Quell'oscuro oggetto del desiderio

Cet obscur objet du désir

SPAGNA 1977
Mathieu Faber, maturo vedovo, incontra casualmente a Losanna e a Parigi, una ballerina di flamenco, Conchita Perez, e se ne innamora pazzamente. Nonostante la generosità con la quale il ricco signore provvede alla madre di lei, una bigotta non avversa ai biglietti di banca, e alla ragazza che ospita regalmente nella propria villa di campagna, questa viene seguita come un'ombra dal giovane chitarrista Morenito e si concede limitatamente all'anziano protettore, tenendolo inappagato e costantemente sulla corda di sentimenti e di istinti frustrati. Dopo una ennesima lite, un amico di Mathieu riesce a fare rimpatriare le due Perez con foglio di via. Il Faber, tuttavia, si reca a Siviglia e ritrova Conchita che conduce il suo crudele gioco all'estremo: dopo essersi fatta regalare una splendida casa, finge di unirsi con Morenito sotto gli occhi di Mathieu. Questi parte verso Madrid-Parigi e, quando la ragazza appare accanto al treno, la inonda con un secchio d'acqua. A Madrid, tuttavia, viene compensato con analoga doccia e a Parigi i due, nei pressi della Senna, continuano a bisticciare ancora assieme.
SCHEDA FILM

Regia: Luis Buñuel

Attori: Fernando Rey - Mathieu Faber, Carole Bouquet - Conchita, Ángela Molina - Conchita, Julien Bertheau - Edouard, André Weber - Maggiordomo, María Asquerino - Incarnación, Ellen Bhal - Manolita, Jacques Debary - Magistrato, Milena Vukotic - Viaggiatrice, Alain Pieral - Psicologo, Muni - Custode, Jaeger Claude - Direttore del bar, David Rocha, Isabelle Rattier, Bernard Musson, Jean-Claude Montalban, Annie Monange, Antonio Duque, Auguste Carrière, Valerie Blanco, Isabelle Sadoyan, Jean Santamaria, André Lacombe, Rita Lluch-Peiro

Soggetto: Pierre Louÿs - romanzo

Sceneggiatura: Jean-Claude Carrière, Luis Buñuel

Fotografia: Edmond Richard

Montaggio: Hélène Plemiannikov

Scenografia: Pierre Guffroy

Costumi: Francesco Smalto, Sylvie de Segonzac

Effetti: François Suné

Aiuto regia: Pierre Lary - assistente, Juan Luis Buñuel - assistente

Altri titoli:

Ese oscuro objeto del deseo

That Obscure Object of Desire

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICO

Tratto da: romanzo "La donna e il burattino" (1898) di Pierre Louÿs

Produzione: GREENWICH FILM PRODUCTIONS, INCINE COMPANIA INDUSTRIAL CINEMATOGRAFICA, LES FILMS GALAXIE

Distribuzione: CINERIZ - PANARECORD

NOTE
- IL ROMANZO 'LA DONNA E IL BURATTINO' ('LA FEMME ET LE PANTIN', 1898) DELLO SCRITTORE FRANCESE PIERRE LOUYS HA ISPIRATO ANCHE JACQUES DE BARONCELLI PER CONCHITA MONTENEGRO IN 'CONCHITA' NEL 1928, JOSEPH VON STERNBERG PER MARLENE DIETRICH IN 'CAPRICCIO SPAGNOLO' ('THE DEVIL IS A WOMAN', 1935) E JULIEN DUVIVIER PER BRIGITTE BARDOT IN 'FEMMINA' NEL 1958. ENTRAMBI I FILM FRANCESI IN ORIGINALE HANNO LO STESSO TITOLO DEL LIBRO.
CRITICA
"Il film si ispira a 'La donna e il fantoccio' (1898) dello scrittore francese Pierre Louÿs (...) mediante una accurata sceneggiatura oltre che elegante realizzazione, lo imposta come riflessione di un maturo borghese sulle sue disavventure nei confronti di una giovanile bellezza che non si sa se sia angelo o demonio, se idealista di un amore completo o cinica sfruttatrice della forza di attrazione che esercita sulla insperata vittima. L'intromissione del contesto sociale e politico di un mondo in cammino verso l'odio distruttore della gioventù anarchica non sembra sposarsi molto bene con i temi fondamentali del lavoro che, letti al di fuori del polemico contesto abituale del regista, sono una analisi dell'amore, non priva di ambiguità, ma interessante per l'aspirazione implicita a legami sentimentali più completi che non quelli della pura conquista carnale." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 84, 1978)

"'Il burattino' è dunque incarnato da Fernando Rey, attore considerevole, mentre la donna è interpretata da due attrici sconosciute, la francese Carole Bouquet e la spagnola Angel Molina. Questo sdoppiamento del personaggio femminile è uno degli enigni del film: è inutile cercarvi una spiegazione razionale, che del resto Buñuel si rifiuta di dare, come per tutti i simboli che egli usa nei suoi film. Una sola chiave, evidentemente, per questo esoterismo: Buñuel è stato surrealista dai tempi di 'Un cane andaluso' e di 'L'età dell'oro' e, caso unico, lo è restato totalmente e profondamente. Per lui il surreale è figlio della realtà: vale a dire che tutto ciò che fa vedere nei suoi film deve essere preso e capito di primo acchito come la realtà ma che questa realtà nasconde un secondo significato che lo spettatore è libero di decifrare come vuole." (Marcel Martin, 'Ecran 77', n. 61, pag. 42)