Nel 1871, l'affermato poeta Paul Verlaine invita a Parigi Jean-Arthur Rimbaud, un arrogante adolescente, che da tempo gli invia poesie. Verlaine trova negli scritti di Rimbaud qualcosa di assolutamente unico, geniale. Rimbaud non è un poeta che esprime le sue vibrazioni interiori in modo convenzionale: animato da una esasperata tensione nella ricerca del vero, sfoga questo suo bisogno manifestando senza alcun limite o compromesso la sua filosofia della vita. Verlaine (sposato con Mathilde da cui ha avuto un figlio, psichicamente vulnerato dall'abuso di assenzio e costretto dall'indigenza a vivere con i genitori della moglie) rimane ulteriormente sconvolto dall'incontro con Rimbaud e la proposta dello spregiudicato giovane di condividere arte e "alcova" gli appare come una insperata via per sfuggire alla pesantezza della propria esistenza. Divenuti amanti, quando Jean-Arthur comunica a Paul di voler partire per Londra, questi approfitta dell'occasione e abbandona Mathilde. Ma la vita diventa difficile: il denaro è scarso e Jean-Arthur, convinto che la sua poesia è la cosa più importante, non intendendo rinunciarvi per lavorare, obbliga Paul a mantenere entrambi. Quando una profonda depressione impedisce a Rimbaud di continuare a scrivere, esuberanza e frenesie cedono il posto alla delusione e nel poeta cresce il desiderio di trasferirsi in Africa per vivere al limite della esistenza e spingersi fino ai confini della esperienza umana. In un successivo violento alterco Paul ferisce Jean-Arthur con la pistola: viene arrestato per l'accusa di sodomia lanciatogli dalla moglie e condannato. Rimbaud, trasferitosi inizialmente in Germania, infine realizza il suo sogno: gestire uno scalo commerciale in Africa, Verlaine, tornato in libertà, dopo qualche anno (conducendo una vita squallida con una donna di strada e vendendo le proprie liriche per sopravvivere), viene contattato da Isabelle Rimbaud che gli racconta in dettaglio gli ultimi anni di vita del fratello Jean-Arthur (affetto da un tumure al ginocchio gli era stata amputata una gamba ed egli, tormentato dal dolore ed in preda al delirio, era morto consumato dalla malattia). Lo scopo della visita di Isabelle diventa chiaro: costei sa che Verlaine possiede alcuni dei più controversi e blasfemi manoscritti del fratello e vuole che siano distrutti. Ma Verlaine decide di non eseguire questa richiesta: quelle poesie dissacranti e di enorme potenza emotiva potranno ricordare Jean-Arthur Rimbaud e la rivoluzione da lui introdotta nell'arte poetica.
SCHEDA FILM
Regia: Agnieszka Holland
Attori: Leonardo DiCaprio - Paul Verlaine, David Thewlis - Arthur Rimbaud, Romane Bohringer - Mathilde, Dominique Blanc - Isabelle Rimbaud, Nita Klein - Madre Di Rimbaud, Emmanuelle Oppo - Vitalie, James Thiérrée - Frederic, Denise Chalem - M.Me Maute De Fleurville, Andrzej Seweryn - M.R Maute De Fleurville, Christopher Hampton - Il Giudice, Christopher Chaplin - Charles Cros, Christopher Thompson - Carjat
Soggetto: Christopher Hampton
Sceneggiatura: Christopher Hampton
Fotografia: Yorgos Arvanitis
Musiche: Jan A.P. Kaczmarek
Montaggio: Isabelle Lorente
Scenografia: Dan Weil
Costumi: Pierre-Yves Gayraud
Effetti: Philippe Teissier, Christian Guillon, Guy Vanderplaetsen, Christian Renaud
Durata: 110
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI
Tratto da: TRATTO DALL'OMONIMO LAVORO TEATRALE DI CHRISTOPHER HAMPTON
Produzione: JEAN-PIERRE RAMSAY-LEVI
Distribuzione: LUCKY RED - 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT
NOTE
- REVISIONE MINISTERO AGOSTO 1996.
CRITICA
"Agnieszka Holland racconta il tutto con toni realistici: fa un film da "6 meno meno", infinitamente inferiore al suo soggetto. Azzecca al 75% i due attori: Leonardo Di Caprio ha la strafottenza giusta per Rimbaud, anche se - cosa strana, detta di un giovane divo hollywoodiano, ma vera - non è abbastanza bello per la parte. David Thewlis è molto bravo, disegna un Verlaine piccolo-borghese (e va bene) ma forse un po' troppo tonto. Il problema è nel manico: è nel copione di Christopher Hampton, grande banalizzatore di temi nobili sin dai tempi di 'Relazioni pericolose'. La colpa suddetta, secondo noi, è sua. La colpa di aver rimosso la forte carica politica, ed eversiva, di Verlaine e Rimbaud, di aver scritto una storia senza tempo che dice davvero poco sul dramma, e sull'emozione, di essere poeti. Forse il vero film su Rimbaud non dovrebbe mostrarci mai lo scrittore, dovrebbe seguirne le tracce in Africa e nel mondo: raccontare il mistero, non l'uomo. Ma sarebbe un altro film, sarà per un'altra volta. " (L'Unità, Alberto Crespi, 24/8/96)