Arrivata a 45 anni, Magali, vedova, ha scelto di vivere in campagna dove fa la viticultrice. Conduce una vita solitaria da quando il figlio e la figlia se ne sono andati. La sua migliore amica, Isabelle, felicemente sposata, non sopporta questa situazione, pensa che Magali possa ancora rifarsi una vita e, a sua insaputa, le cerca un marito, mettendo un annuncio sul giornale. Allo stesso tempo anche Rosine, la ragazza del figlio, vuol fare sposare di nuovo Magali e si da da fare per presentarla a Etienne, il suo professore di filosofia, con cui ha avuto una relazione, e che viene invitato alla festa per le imminenti nozze della figlia di Isabelle. Quest'ultima intanto incontra Gerald, un uomo che ha risposto all'annuncio e, dopo qualche inevitabile equivoco, invita anche lui alla festa. Arriva il giorno, si fanno le presentazioni, Etienne non piace a Magali, la quale, ancora ignara delle manovre dell'amica, è invece attratta dallo sconosciuto Gerald. Lo sorprende però in conversazione con Isabelle, pensa che tra i due ci sia del tenero, e rinuncia alle sue mire. Ma quando Gerald la accompagna alla macchina, Magali scopre la verità si arrabbia molto con Isabelle e va via da sola. Alcune coincidenze però fanno in modo che Magali e Gerald si rivedano, lasciando intravedere per loro la possibilità di un futuro insieme...
SCHEDA FILM
Regia: Éric Rohmer
Attori: Marie Rivière - Isabelle, Béatrice Romand - Magali, Alain Libolt - Gérald, Didier Sandre - Étienne, Alexia Portal - Rosine, Stéphane Darmon - Léo, Aurélia Alcaïs - Émilia, Matthieu Davette - Grégoire, Yves Alcais - Jean-Jacques
Soggetto: Éric Rohmer
Sceneggiatura: Éric Rohmer
Fotografia: Diane Baratier
Musiche: Claude Marti, Gérard Pansanel, Pierre Peyras, Antonello Salis
Montaggio: Mary Stephen
Altri titoli:
Autumn Tale
Durata: 110
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: FRANÇOISE ETCHEGARAY PER LES FILMS DU LOSANGE, LA SEPT CINÉMA, RHÔNE-ALPES CINÉMA, SOFADINKO
Distribuzione: BIM DISTRIBUZIONE (1998) - MEDUSA - MONDADORI
CRITICA
"Eric Rohmer ha oggi 78 anni e fa film da quasi quaranta (il primo lungometraggio, 'Il segno del leone', è del 1959). Ma il tempo per lui sembra veramente essersi fermato. Ancora una volta, dopo i tanti ritratti contenuti nella serie 'Commedie e proverbi', arrivando alla conclusione dei 'Racconti delle quattro stagioni', Rohmer scrive un soggetto che si potrebbe definire di quotidiana banalità, incentrato su problemi sentimentali, affanni di cuore, vibrazioni interiori. Situazioni per niente originali, che Rohmer riscatta con una scrittura cinematografica di straordinaria ricchezza. L'occhio del regista segue con estrema discrezione il succedersi dei fatti, quasi timoroso di intervenire ma in realtà dipanando le premesse per creare uno scoppiettante scontro di caratteri, equivoci, incomprensioni. Colpisce la felicità che riempie il racconto. Rohmer ha verso i personaggi e per i loro affanni una tensione umanistica forte e convincente. Ne deriva una linea che unisce la presenza dell'uomo a quella della natura in un punto d'equilibrio dalle non dichiarate ma precise sfumature spirituali". ("Segnalazioni cinematografiche", vol. 126, 1998).