Sette personaggi arrivano in un piccolo villaggio sulle rive dell'Atlantico, malgrado non sia ancora arrivato il caldo, per trascorrervi tre giorni di vacanza. Non si conoscono tra di loro ma hanno una cosa in comune: sono tutti alla ricerca di se stessi. Si incontreranno, si perderanno e si scontreranno mescolando le proprie esistenze. Al momento della partenza nessuno di loro sarà più lo stesso.
SCHEDA FILM
Regia: Nicole Garcia
Attori: Benoît Magimel - Pierre, Vincent Lindon - Serge, Jean-Pierre Bacri - Jean-Louis Bertagnat, Benoît Poelvoorde - Joss, Patrick Pineau - Mathieu, Arnaud Valois - Adrien, Ferdinand Martin - Charlie, Minna Haapkylä - Nora, Sophie Cattani - Séverine, Philippe Lefebvre - Pierre-Yves, Jean-Claude Frissung - Padre di Séverine, Jean-Pierre Bagot - Preside, Grégoire Leprince-Ringuet - Thierry, Valérie Benguigui - Madre di Charlie, Jérôme Robart - Ballhaus, Samir Guesmi - Mo, Philippe Magnan - Ricordi, Marc Betton - Uomo in trattativa con Joss, Louise Vincent - Signora anziana, Jean Foulquier - Gestore del bar
Sceneggiatura: Nicole Garcia, Jacques Fieschi, Frédéric Bélier-Garcia
Fotografia: Stéphane Fontaine
Montaggio: Emmanuelle Castro
Scenografia: Thierry Flamand
Costumi: Nathalie du Roscoät
Effetti: Stephane Bidault, Autre Chose
Altri titoli:
La vita secondo Charlie
Durata: 130
Colore: C
Genere: DRAMMATICO COMMEDIA
Produzione: LES PRODUCTIONS DU TRESOR, STUDIO CANAL, FRANCE 3 CINEMA
Distribuzione: LUCKY RED (2007)
Data uscita: 2007-04-13
NOTE
- IN CONCORSO AL 59MO FESTIVAL DI CANNES (2006).
CRITICA
"La sesta regia della Garcia accumula personaggi e sottotrame sospendendo tutto allo sguardo innocente (ma non del tutto...) del piccolo Charlie (...) Fra equivoci, imprevisti, tradimenti, crisi di nervi, rivelazioni, colpi di boomerang, capita perfino di divertirsi, ma emozionarsi mai. E sì che la regista aveva la soluzione sotto mano: bastava restare vicini a Charlie e sarebbe stata un'altra musica. Ma tutti quegli adulti insieme sono troppo laboriosi e affettati per conquistarci." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 maggio 2006)
"Si è scritto e poi rappresentato questo alternarsi di episodi una regista francese, Nicole Garcia, dalla carriera piuttosto discontinua anche se il suo film precedente a questo, "L'avversario" dei meriti li aveva. Qui, dato quel via vai di personaggi, ha privilegiato una cifra corale evitando di far prevalere un personaggio sull'altro ed anzi ingegnandosi a tener sempre le singole storie in equilibrio fra loro. I toni, in genere, sono abbastanza sospesi, fino, in alcuni casi, a tenersi quasi all'implicito e all'alluso, confermati da una serie di finali che, pur qualcuno in chiavi liete, tendono piuttosto a farsi intuire aperti, perché lo spettatore scelga le conclusioni di cui più si sente convinto. È un merito ma, in alcune svolte della trama, rischia anche di essere un demerito perché non tutto risulta sempre chiaro e per questo o quel personaggio si finisce per non afferrare fino in fondo né i contorni né le motivazioni. Riscattano comunque in parte questi demeriti degli interpreti tutti molto attenti a disegnare, anche con finezza, i rispettivi caratteri. Jean-Pierre Bacri è il sindaco, con risvolti umoristici, Vincent Lindon, il padre che chiede al figlio di proteggere il suo adulterio, finendone però smascherato, Benoît Magimel, il marito tradito ma con un certo mistero di sfondo. Lo si ricorderà, con Chabrol, nella 'Damigella d'onore'". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 11 aprile 2007)
"Anche sceneggiatrice di 'Quello che gli uomini non dicono', Garcia ha tagliato una ventina di minuti dopo la fredda accoglienza ricevuta al Festival. E' vero che il suo film sconta la voglia di dire troppe cose, mettendo in scena un eccesso di personaggi dai destini incrociati senza riuscire a dare a ciascuno lo sviluppo adeguato; né basta a rendere omogenea la materia il ricorso alla metafora pessimistica del boomerang, che si rivolta contro chi lo lancia. Sospendendo le pretese di compattezza narrativa, tuttavia, si possono apprezzare alcuni meriti, a cominciare dalle interpretazioni del sempre più bravo Jean-Pierre Bacrì e del ruvido Vincent Lindon." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 13 aprile 2007)
"Dalle parti della commedia con gusto della costruzione geometrica (come 'Un po' per caso un po' per desiderio', di Danièle Thompson oppure 'La cena dei cretini', di Francis Veber) si pone come struttura, ma in chiave più malinconica pur non senza spirito. 'Quello che gli uomini non dicono' di Nicole Garcia con quel gusto per la messa in valore del parco attori francesi. (...) Un po' di humour, poco dolore, molta più malinconia e la capacità di rendere con lo spirito le défaillances, i crolli improvvisi. Interessante notare che la sceneggiatura è stata scritta da Nicole Garcia con il drammaturgo Frédéric Bélier-Garcia e con Jacques Fieschi, che ha scritto almeno altri due film cruciali come 'Notti Selvagge' di Cyril Collard e 'Un cuore in inverno' di Claude Sautet." (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 13 aprile 2007)
"Piace alla regista attrice inquadrare le rimozioni, gli infantilismi degli adulti, la fragilità dei sentimenti, la voglia di bugia che azzera i complessi, i rancori, i rimorsi soprattutto nel rapporto coi figli. L'alt del giro dell'oca: contrapposizione di carattere e di sessi. Purtroppo il film è lungo e monocorde, psicologismi e raffinatezze del tocco si ritorcono come un boomerang in un racconto iper intimista, zeppo di chiaroscuri infine troppo compiaciuto. Nel cast, un grande Bacri." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 13 aprile 2007)
"Il film psicologico è spesso un disastro: a meno che non sia un capolavoro, e questo non si è sinora mai visto nel lavoro di Nicole Garcia. (...) E' bravo ancor più di sempre Jean-Pierre Bacrì che interpreta il sindaco della cittadina: la sua espressività scoraggiata, la sua tensione e bravura sono davvero ammirevoli. Il film no." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 13 aprile 2007)
"La Francia e l'Italia hanno copiato lo stile di WoodyAllen: storie collettive di borghesi, che solo formalmente hanno una vita pubblica, distillate in film sulle loro vite intime. Una sineddoche imposta anche dai ritmi cinematografici, certo ridotte al tentativo di appagare il desiderio, queste esistenze lasciano però freddo lo spettatore che non viva per accoppiarsi. Nel ramo, comunque, le commedie francesi come 'Quello che gli uomini non dicono' (triste reinvenzione del titolo originale, 'Selon Charlie', 'Secondo Charlie'), sono più professionali e meno pedanti, per non dire meno sordide, di quelle italiane. Resta il quesito: perché andare a vedere in Italia due ore mezza di film dove i personaggi sono normali uomini di provincia francesi?". (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 13 aprile 2007)