Per uno solo dei miei due occhi

Nekam Achat Mishtey Eynay

FRANCIA 2005
La crisi tra Israele e Palestina vista attraverso gli occhi dei palestinesi costretti a subire ogni giorno controlli e ispezioni da parte dell'esercito israeliano: contadini che non possono andare a coltivare i campi, studenti in fila per ore a causa delle perquisizioni ai check-point, anziani che non possono rientrare nelle loro case. Come i giovani israeliani credono nel mito di Sansone, secondo cui era meglio la morte piuttosto che la dominazione, anche i giovani palestinesi combattono, attraverso l'Intifada, contro l'occupazione dell'esercito israeliano. Nonostante tutto, il regista Avi Mograbi crede ancora in un dialogo per la pace...
SCHEDA FILM

Regia: Avi Mograbi

Attori: Shredi Jabarin - Amico palestinese

Sceneggiatura: Avi Mograbi

Fotografia: Philippe Bellaiche, Yoav Gurfinkel, Avi Mograbi, Itzik Portal

Montaggio: Ewa Lenkiewicz, Avi Mograbi

Altri titoli:

Pour un seul de mes deux yeux

Avenge but One of My Two Eyes

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: 35 MM - VIDEO

Produzione: LES FILMS D'ICI, CNC, ISRAEL FILM COUNCIL, NEW ISRAELI FOUNDATION FOR CINEMA AND TELEVISION, NOGA COMMUNICATION - CHANNEL 8, THE MINISTRY OF SCIENCE, CULTURE & SPORT

Distribuzione: FANDANGO

Data uscita: 2008-03-28

TRAILER
NOTE
- PRESENTATO FUORI CONCORSO AL 58MO FESTIVAL DI CANNES (2005).
CRITICA
"Avi Mograbi, in prima persona come un Michael Moore più triste e un po' meno egocentrico, nel documentario
'Per uno solo dei miei occhi', girato prevalentemente con DVCAM, parte da questi due miti fondanti di Israele, per rovesciarli e confrontarli con quelli palestinesi attuali (...) Avi, spinto dall'emozione e dall'indignazione, fa durare il documentario una ventina di minuti in più, forse necessari soprattutto a lui per capire come la più grande democrazia del Medio Oriente possa fare tutto questo. Il dramma di due popoli, pedine di due imperialismi, di un conflitto di civiltà che sta distruggendo loro e il mondo." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 28
marzo 2008)