Piazza Vittorio è la più estesa piazza romana. Si contraddistingue, la piazza ed i quartieri adiacenti dell'Esquilino, per la varietà multietnica dei propri abitanti. Troviamo infatti un insieme di etnie vicine e lontane: romani, asiatici, nordafricani, indiani che rendono la piazza ed il quartiere vivace ma allo stesso tempo di difficile gestione. Proprio per la sua natura unica e variopinta è la residenza di molti artisti e personalità legate anche al mondo del cinema. Uno di questi è il maestro Abel Ferrara, che ha deciso di raccontare questo mondo con la sua visione indipendente e poetica da lui espressa. Ne viene fuori una giornata surreale e neorealista con interviste a clandestini, immigrati, clochard, artisti, proprietari di attività commerciali e politici che danno la loro personale testimonianza. Non è solo il racconto di una piazza ma il racconto di un'Italia che cambia e che cerca a tutti i costi la strada dell'integrazione.
SCHEDA FILM
Regia: Abel Ferrara
Attori: Willem Dafoe, Matteo Garrone, Abel Ferrara
Fotografia: Tommaso Borgstrom
Montaggio: Fabio Nunziata
Durata: 82
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: DCP
Produzione: ANDREA DE LIBERATO PER ENJOY MOVIES SRL
Distribuzione: MARIPOSA CINEMATOGRAFICA
Data uscita: 2018-09-20
TRAILER
NOTE
AIUTO REGIA: JACOPO LOFARO E SERGIO SOZZO.
- FUORI CONCORSO ALLA 74. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2017).
CRITICA
"E' chiaro che Piazza Vittorio è un set (...) ricostruito nella percezione di Ferrara senza pretese di un oggettività che sarebbe impossibile (e pure poco interessante). Lo dichiarano la sua presenza nelle inquadrature, i «making of» in cui contratta con le persone il prezzo per l'intervista, che sono anche gli spunti migliori del film. È però il disegno complessivo che si rivela fragile, e da un regista come è lui ci aspetterebbe altro che un diario aneddotico, quasi casuale, in cui che infila come perline le ovvietà sul posto." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 10 settembre 2017)
"Un documentario rapsodico, altalenante, disordinato come lo sono i film di Abel Ferrara: e non è detto che sia un difetto. (...) Quella di Ferrara, regista anarchico, autore anche di un film su Pasolini, non è una critica sociale, né un'inchiesta; è uno sguardo un po' pittoresco, un po' romantico su un quartiere decadente, in cui l'architettura umbertina, rigorosa, impettita si mescola con quel tramonto perpetuo che sembrano vivere alcuni dei suoi abitanti." (Giovanni Bogani, 'Nazione-Carlino-Giorno', 9 settembre 2017)
"Ferrara non dà giudizi (sente i militanti di CasaPound, che ha sede dentro un palazzo di Piazza Vittorio, così come sente Matteo Garrone, che qui abita). Scova i limiti (le innegabili tensioni) e i pregi (gli innegabili stimoli) del multiculturalismo. Lo fa con spontaneità, realismo e onestà. Promosso, Maestro." (Luigi Mascheroni, 'Il Giornale', 9 settembre 2017)
"In mezzo a commercianti cinesi, cantastorie ghanesi, macellai italoegiziani e la quasi star Willem Dafoe c'è un altro migrante che si aggira per Piazza Vittorio Emanuele II. Si chiama Abel Ferrara, è un americano di 67 anni, fa il regista da una vita e ha così bisogno di portare a casa questo documentario che quando qualcuno lo manda a quel paese, lui alza le mani, si fa una risata e passa al prossimo. L'ironia di chi rispetta la vita di strada è il tema principale dell'ultima opera dall'ex ragazzaccio del cinema americano ('King of New York', 'Il cattivo tenente' e 'Fratelli' i suoi titoli di culto) dedicata al luogo, da sempre, più multiculturale della capitale anche se dal 2008 c'è pure Casa Pound (tranquilli ma terrorizzati che il "popolo italiano", presto, non esisterà più). Belle le parole del collega Matteo Garrone, romanissimo, che si trasferì da quelle parti nel 1999 perché voleva «andare all'estero»." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 20 settembre 2018)