La sconvolgente avventura di una bambina di cinque anni che lotta per la sopravvivenza durante l'improvviso affermarsi del terribile regime dei Khmer Rossi in Cambogia.
SCHEDA FILM
Regia: Angelina Jolie
Attori: Sareum Srey Moch - Loung, Phoeung Kompheak - Pa, Sveng Socheata - Ma, Tharoth Sam - Capo Khmer Rossi
Soggetto: Loung Ung - libro
Sceneggiatura: Angelina Jolie, Loung Ung
Fotografia: Anthony Dod Mantle
Musiche: Marco Beltrami
Montaggio: Patricia Rommel, Xavier Box
Scenografia: Tom Brown (II)
Arredamento: Kelly Berry, Judy Farr
Costumi: Ellen Mirojnick
Effetti: Chris Bailey, Dan Bethell, Iloura, Lola Visual Effects
Durata: 136
Colore: C
Genere: BIOGRAFICO DRAMMATICO
Specifiche tecniche: HD
Tratto da: libro "Il lungo nastro rosso" di Loung Ung (ed. Piemme)
Produzione: ANGELINA JOLIE, RITHY PANH PER NETFLIX
Distribuzione: NETFLIX
NOTE
- CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2018 COME MIGLIOR FILM IN LINGUA STRANIERA.
CRITICA
"'Per primo hanno ucciso mio padre' conferma l'impegno di Angelina Jolie nella scelta dei soggetti dei suoi film. Dopo la Bosnia della 'Terra del sangue e del miele' e la prigionia dei soldati americani in 'Unbroken', l'attrice, da regista propone uno scenario poco frequentato dal cinema di fiction (a parte, più di trent'anni fa, 'Urla del silenzio'): la Cambogia al tempo delle stragi dei Khmer rossi. (...) A partire dal libro di memorie di Loung, adattato assieme all'autrice, Jolie mette in scena una dolente storia famigliare sullo sfondo del genocidio, interpretata da un cast cambogiano. Alterna primi piani con riprese aeree a larga scala, osservando gli eventi attraverso lo sguardo sempre più atterrito della bambina. La sua partecipazione umana non è in discussione, tuttavia il film produce un effetto imprevisto, dovuto a scelte di linguaggio non sempre efficaci (le scene prolungate e ripetitive): una certa difficoltà a identificarsi con i personaggi e a provare empatia per le loro disgrazie." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 21 settembre 2017)
"Angelina Jolie, davvero brava come regista, racconta l'atroce genocidio comunista che portò alla morte di quasi due milioni di cambogiani in soli quattro anni. Di solito, i film andrebbero guardati in silenzio (...), ma questo vi toglierà il respiro, vi farà partecipare al dolore e al terrore di quella povera gente, vi immergerà in un delirio ideologico, lasciandovi senza parole. Una pellicola che andrebbe proiettata nelle scuole, per dimostrare come le dittature siano tutte ugualmente atroci, indipendentemente dal colore politico che le scateni." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 21 settembre 2017)