Charlotte "Charlie" Cantilini ha finalmente trovato l'uomo giusto, Kevin Fields. Purtroppo a rovinare i suoi sogni d'oro interviene la madre di lui, Viola, ex conduttrice Tv che è appena stata licenziata e che non trova niente di meglio da fare che passare il tempo a torturare colei che ha deciso di portarle via il suo adorato figliolo. Ma quello che Viola non sa è che ha trovato in Charlie una rivale di tutto rispetto...
SCHEDA FILM
Regia: Robert Luketic
Attori: Jennifer Lopez - Charlotte "Charlie" Cantilini, Jane Fonda - Viola Fields, Michael Vartan - Kevin Fields, Wanda Sykes - Ruby, Adam Scott - Remy, Annie Parisse - Morgan, Monét Mazur - Fiona, Will Arnett - Kitt, Elaine Stritch - Gertrude, Stephen Dunham - Dottor Chamberlain, Jimmy Jean-Louis - Principe Amir, Amber Mead - Amber, Stephanie Turner - Tanya Murphy, Jenny Wade - Samantha Flynn, Wayne Nickel - George
Soggetto: Anya Kochoff
Sceneggiatura: Anya Kochoff
Fotografia: Russell Carpenter
Musiche: David Newman
Montaggio: Scott Hill, Kevin Tent
Scenografia: Missy Stewart
Costumi: Kym Barrett
Effetti: Frank Ceglia, Benoît Girard, Dan Walker, Kenneth Nakada, Digital Dimension
Altri titoli:
Monster in Law
Durata: 101
Colore: C
Genere: SENTIMENTALE COMMEDIA
Produzione: AVERY PRODUCTIONS; NEW LINE CINEMA; BENDER-SPINK INC.
Distribuzione: EAGLE PICTURES
Data uscita: 2005-10-07
CRITICA
"Lo scopo, unico e dichiarato, è quello di divertire e un po' ci si riesce, ma non si può dire che quella guerra fra donne abbia sempre i colori giusti perché la sostengono elementi così prevedibili e facili da risultare quasi soltanto mezzucci. Però al centro ci sono quelle due attrici per la prima volta una di fronte all'altra ed è giusto riconoscere Jane Fonda, pur nelle vesti per lei insolite di un personaggio negativo, ce la mette tutta per sostenerlo con bizze, smorfie, sotterfugi che forse, qua e là, colorisce perfino troppo, ma che un certo risultato l'ottengono. Ben spalleggiata, oltre a tutto, da un'avversaria come Jennifer Lopez che, anche lei, quando si incattivisce, non resta certo indietro. In mezzo a loro sfigura molto, anche come personaggio sciapo, il franco-americano Michael Tartan già visto a suo tempo qui da noi in 'Fiorile' dei fratelli Taviani e di recente, con Robin Williams, in 'One Hour Photo': anche lì, però, rimanendo di fianco." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 7 ottobre 2005)
"'Quel mostro di suocera' è la classica commedia americana ma, dietro la macchina da presa c'è Robert Luketic ('La rivincita delle bionde') e davanti addirittura Jane Fonda, che torna al cinema dopo 15 anni. E, benché 'Quel mostro di suocera' non sia la risposta americana a Lars Von Trier, il regista ha un ottimo senso del ritmo, i dialoghi sono ben scritti e Jane Fonda non tradisce le aspettative. Il risultato è una commedia che scorre veloce, senza momenti noia, e strappa anche qualche risata. Almeno fino agli ultimi dieci minuti. Perché nel finale, purtroppo, vengono invece raggruppati tutti i luoghi comuni e il buonismo che il regista è riuscito a tenere a bada per il resto del film. E non è un caso sporadico: tagliare gli ultimi minuti ai film hollywoodiani degli questi anni è il sogno proibito di molti." (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 7 ottobre 2005)
"La guerra tra suocera e nuora è un tema logoro, convenzionale, ma il conflitto di gelosia, di generazione, di classe, rimane sempre divertente e scemo: non esattamente l'ideale per la rentrée di un'attrice di eccellenti tradizioni famigliari e personali, erede di una dinastia ammirevole." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 7 ottobre 2005)
"Il tono del film dovrebbe essere brillante, ma si sorride solo prendendo per buoni i comportamenti deliranti che il copione impone alle Fonda e che lei ha fatto male ad accettare in un film che esce in Italia pochi giorni prima della ponderosa autobiografia, 'La mia vita finora'. (?) I luoghi comuni ci sono tutti, mentre l'unica originalità - il titolo originale 'Monster in Law', assonante con 'Mother in Law' (suocera) - si perde nella traduzione." (Maurizio Cabona, 'Il giornale', 7 ottobre 2005)
"Forse solo i produttori che, visto il successo di 'Ti presento i miei' e relativo seguito, hanno partorito l'ideona di confezionarne una versione al femminile,con la Fonda al posto di De Niro e la Lopez a sostituire Ben Stiller. C'è da augurarsi che Jane torni presto, ma con qualcosa di meglio di questo, frutto del copia-incolla di situazioni largamente risapute. Incluse le battute 'autoderisorie' sul sedere della Lopez." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 7 ottobre 2005)
"Misteri del cinema. Nel 1990, a 53 anni, Jane Fonda si congedò dallo schermo con un film impegnato, di quelli che piacevano a lei: 'Lettere d'amore' di Martin Ritt, protagonista un' operaia che viene in soccorso al cuoco Robert De Niro licenziato per analfabetismo. E passiamo ai giorni nostri: Hanoi Jane ricompare a sorpresa, come secondo nome sotto l'emergente Jennifer Lopez, nella commediola 'Quel mostro di suocera', un genere che a suo tempo avrebbe snobbato. Impossibile non porsi due domande, legate l'una all'altra: perché lasciò e perché è tornata con un film che contraddice l'immagine della diva combattente? (?) Spiegàti i precedenti resta poco da dire su 'Quel mostro di suocera' di Robert Luketic, dove Jennifer Lopez sul punto di sposare Michael Vartan si trova di fronte la gelosissima suocera Fonda pronta ai peggiori soprusi per impedire il matrimonio. Forte di un aspetto incredibilmente fresco e agile, la diva fa ricorso a tutta la sua esperienza per incarnare in chiave grottesca un personaggio nevrotico e odioso. Una prestazione professionale ineccepibile anche se non entusiasmante, tant'è vero che quando come suocera della suocera entra in scena la grande Elaine Stritch (classe 1926) il film prende un' altra vita. Quanto al resto, la Lopez è bella ma insipida, Vartan è un mammozzo e le risate se le prende tutte la segretaria Wanda Sykes sparando battute evidentemente appiccicate. Resta la curiosità di sapere se questa seconda Jane Fonda avrà un futuro e se tornerà, felicemente come in passato, a coniugare il cinema con i suoi bollenti spiriti di anima libertaria." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 7 ottobre 2005)