Per una vita Rivka era riuscita a tenere nascosta la verità sulle sue origini, ma alla fine degli anni '80, con l'apertura del processo al 'macellaio di Lione' Klaus Barbie (capo della Gestapo estradato dalla Bolivia e accusato di crimini contro l'umanità, essendo uno dei responsabili dell'Olocausto durante la II Guerra Mondiale) vecchie ferite si sono riaperte e in suo figlio Victor è nato il desiderio di sapere la verità, nonostante le reticenze della madre. Dopo anni di ricerche e collezione di documenti, il quarantenne Victor è finalmente riuscito a ricostruire la storia della sua famiglia e dei drammatici avvenimenti relativi alla deportazione dei suoi nonni, ebrei di origine russa.
SCHEDA FILM
Regia: Amos Gitaï
Attori: Jeanne Moreau - Rivka, Hippolyte Girardot - Victor, Dominique Blanc - Tania, Emmanuelle Devos - Françoise, Daniel Duval - Nonno, Denise Aron-Schropfer - Nonna, Samuel Cohen - Louis, Mouna Soualem - Esther
Soggetto: Jérôme Clément - romanzo
Sceneggiatura: Dan Franck, Marie-José Sanselme - adattamento, Amos Gitaï - adattamento
Fotografia: Caroline Champetier
Musiche: Louis Sclavis
Montaggio: Isabelle Ingold
Scenografia: Emmanuel de Chauvigny
Costumi: Moïra Douguet
Altri titoli:
Plus tard
Later
Durata: 89
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: HD
Tratto da: romanzo omonimo di Jérôme Clément
Produzione: IMAGE ET COMPAGNIE, NDR
NOTE
- PRESENTATO AL 58MO FESTIVAL DI BERLINO (2008) NELLA SEZIONE 'BERLINALE SPECIAL'.
CRITICA
"Al Festival di Berlino, la Moreau non ha sgridato nessuno. È stata tutta dolce, signorile, anche se la raucedine l'accompagnava come sempre. La vecchia tigre che, per tempra, incuteva rispetto perfino alla Bardot, presentava infatti fuori concorso il suo ultimo film, 'Plus tard tu comprendras' ('Dopo Capirai'), di Amos Gitai, temutissimo regista da festival: nel senso che attira gli ingenui con film di un'ora e venti, come questo, pesanti come se durassero due ore e quaranta." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 12 febbraio 2008)
"'Un giorno capirai', sequenze morbide e commoventi, il flash di ricordi mai avuti dell'uomo mentre visita il vecchio albergo oggi abbandonato nel quale si erano rifugiati i nonni. Momenti di una serenità impossibile: i conigli nella gabbia, il pane fresco tagliato, quel valzer che è quasi fuga, o l'ultimo gesto prima della rassegnazione, l'arrivo dei nazisti. E ancora la macchina che segue l'aura di Jeanne Moreau, quel suo muoversi distratto e sofferente, i segreti di una madre che non vuole dare preoccupazioni, la lingua russa prima di arrivare in Francia, quella ricchezza che il presente non ha saputo trovare." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 13 febbraio 2008)