Renato, un ladruncolo, riesce ad appropriarsi del borsellino di Maria, contenente diecimila lire. La ragazza, che con quei soldi doveva pagare la pigione, è disperata e la sua triste condizione commuove Renato. Tra i due si stabilisce una reciproca simpatia, così, roso dal rimorso, Renato decide restituire il mal tolto. Per procurarsi il denaro, entra dalla finestra nella stanza dove il piccolo Sandro, che lo scambia per un angelo, è in castigo. Renato riesce a rubare un vassoio d'argento che vende per diecimila lire, ma mentre cerca di farle avere a Maria ne viene egli stesso derubato. Dopo altre avventure si fidanza con Maria e si mette a lavorare onestamente. Mentre lavora in un cantiere edile, le guardie vengono ad arrestarlo per il furto del vassoio. Portato nella casa dove è stato commesso il furto, il piccolo Sandro insiste sul fatto che Renato è un angelo. Invitato a ripetere il volo, Renato si decide infine a saltare e vola al di là del muro, dove l'attendono Maria e l'ex compagno Carlone. Quest'ultimo offre diecimila lire, come dono di nozze ai fidanzati, che s'allontanano saltellando ... come se volassero.
SCHEDA FILM
Regia: Leonardo De Mitri
Attori: Renato Rascel - Renato, Cécile Aubry - Maria, Pietro Carloni - Il Ricco Signore, Memmo Carotenuto - Il Ladro, Sandro Pistolini - Il Piccolo Sandro, Dante Bisio, Nino Nini, Renato Lupi, Veronique Vassani, Annie Rondier, Silvana Stefanini, Guy Morat, Attilio Martella
Soggetto: Cesare Zavattini
Sceneggiatura: Cesare Zavattini, Marcel Druon, Renato Rascel, Vittorio Veltroni, Damiano Damiani, Cesare Rivelli, Virgilio Tosi, Leonardo De Mitri
Fotografia: Václav Vích
Musiche: Gino Filippini
Montaggio: Maria Rosada
Scenografia: Alfredo Montori
Altri titoli:
TOMBE' DU CIEL
Colore: B/N
Genere: ROMANTICO
Produzione: RECORD FILM - VARIETY FILM (ROMA) - SIGMA VOG (PARIGI)
Distribuzione: VARIETY FILM
CRITICA
"Un soggetto di questo genere avrebbe richiesto una fantasia aerea e svagata che lo traducesse in chiave di favola librata veramente a volo d'angelo. E invece è stato realizzato secondo una dimessa e trita chiave pseudorealistica, in termini di spicciolo bozzettismo, prescindendo da ogni lievito poetico e indulgendo alla più risaputa convenzione rivistaiola del protagonista". (G. C. Castello, "Cinema",n. 105, 15 marzo 1953).