Dopo un pauroso incidente d'auto, Dan Merrick, brillante architetto californiano, dopo essere stato in coma, ritrova a poco a poco le sue fattezze, grazie alla chirurgia plastica, ed il calore della giovane e bella moglie Judith sembra restituirlo agli affetti familiari. Avendo però perduto la memoria circa le sue vicende, anche se ha recuperato le facoltà di discernimento, non riesce a sopprimere l'angoscia di improvvisi sprazzi che riguardano il folle volo dell'auto nel vuoto, uno specchio frantumato ed una pistola. Ma i primi dubbi affiorano con la scoperta di foto compromettenti di sua moglie con Jack Stanton. Da una fattura in sospeso di ben settemila dollari scopre che, prima dell'incidente, egli aveva assoldato l'investigatore privato Cus Klein per accertare la relazione di Judith con questi. Anche Jenny Scott, moglie del socio in affari di Dan, Jeb, conferma la relazione tra i due, nonchè rivela che lei e Dan erano a loro volta amanti. Frattanto Stanton via fax fissa un appuntamento con Judith, e Dan e Klein vedono la donna scendere davanti all'hotel scelto per l'incontro e poi giungere l'automobile Porsche di Stanton con a bordo un uomo, che subito dopo si allontana velocemente. Dopo un drammatico inseguimento nel bosco il presunto Stanton spara al detective. A casa, Dan vede rientrare la Porsche: a bordo c'è Judy che gli spiega che in realtà lui, Dan, ha ucciso Stanton; insieme lo hanno portato ad un relitto di nave per farlo dissolvere negli acidi, e lei ha finto di essere Stanton per depistare Klein. Mentre Judith esce, Jenny chiama Dan pregandolo di raggiungerlo. Ma quando egli giunge la donna è stata assassinata. Klein, sopraggiunto, sospetta dapprima l'architetto ma qualcosa lo spinge a recarsi con lui al relitto: qui Dan ha la sorpresa di trovare il cadavere di se stesso, perfettamente conservato. Pertanto lui non può essere che Stanton. Arriva Judith e spara a Klein, che piomba in acqua. Mentre fuggono in auto, aiutato dallo shock subito, Stanton ricorda finalmente la verità: è Judith ad avere ucciso Merrick, dopo l'ennesima lite furibonda. Stanton è arrivato un istante dopo il delitto, ha aiutato Judith ad occultare il cadavere nel relitto, ha guidato ubriaco la macchina uscendo di strada e sfigurandosi il volto e perdendo la memoria. Stanton cerca di persuaderla a costituirsi, e giunge a minacciarla con la pistola: al che Judith lancia la vettura verso il parapetto, e mentre Stanton riesce a saltar giù, ella si sfracella sugli scogli sottostanti.
SCHEDA FILM
Regia: Wolfgang Petersen
Attori: Tom Berenger - Dan Merrick, Bob Hoskins - Gus Klein, Greta Scacchi - Judith Merrick, Joanne Whalley - Jenny Scott, Corbin Bernsen - Jeb Scott, Debi A. Monahan - Nancy Mercer, Bert Rosario - Rudy Costa, Jedda Jones - Sadie, Scott Getlin - Jack Stanton, Kellye Nakahara - Lidia, Frank Cavestani - Poliziotto, Theodore Bikel - Dr. Burkus, George Herbert Semel - Chirugo plastico, Dierk Torsek - Dr. Benton, Jasmin Gabler - Segretaria di Jeb, Charlene Hall - Seconda segretaria, Dona Hardy - Donna al negozio
Soggetto: Richard Neely
Sceneggiatura: Wolfgang Petersen
Fotografia: László Kovács
Musiche: Alan Silvestri
Montaggio: Glenn Farr, Hannes Nikel
Scenografia: Gregg Fonseca
Costumi: Erica Edell Phillips
Durata: 99
Colore: C
Genere: THRILLER
Specifiche tecniche: PANORAMICA
Tratto da: tratto dal romanzo "The Plastic Nightmare" di Richard Neely
Produzione: JOHN DAVIS, DAVID KORDA, ORTWIN FREYERMUTH, GAILKATZ
Distribuzione: LIFE INTERNATIONAL, MULTIVISION, VIDEOPIU' ENTERTAINMENT
CRITICA
"Se lo scambio di persona non è cosa nuova, se si son visti altre volte sullo schermo matrimoni apparentemente idilliaci che cominciano a rivelare oscure ombre inesplorate, se la presenza dell'immancabile investigatore privato non può certo stupire, ci pensano il ritmo serrato e la bravura di Berenger, ma soprattutto di Hoskins a rendere il film interessante. La Scacchi è donna di indiscutibile bellezza, ma le sue doti di interprete, mai esplose, in verità, rimangono anche qui nel ruolo svolto a sufficienza. Con lo scorrere dei fotogrammi la verità, comincia a farsi strada nello spettatore, anche perchè diventa l'unica soluzione possibile del "giallo" proposto, per cui il tentativo del regista di vivacizzare la suspence ad ogni costo, specie dalla messinscena del finto Santon in poi, risulta vano. Bene le scene d'azione, buona la livida fotografia, e naturalmente ampia discutibilità dell'argomento, in verità notevolmente scabroso, anche se Petersen non abusa delle occasioni, certo copiose, fornitegli dal copione." (Segnalazioni cinematografiche, vol. 113, 1992)