PAZZI A BEVERLY HILLS

L.A. STORY

USA 1991
Harris k., ha una ragazza con la quale condivide poche cose ed un lavoro di cui si vergogna. Un giorno, mentre sta lavorando al suo computer, appare sul video un misterioso messaggio dove si legge che qualcosa cambierà la sua vita e che il tempo atmosferico sarà la causa scatenante di questa mutazione. Tutto vero: lasciato dalla ragazza e licenziato per il poco impegno, il giovane entra nelle grazie di una riservata ed eccentrica giornalista di London Times.
SCHEDA FILM

Regia: Mick Jackson

Attori: Steve Martin - Harris, Victoria Tennant - Sara, Richard E. Grant - Roland, Marilu Henner - Trudi, Sarah Jessica Parker - Sandee, Andrew Amador - Il Giornalista, Frances Fisher - June, Gail Grate - La Giornalista, Sam McMurray - Morris Frost, Iman - Cynthia, Kevin Pollak - Frank Swan, Susan Forristal - Ariel

Soggetto: Steve Martin

Fotografia: Andrew Dunn

Musiche: Peter Rodgers Melnick

Montaggio: Richard A. Harris

Scenografia: Lawrence Miller

Durata: 105

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: CAROLCO

Distribuzione: PENTA FILM - PENTAVIDEO, MEDUSA VIDEO

CRITICA
I ritmi sono quasi soltanto quelli della farsa e in qualche momento anche della pochade, ma nonostante, in qualche risvolto, la comicità da furba si faccia grossa e si tentino effetti troppo facili, il divertimento non solo epidermico ma di testa, si fa avanti lo stesso e il rischio abbonda. (Gian Luigi Rondi, Il Tempo) Diretto dell'inglese Mick Jackson, il film compensa il sovraffollarsi dei motivi, e la dispersività che ne consegue, con un brio ininterrotto il quale impasta furbescamente la simpatia e il dispetto nutriti da Steve Martin verso la sua città natale, i suoi tic e i suoi balocchi. (Giovanni Grazzini, Il Messaggero) Inedito, gustoso, ironico, a volte sarcastico, a tratti surreale, con punte impensabili di lirismo in bilico fra Shakespeare e Woody Allen, questo è "Pazzi a Beverly Hills". (Gabriella Giannice, Il Giornale) Il film è una commedia piuttosto originale. Va citato il regista Mick Jackson: che forse proprio in quanto inglese è riuscito ad osservare i vizi californiani con uno sguardo genuino. (Paolo D'Agostini, La Repubblica)