Ascoltato il parere dei suoi consiglieri, il principe di Licordia nomina il primogenito Alfonso erede di tutti i suoi averi, mentre costringe il figlio cadetto, Nunzio, a ritirarsi in un convento di frati laici, a Monza. Cresciuto dal suo precettore nell'ignoranza più completa sul sesso e sulle donne, Nunzio, nominato priore, attira la bramosia di un'educanda, la contessina Camilla, che cerca in tutti i modi di sedurlo. Mirando a farsi cacciare dal convento - per la cui vita non ha una vocazione - Nunzio intanto ha incominciato a inimicarsi i frati privandoli dei ricchi pasti a cui erano avvezzi. Per vendicarsi di lui essi decidono allora di favorire Camilla nel suo intento. Introdotta nottetempo nella cella di Nunzio, la contessina lo seduce; a quell'incontro altri ne seguono, finché un giorno la donna partorisce un maschietto. Giunta finalmente l'occasione di liberarsi di Nunzio, i frati lo denunciano all'Inquisizione, che lo condanna ad essere murato vivo, ma con diritto ai pasti. Passati cinquant'anni, il cardinal Borromeo gli concede la grazia e Nunzio che si è mantenuto giovane ritrova Camilla anch'ella, per virtù d'amore, ancor fresca e splendente.
SCHEDA FILM
Regia: Giovanni Grimaldi
Attori: Lando Buzzanca - Nunzio di Licordia, Igli Villani - Camilla, Paolo Carlini - L'ex Padre Priore, Didi Perego - L'istitutrice Perelli, Alfredo Rizzo - L'aio, Umberto D'Orsi - Il Cardinale, Paul Müller - Inquisitore, Carlo Sposìto, Ileana Rigano, Léa Nanni, Nino Vingelli, Emanuela Fallini, Irene Aloisi, Aldo Bufi Landi, Enzo Andronico, Renato Malavasi
Soggetto: Giovanni Grimaldi
Sceneggiatura: Giovanni Grimaldi
Fotografia: Aldo Greci
Musiche: Roberto Pregadio
Montaggio: Amedeo Giomini
Durata: 90
Colore: C
Genere: COMICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA, EASTMANCOLOR
Produzione: GIANNI BUFFARDI PER FEDEMA CINEMATOGRAFICA
Distribuzione: D.C.I. - AVO FILM
CRITICA
"Scollacciata commediaccia erotica in costume, e più spesso senza per la seducente Igli Villani, diretta dal poco prolifico e ancora meno elegante Gianni Grimaldi, che sguinzaglia il linguacciuto Lando Buzzanca alla ricerca del talismano della comicità. Che comuque ogni tanto fa capolino, anche per merito del bravo protagonista, incatenato al cinema pecoreccio". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 31 ottobre 2001)