Paraíso

3/5
Il documentarista peruviano Hector Galvez dirige un teen movie impastato di sangue e lacrime. Senza retorica, in Orizzonti

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PERU' 2008
Joaquín, Antuanet, Lalo, Mario e Sara sono amici da sempre perché abitano tutti a Paraíso, nella periferia estrema e desolata di Lima. Trascorrono le giornate per la strada e non viene concessa loro alcuna opportunità per il futuro. Uno dei loro amici, "Che Loco" è stato ucciso appena un mese prima in uno scontro con una banda rivale e i cinque amici attraversano le strade del loro quartiere per andare a lasciare un'offerta in sua memoria. E' proprio nella grotta che i ragazzi capiscono che è l'ambiente in cui vivono ad uccidere lentamente ma in maniera inesorabile i loro sogni e le speranze per il futuro. Hanno solo un'arma: iniziare a pensare veramente che nella vita niente dovrebbe essere scontato e mettersi alla ricerca di un sogno a cui appigliarsi per scappare dalla realtà...
SCHEDA FILM

Regia: Héctor Gálvez

Attori: Joaquín Ventura - Joaquín, Yiliana Chong - Antuanet, José Luís García (II) - Mario, Gabriela Tello - Sara, William Gómez - Lalo

Soggetto: Héctor Gálvez

Sceneggiatura: Héctor Gálvez

Fotografia: Mario Bassino

Musiche: Lalo Williams

Montaggio: Eric Williams (II)

Scenografia: Iván Lozano

Arredamento: Karla Lorenzetti

Costumi: Jimena Quispe

Altri titoli:

Jardines del paraíso

Durata: 87

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: CHULLACHAKI CINE, NEUE CAMEO FILM, OASIS P.C. S.L., AUTENTIKA FILMS, ULYSSES FILMS

NOTE
- IN CONCORSO ALLA 66. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2009) NELLA SEZIONE 'ORIZZONTI'.
CRITICA
"'Paraiso' è uno dei titoli migliori di Orizzonti, esordio di Hector Galvez, peruviano, che ha girato in lingua quechua, la lingua degli indios. Anche se a parte il paesaggio dei suburbi di Lima, il film di Galvez è molto diverso da quello di Claudia Llosa, 'La Teta Asustada', anch'esso in lingua quechua, Orso d'oro a Berlino. Il mondo lì di superstizioni tradizionali, abbastanza esotizzato, qui lascia il posto a una realtà «ordinaria» anche se speciale come ovunque nel mondo può essere il passaggio nell'adolescenza. È qui che la memoria prende forma, diventa trama di una Storia tramandata da canzoni che parlano di Ayacucho, il cuore di Sendero Luminoso perciò devastata dai militari o scatenano la follia di chi lo ha subito in prima persona. Il punto di vista è quello dei ragazzi, delle loro sofferenze e del desiderio che hanno di resistere. Una scommessa forte come questo film." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 09 settembre 2009)