Prove per una tragedia siciliana

2/5
Affettuoso, tenero e personale: John Turturro "torna" in Trinacria. Fuori concorso, con Camilleri e la Finocchiaro

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ITALIA 2009
L'attore e regista italo-americano John Turturro racconta il suo "ritorno" in Sicilia, la terra da cui i suoi genitori emigrarono in cerca di fortuna senza mai farvi ritorno. Il suo viaggio parte da Palermo e si conclude a Agrigento, l'antica Aragona, nella casa natale di sua madre. A bordo di una Vespa guidata da Vincenzo Pirrotta, Turturro si lascia guidare alla scoperta di Palermo, tra il mercato della Vucciria e il teatrino dei Pupi di Mimmo Cuticchio. Nel corso del suo viaggio incontra alcuni dei testimoni più autorevoli della tradizione siciliana: Andrea Camilleri gli racconta dell'usanza di fare dei regali ai bambini in occasione del 2 novembre e Gioacchino Lanza Tomasi lo fa entrare nella casa del suo avo Tomasi di Lampedusa.
SCHEDA FILM

Regia: Roman Paska

Attori: John Turturro - Se stesso, Andrea Camilleri - Se stesso, Vincenzo Pirrotta - Se stesso, Mimmo Cuticchio - Se stesso, Gioacchino Lanza Tomasi - Se stesso, Emma Dante - Se stessa, Donatella Finocchiaro - Se stessa

Sceneggiatura: Roman Paska, John Turturro

Fotografia: Marco Pontecorvo

Musiche: Giovanni Sollima

Montaggio: Michael Berenbaum, Rick Derby

Scenografia: Donna Zakowska

Costumi: Donna Zakowska

Durata: 77

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: GIULIANA DEL PUNTA E BRUNO RESTUCCIA PER ESPERIA FILM, IN COLLABORAZIONE CON ASSESSORATO REGIONALE AI BENI CULTURALI, FILM COMMISSION SICILIA

Distribuzione: RAI CINEMA

NOTE
- FUORI CONCORSO ALLA 66. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2009).
CRITICA
"Inizia come documentario standard (interviste a Lanza Tommasi e Vincenzo Pirrotta) e si trasforma in una sequenza di provini ipnotici a ragazze dalla sensualità wedekindiana per un film a soggetto da girare chissà quando... Un omaggio alla Sicilia, ai suoi misteri e ai suoi valori, l'onore, l'onestà, la virilità, la femminilità, al profondissimo senso della morte, attraverso i nonni materni di Palermo e Aragona (Agrigento) che lasciarono nel dna del cineasta americano di "Illuminata", alcune concezioni drammaturgiche robuste, modernissime e antichissime. Ci si concentra inizialmente su alcune considerazioni antropologiche dello scrittore Andrea Camilleri, a proposito del vitalissimo pessimismo atavico dei siculi, e sulla forma tipica di dramma isolano, il teatro, metà arabo metà cristiano, dei pupi, attraverso il suo massimo reinventore ossequioso, Mimmo Cuticchio, e poi si mettono in scena, in carne e ossa, e voce di adolescenti, strappandole alla secolare appropriazione maschile, quei testi di eroiche imprese di paladini e amori impossibili e blasfemi tra mori e cristiani. Come se Obama diventasse Orlando. Turturro poi proseguirà la sua immersione «ai confini delle radici» con un lavoro sulla canzone napoletana, ritessendo antichi fili per trovar tracce dimenticate ma ancora fertili. Nella storia interculturale tra America e Italia questo «back to the future» potrebbe essere liberatorio soprattutto per noi, perché gli occhi di Turturro levano via scorie folk e pericolose nostalgie «etno». C'è più 'Trasformers' e 'Tetsuo' in questi pupi metallici, che nelle industriette padane «al nero», da secessionare per la vergogna." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 06 settembre 2009)