Protagonista della storia è la Famiglia B., la cui casa si trova tra gli insediamenti israeliani e i territori arabi. Quando il capofamiglia, Mohamed, si rifiuta di consegnare la casa all'esercito israeliano che vuole espropriarla per ragioni di sicurezza, la famiglia si trova a convivere forzatamente con il manipolo di soldati che ha occupato il piano superiore dell'abitazione....
SCHEDA FILM
Regia: Saverio Costanzo
Attori: Mohammad Bakri - Mohammad B., Lior Miller - Comandante Ofer, Areen Omari - Samiah B., Hend Ayoub - Mariam B., Tomer Russo - Soldato Eial, Sahar Lachmy - Soldato Ariel, Marco Alsaying - Jamal B., Sarah Hamzeh - Nada B., Amir Hasayen - Yousef B., Niv Shafir - Soldato Dan, Karem Emad Hassan Aly - Karem B.
Soggetto: Saverio Costanzo, Alessio Cremonini, Sayed Oashua, Camilla Costanzo
Sceneggiatura: Saverio Costanzo, Camilla Costanzo, Sayed Oashua, Alessio Cremonini
Fotografia: Gigi Martinucci
Musiche: Alter Ego
Montaggio: Francesca Calvelli
Scenografia: Ludovica Amati, Einat Fadida
Costumi: Ludovica Amati, Einat Fadida
Effetti: Fabrizio Pistone, Proxima Srl, Andrea Tubili
Durata: 90
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: ISTITUTO LUCE, OFFSIDE, CYDONIA E RAICINEMA
Distribuzione: ISTITUTO LUCE (2005)
Data uscita: 2005-01-14
NOTE
- AL LOCARNO FILM FESTIVAL 2004 IL REGISTA HA VINTO IL PARDO D'ORO E IL PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA E ALL'INTERPRETE MOHAMMED BAKRI E' STATO ASSEGNATO IL PARDO D'ARGENTO. - NASTRO D'ARGENTO 2005 A SAVERIO COSTANZO COME MIGLIOR REGISTA ITALIANO ESORDIENTE. - DAVID DI DONATELLO 2005 A SAVERIO COSTANZO COME MIGLIOR REGISTA EMERGENTE.
CRITICA
"'Private' è il debutto del 28enne Saverio Costanzo premiato due volte a Locarno (Pardo d'oro e miglior attore, il palestinese Bakri). Come in uno psicodramma guidato, attori israeliani e palestinesi hanno condiviso il set (in Italia, per ragioni di sicurezza) e le scelte creative, spesso riscrivendo dialoghi e situazioni. (...) In questo dissidio, e in quelli che dividono i soldati israeliani, lavora la drammaturgia del film. Con qualche insistenza (l'armadio dove si nasconde la figlia, da cui si vede tutto e si capisce tutto, sa un po' di espediente). E belle intuizioni, su tutte il figlio risucchiato dalla propaganda tv dei kamikaze. Un buon esordio con qualcosa di acerbo (troppi primi piani, riprese sempre convulse) ma sincero e emozionante." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 14 gennaio 2005) "La verità di un film è diversa da quella del Tiggì. Sul video vige la priorità nuda e cruda della cosa vista; sullo schermo è invece necessario mettere in opera talento e fantasia. 'Private' è un film che contrassegna bene la differenza. Il tema è esattamente quello che ci affligge ogni sera assistendo alle riprese provenienti dalle infelici plaghe dove i civili vivono sotto il tallone dei militari, una situazione che scatena reazioni violente; e proprio dalle storie tese dei Territori palestinesi l'esordiente regista Saverio Costanzo ha estratto il suo aneddoto simbolico. Sull'onda di un cinema inaugurato da Rossellini con 'Paisà', Costanzo si impegna a reinventare il vero: evita le suggestioni letterarie, i dialoghi premeditati e i riti canonici della drammaturgia. (...) A Saverio Costanzo, figlio del popolare Maurizio passato attraverso esperienze di cinema indipendente americano, è riuscita la quadratura di un cerchio magico: quello che rinserra nella cornice di un Kammerspiel uno dei più dolorosi problemi del mondo contemporaneo. Senza la pretesa di fare un film psicologico, le connotazioni personali delle forze in campo prendono rilievo nel contesto e ne determinano le sorti; e non si stenta a credere che nelle pause delle riprese, come ha raccontato il regista, il confronto fra israeliani e palestinesi si prolungasse accanito. Nel quadro problematico di un' opera quanto mai aperta, l'ago della bilancia è rappresentato dal protagonista Bakri, stoico e moderato, vera incarnazione del messaggio pacifista del film." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 15 gennaio 2005) "Debutto felice di Saverio Costanzo, che contraddice la politica ufficiale dei soliti noti. Ex documentarista che esplora, senza far moralismi ma unificando tutti nel ruolo di vittime, la quotidiana violenza e la quotidiana umiliazione del conflitto arabo-israeliano con un tocco lucido e rosselliniano. (...) Un film davvero psicanalitico per come attori palestinesi ed ebrei si sono sottoposti a una sorta di training autogeno per rivivere una realtà sempre più difficile." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 gennaio 2005)