Juan decide di trasferirsi insieme alla sua famiglia nelle campagne del Messico. Inizialmente, pur trovandosi in un mondo distante anni luce dal suo, rimarrà affascinato dala nuova realtà ma ben presto dovrà fare i conti con due diversi modi di pensare che non riescono a convivere bene tra di loro...
SCHEDA FILM
Regia: Carlos Reygadas
Attori: Adolfo Jiménez Castro - Juan, Nathalia Acevedo - Natalia, Willebaldo Torres - El Siete, Rut Reygadas - Rut, Eleazar Reygadas - Eleazar
Sceneggiatura: Carlos Reygadas
Fotografia: Alexis Zabé
Montaggio: Natalia López
Scenografia: Nohemí Gonzalez
Durata: 117
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.37)
Produzione: CARLOS REYGADAS E JAIME ROMANDIA PER MANTARRAYA & NODREAM, LE PACTE, ARTE FRANCE CINEMA, FOPROCINE, THE MATCH FACTORY, TOPKAPI FILMS, TICOMAN
Distribuzione: ACADEMY TWO (2013)
Data uscita: 2013-05-16
TRAILER
NOTE
- PREMIO PER LA MIGLIOR REGIA AL 65. FESTIVAL DI CANNES (2012).
CRITICA
"Il film messicano ci porta all'interno di una ricca famiglia che ha scelto di vivere isolata in mezzo alla natura. (...) Come se tutto non fosse già abbastanza ostico, Reygadas intreccia i piani temporali, mostrando il futuro dei ragazzi e il passato della coppia con gratuita libertà, quasi per accendere nello spettatore una serie di liberissime associazioni psichiche dove si mescolano giochini intellettuali (...), astrusità tecniche (...) e improvvisi squarci lirici (...). Ma con un «orgoglio» e una «supponenza» autoriale che escludono di dover dialogare col pubblico e chiedono solo di essere prese o lasciate. lo, personalmente, lascio volentieri."(Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera', 25 maggio 2012)
"Giro del mondo in dieci scene-choc. Cannes in fondo è anche questo: una verifica, in senso clinico e estetico. Ce la fa ancora il cinema a lasciarci senza fiato? E fin dove può spingersi per farlo? Aspettando i premi veri, la nostra cardio-palma dell'anno va al messicano Carlos Reygadas per l'apertura di 'Post tenebras lux'. Una scena di interminabile angoscia (...). Selvaggio, minaccioso, quasi insopportabile. Un incipit davvero promettente. Peccato che Reygadas già autore di 'Battaglia nel cielo', si perda in un gioco insistito di contrasti fra classi alte corrotte dalla ricchezza e classi basse minate dalla miseria, senza ritrovare la forza visionaria dell'inizio."(Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 25 maggio 2012)
"'Post tenebras lux' sarebbe un film perfetto per il mitico Festival di Cannes: di autore quarantenne esotico, cioè messicano (Carlos Reygadas), già esaltato per sue opere festivaliere alquanto toste, una storia quasi del tutto incomprensibile. Invece, stupore, i critici hanno fatto 'buu'." (Natalia Aspesi, 'La Repubblica', 25 maggio 2012)
"Reygadas lavora su una struttura libera, costruendo singoli blocchi narrativi, a volte di significato oscuro, che solo alla fine rivelano la loro ragione di essere. Però l'attenzione è tenuta desta dalla potenza di alcune scene: foreste immense, animali allo stato brado, burrascosi temporali ripresi con furia visionaria in modo da suggerire l'allarmante impressione di un magma incontrollabile, di una violenza esplosiva in agguato; e il sospetto che la verità della natura umana sia quella." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 25 maggio 2012)
"'Post tenebras lux', un tipico esempio di film da festival: pretenzioso, tronfio, che ad ogni immagine, un po' come il Cristian Mungiu di 'Beyond the Hills', dichiara la propria magniloquenza di grande film. (...) Reygadas ama le immagini imponenti, forse anche per il suo passato di artista, ai paesaggi, e ai corpi dei personaggi, immersi in una luce straniata, affida alla narrazione, un tempo sospeso, mai lineare in cui prendono forma i fantasmi ossessivi della sua poetica, senso di colpa e espiazione. In ognuno dei suoi film c'è qualcosa che schiaccia letteralmente i suoi protagonisti, sconfitti nei loro tentativi di liberarsi di un sentimento di oppressione che controlla le loro esistenze. In 'Post tenebras lux' sono, i ricordi della coppia, la loro disperata ricerca di una sessualità con cui riaccendere tra loro una qualsiasi attrazione, un desiderio affondato in una insostenibile freddezza. Reygadas filma per ore compiaciuto della bellezza dei suoi piani i bambini che giocano, i suoi figli, mentre la colpa diviene un diavolo rosso, l'inferno di un universo umano privato di libertà. Metafora fin troppo dichiarata, tanto da divenire insopportabile." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 25 maggio 2012)
"Regista che si merita la Palma d'Oro per i titoli più magniloquenti (...) il messicano Carlos Reygadas è autore di un film dove la non messa a fuoco negli esterni è voluta, perché così «si trasforma la vita». (...) Nel film c'è anche spazio per scene di una partita di rugby fra ragazzi (...) che rimanda al passato sportivo del regista, che fra le altre cose ha anche lavorato all'Onu per poi darsi al cinema una volta letto il saggio di André Bazin, mostro sacro dei cinefili, 'Que'est-ce-que le cinéma'. (...) Interpretato da Adolfo Jiménez e Nathalia Acevedo , 'Post Tenebras Lux' è secondo Reygadas, girato come «come un quadro espressionista», non riproduce le cose, ma cerca di trasmettere le sensazioni. A chi della stampa confessa di non averci capito niente, replica di non preoccuparsi." (Stenio Solinas, 'Il Giornale', 25 maggio 2012)
"Il messicano - coccolatissimo dai festivalieri - accumula natura e vita quotidiana. Senza capo né coda, come Kiarostami ama dire dei suoi film. (...). Bambine, mucche, cani forse randagi, la notte che si avvicina, alberi da tagliare, mogli che non la danno, un bell'inserto a luci rosse che da 'Batalla en el cielo' fa da firma. Sfinente. E ancora non abbiamo capito cosa differenzia al club di scambisti la stanza Hegel dalla stanza Duchamp." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 25 maggio 2012)
"Fate attenzione quando vi spacciano certi film come «d'autore». Di solito, sono una fregatura e presuppongono un certo impegno per capire cosa ci sia di elevato (...). La pellicola in questione è 'Post Tenebras Lux' e l'autore di cui sopra è Carlos Reygadas, uno che di solito manda in estatica adorazione i critici che adorano la sua «vena visionaria». Qui, attraverso le vicende di una famiglia che ha lasciato Città del Messico per andare a vivere in campagna, raccontata senza un ordine preciso e cronologico, si vogliono trasmettere vari messaggi. Le «metafore» rappresentano il contrasto irrecuperabile tra borghesia e proletariato, tra campagna e città, tra Uomo e Natura. Ma anche la perdita d'innocenza dell'uomo che, una volta adulto, non sa resistere a vizi e responsabilità. E per rendere il tutto più «speciale» c'è la messa a fuoco solo nella parte centrale della pellicola, con i bordi volutamente sfocati (ve lo diciamo per impedirvi di andare a prendervela con l'incolpevole cassiera del cinema). Variety ricorda che 'Post Tenebras Lux' significa «la luce dopo le tenebre» ed è tratta dal 'Libro di Giobbe'. Al quale bisogna chiedere quintali della sua proverbiale pazienza per sopportare il peso di questa «cultura d'autore»." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 16 maggio 2013)
"Spiacerà chi non approva l'ermetismo specie al cinema che dovrebbe essere il medium di maggiore comunicazione. E' possibile che il messicano Reygadas si creda un genio. Per noi il suo è solo onanismo." (Giorgio Carbone, 'Libero', 16 maggio 2013)
"Reygadas, esasperato ed esasperante autore messicano amato dai festival ('Japon', 'Battaglia nel cielo'), dotato di un potente espressionismo audiovisivo legato a una visione personale, contemplativa, rivelatrice del rapporto tra personaggio e natura, fotografa l'instabilità, le passioni, le ambiguità degli uomini nel mistero dell'identità dei luoghi. Sceglie pochissime essenziali sezioni di racconto e le dilata in poche lunghe inquadrature in cui il sonoro è uno degli attori, lasciando allo spettatore un'esperienza di continuità formidabile. Non facile." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 17 maggio 2013)