particolarmente col giovane, dal nutrire vane speranze. Dopo l'offerta del cugino Sir John Middleton di ospitare le parenti a Burton Cottage nei pressi di Londra, Elinor si occupa della casa e attende invano la promessa visita di Edward; Marianne si avventura in un idillio col brillante vicino John Willoughby frustrando la discreta corte del colonnello Brandon. Ma Willoughby inspiegabilmente parte per Londra, lasciando Marianne desolata. La suocera di Sir Middleton, la pettegola Jennings, porta le tre giovani Dashwood a Londra: ad esse si unisce Lucy Steele, amica della figlia, che confida ad Elinor di essere fidanzata clandestinamente con Edward. A Londra si scopre che Willoughby, diseredato dalla zia per la sua storia con Marianne ha optato per la ricca dote di un'altra donna. Poi Brandon rivela a Elinor che il suo grande amore perduto, Eliza, ha avuto una figlia e costei è stata sedotta e abbandonata da Willoughby. Disperata, Marianne, uscita sotto la pioggia, viene soccorsa da Brandon e si mette a letto con una polmonite cui scampa a stento. Improvvisarnente compare Edward che dichiara il suo amore ad Elinor, mentre Marianne, commossa dalla dedizione e dalla discrezione di Brandon, decide di sposarlo.
SCHEDA FILM

Regia: Ang Lee

Attori: Emma Thompson - Elinor Dashwood, Kate Winslet - Marianne Dashwood, Hugh Grant - Edward Ferrars, Oliver Ford Davies - Signorina Grey, Lone Vidahl - Dottor Harris, Josephine Gradwell - Cameriera, Robert Hardy - Sir John Middleton, Tom Wilkinson - Signor Dashwood, Harriet Wakter - Fanny Dashwood, Gemma Jones - Signora Dashwood, Elizabeth Spriggs - Signora Jennings, James Fleet - John Dashwood, Ian Brimble - Thomas, Eleanor McCready - Signora Bunting, Greg Wise - John Willoughby, Alexander John - Curato, Imelda Staunton - Charlotte Palmer, Hugh Laurie - Signor Palmer, Allan Mitchell - Pigeon, Emilie François - Margaret Dashwood, Alan Rickman - Colonnello Brandon, Imogen Stubbs - Lucy Steele, Isabelle Amyes - Betsy, Richard Lumsden - Robert Ferrars

Soggetto: Jane Austen

Sceneggiatura: Emma Thompson

Fotografia: Michael Coulter

Musiche: Patrick Doyle

Montaggio: Tim Squyres

Scenografia: Luciana Arrighi

Costumi: Jenny Beavan, John Bright

Durata: 135

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Tratto da: tratto dal romanzo omonimo di Jane Austen

Produzione: LINDSAY DORAN - MIRAGE

Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA, COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO, DVD: COLUMBIA TRISTAR

NOTE
- 2 GLOBI D'ORO 1996: MIGLIOR FILM DRAMMATICO E MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE A EMMA THOMPSON.

- 3 PREMI BAFTA 1996: MIGLIOR FILM, MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA E NON PROTAGONISTA.

- OSCAR 1995 PER MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE ER ALTRE 5 CANDIDATURE: FILM, ATTRICE PROTAGONISTA E NON, FOTOGRAFIA, COSTUMI, MUSICA.

- ORSO D'ORO ALLA BERLINALE 2006.

- REVISIONE MINISTERO FEBBRAIO 1996.

- IL FILM E' STATO CAMPIONE D'INCASSI IN GRAN BRETAGNA NEL 1996.
CRITICA
"Ang Lee si è mosso tra questi intrighi ottocenteschi ambientati nella provincia inglese (siamo nel Devonshire) con la sua abituale grazia venata di umorismo (il testo gliel'ha scritto Emma Thompson che qui recita nella parte di Elinor): i costumi, le cornici, quella mentalità pre-vittoriana così negativa e oppressiva nei confronti della condizione femminile è riuscito ad evocarli con nitido vigore, ora affidandosi a modi gentili ora consentendosi impennate risentite, senza cedere mai, però, a facili polemiche. Tutto così - il dolore, l'amore, la povertà, la ricchezza, le caste e le classi sociali - riesce sempre a diventare occasione piacevole di spettacolo, qui con il garbo necessario, là anche con una certa durezza narrativa solo smussata, a tratti, da qualche guizzo leggero d'ironia. Con il sussidio, spesso molto attento e partecipe, delle interpreti principali, non solo Emma Thompson, ormai a suo agio in ogni parte e qui particolarmente tesa e impetuosa nel carattere di Elinor, ma anche Kate Winslet (già vista in 'Creature del cielo') nel personaggio tutto passioni incontrollate di Marianne. Sempre più deludente, invece, Hugh Grant nei panni di Edward, ridotto a una silhouette di maniera, vacua ed esteriore. Comincio a pensare che le aspettative con cui avevamo salutato i suoi esordi in 'Maurice' fossero mal riposte." ('il Tempo', Gian Luigi Rondi, 13/3/96)

"La storia delle due sorelle - l'ironica e pragmatica Elinor e la romantica e veemente Marianne - che devono imparare a convivere con inedite e spinose problematiche finanziarie ed amorose, risulta dettagliata senza un guizzo stilistico, un contrappunto tagliente, una svisata creativa, un po' di sincero sense of humour. S'accomodi chi s'accontenta di rimirarsi nella bella impaginazione, in un cinema inscenato, costumato, fotografato e musicato con perizia, animato da bravi attori (tra cui l'ormai invadente Emma Thompson), ma impietosamente ed inequivocabilmente convenzionale. Pensierino aggiuntivo: sarà sensato ipotizzare che la settima arte entri nel Duemila accompagnata da una pantomima di mobili Chippendale e tè delle cinque, passeggiate sui prati e schermaglie salottiere a base di "Buongiorno, signorina Dashwood", "Certamente, Sir John" o "Ecco il colonnello Brandon"? ('Il Mattino', Valerio Caprara, 12/3/96)

"Il lavoro di Ang Lee, di Luciana Arrighi, dell'operatore Michael Coulter e della costumista Jeanny Beavan, s'appoggia sull'adattamento, ossia sul modo in cui Emma Thompson ha sceneggiato e dialogato il romanzo. Non appartengo alla setta degli "janeites" e, perciò, non so cogliere quanto di thompsoniano sia stato versato nel vino austeniano (è una colpa?) ma ritengo che sia stata rispettata la dote principale della scrittrice: il genio comico. Ragione e sentimento è il raro caso di una storia lacrimosa che si risolve in una commedia appoggiata all'ironia e all'umorismo. In questa vicenda il cui motore centrale è il denaro (la mancanza di denaro che spiega nelle due sorelle l'ansiosa ricerca di un marito), la lucidità dello sguardo è conservata nel quadro di una struttura espositiva agile, che non fa sentire i 135 minuti della sua durata. Al servizio di un gruppo di personaggi dove i deboli sono gli uomini e l'unica arpia è una donna, c'è un'affiatata squadra di attori inglesi dov'è impossibile stabilire una gerarchia di bravura. Non è esclusa dagli elogi la Thompson che con i suoi trentasei anni impersona la 19enne Elinor, così degna nel suo "self-control". Sembra che abbia accettato la parte soltanto per le insistenze di produttrice e regista. Hanno fatto bene a insistere." ('Il Giorno', Morando Morandini, 10/3/96)

"Sotto lo smalto gentilizio, le conversazioni brillanti, le buone maniere di cui è fatto il film, si intravvede il profondo orrore della condizione femminile dell'Ottocento (e oltre), la ferocia dei rituali sociali, la perfidia del galateo, la fatica di adeguare, appunto, ragione e sentimento, senno e sensibilità, buon senso e passioni senza farsi stritolare dalle convenzioni, dall'orgoglio e dai pregiudizi. Se tutto il cast femminile è perfetto, qualche goffaggine la si può vedere nella superstar Hugh Grant, che nei panni dell'oggetto dell'amore di Elinor non è esattamente disinvolto e naturale. Ma il taiwanese Ang Lee, sensibile come ha dimostrato di essere al contrasto tra sentimenti e tradizione (cos'altro è il tema di 'Banchetto di nozze' o di 'Mangiare bere uomo donna'?), si tuffa nel paesaggio fisico e umano dell'Inghilterra del primo Ottocento con molto humour, con sorprendente mimetismo, e con un bel senso degli ambienti, dei rituali, dei rapporti sociali. Il risultato è un film molto godibile, che parla con leggerezza di cose serie. La sua aria convenzionale, "femminile", a modo, è solo il travestimento romanzesco di una realtà neanche troppo lontana: vogliamo aprire un confronto sulla condizione matrimoniale delle donne nel Terzo Mondo?" (La Repubblica, Irene Bignardi, 10/3/96)