PECCATO CHE SIA FEMMINA

GAZON MAUDIT

FRANCIA 1995
Il galante Laurent dirige un'agenzia immobiliare, insieme al socio Antoine, sa di amare molto sia la moglie Loli, sia i due bambini. Il presunto equilibrio familiare entra in crisi quando una sconosciuta quarantenne, Marijo, per un guasto si ferma nei pressi della casa di Loli. Le due donne simpatizzano: la sconosciuta resta a mangiare e finisce con l'installarsi in casa. D'istinto il marito diffida di Marijo, ma lavoro e avventure lo impegnano e l'ospite prolunga il soggiorno, mentre lui detesta la presenza e le maniere della donna, che sembra essersi impossessata dei sensi e dei sentimenti di Loli. Per Laurent l'intimità stabilitasi fra la moglie e Marijo è diventata un legame anomalo. Loli non giustifica tanta acrimonia ma, quando Antoine confessa che Laurent ha avuto molte relazioni con altre donne, la sua dignità reagisce istericamente tra improperi e lacrime. Laurent si sente irriso e perduto. Imponendo a Marijo di andarsene, ecco che lei gli chiede in cambio di possederla. Pur di allontanarla e riconquistare la pace recuperando sua moglie ed un ménage normale Laurent accetta. Nove mesi dopo nasce una vispa femminuccia.
SCHEDA FILM

Regia: Josiane Balasko

Attori: Victoria Abril - Loli, Josiane Balasko - Marijo, Alain Chabat - Laurent, Jicki Holgado - Antoine, Catherine Hiegel - Dany, Michele Bernier - Solange, Telsche Boorman - Dorothy, Véronique Barrault - Vero, Maureen Diot - Cristelle, Katrine Boorman - Emily, Catherine Lachens - Sopha, Sylvie Audcoeur - Ingrid, Miguel Bosé - Diego, Catherine Samie - Prostituta

Soggetto: Josiane Balasko

Sceneggiatura: Telsche Boorman, Josiane Balasko

Fotografia: Gérard de Battista

Musiche: Manuel Malou

Montaggio: Claudine Merlin

Scenografia: Carlos Conti

Costumi: Fabienne Katany

Effetti: Jacques Gastineau

Durata: 105

Colore: C

Genere: GROTTESCO

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Produzione: RENN PRODUCTIONS, TF1 FILMS PRODUCTIONS, LES FILMS FLAM

Distribuzione: CECCHI GORI DISTRIBUZIONE - CECCHI GORI HOME VIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1995
CRITICA
"Attrice di cinema teatro e cabaret, sceneggiatrice e regista Josiane Balasko confessa che una delle grandi rivelazioni cinematografiche della sua vita è stata la scoperta dei film di Dino Risi ed Ettore Scola, dove la commedia si alterna al dramma. Sognava di pervenire a coniugare le due cose e con il suo quarto film 'Peccato che sia femmina', ci è riuscita ottenendo il consenso del pubblico e dei critici più elitari: 'Sposa cinema popolare e sguardo d'autore', hanno scritto i 'Cahiers du Cinéma', dedicandole un'ampia intervista." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 15 Ottobre 1995)

"I protagonisti sono all'altezza della scandalosa ironia, anche sottile, senza sbagliare una mossa del complesso match sessuale che, sembra di vederlo, avrà di sicuro un remake americano. La Balasko con dolcissimo sorriso infilza il personaggio d'idraulica e disc jockey dei classici folcloristi lesbici, con un impeto d'intelligenza; Victoria Abril, factory Almodóvar, è splendida, spudorata, istericamente sensuale e si fa doppiamente circuire, con un lampo di sfida nel volto; Alain Chabat fantasticamente patetico come latin lover maschilista complessato da secoli di ingiustizie affettive perpetrate ai danni del gentil sesso (etero crudele, nasconde i preservativi nella camera dei bimbi). E da mangiarselo è Ticky Holado, l'amico del cuore, padre e marito mancato travolto controllore dello scambio di coppie." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della sera',17 Ottobre 1995)

"Un gioco e uno scherzo fino in fondo, perciò, ovviamente molto facili, ma con un loro decoro, sia narrativo sia linguistico, e, almeno con un merito, quello di tenersi dal principio alla fine sul filo del rasoio concedendo pochissimo all'equivoco e al volgare. La moglie è Victoria Abril, con la sua abituale sensualità spagnola, il marito è Alain Chabat, un attore comico molto apprezzato in Francia in Tv, l'intrusa è, appunto, Josiane Balasko, con i tratti forti (e volutamente accentuati) della virago. Il giovane gay del finale è Miguel Bosé che stavolta non canta." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 18 Ottobre 1995)